Istat, disagio economico per un italiano su quattro
22/05/2013
Quindici milioni di italiani, una persona su quattro, soffrono un disagio economico. E' questa la fotografia scattata dall'Istat nel rapporto annuale 2013, dal quale emerge che l'anno scorso il potere d'acquisto delle famiglie è crollato del 4,8%: una caduta di intensità eccezionale che fa seguito a un quadriennio caratterizzato da un continuo declino con un -1,4% nel 2008, -2,5% nel 2009, -0,5% nel 2010 e -0,6% nel 2011.
A questo andamento hanno contribuito soprattutto la forte riduzione del reddito da attività imprenditoriale e l'inasprimento del prelievo fiscale (arrivato al 44%). Così il numero di persone che vivono in famiglie disagiate nel 2012 è salito a 14,92 milioni, pari al 24,8%, rispetto al 16% del 2010. Con il proseguire della crisi aumentano le persone in sofferenza economica, incapaci di sostenere spese impreviste di circa 800 euro o di permettersi una settimana di ferie all'anno lontano da casa.
E aumenta sempre di più il numero di individui che non riescono a far fronte agli arretrati per il mutuo, all'affitto, alle bollette o agli altri debiti come gli acquisti a rate, oppure ancora incapaci di permettersi un pasto adeguato ogni due giorni con proteine della carne o del pesce, di riscaldare adeguatamente la casa, di avere una lavatrice, un televisore, un telefono, un'automobile.
Parallelamente è diminuita la propensione al risparmio, che si attesta ormai su livelli sensibilmente inferiori rispetto a quella delle famiglie tedesche e francesi, più vicina alla propensione al risparmio del Regno Unito, tradizionalmente la più bassa d'Europa. Per far fronte al calo del reddito disponibile, le famiglie hanno inoltre ridotto dell'1,6% la spesa corrente per consumi, pari a una flessione del 4,3% dei volumi acquistati, la più forte dall'inizio degli anni Novanta.
Per quanto riguarda il mercato del lavoro, sono quasi 3 milioni i disoccupati in Italia e cercano lavoro in media da 21 mesi, ma il tempo necessario sale a 30 mesi per le persone in cerca di prima occupazione. Un disoccupato su due lo è almeno da un anno e più della metà dei nuovi senza lavoro nel 2012 ha tra i 30 e i 49 anni. Il tasso di disoccupazione dei giovani tra i 15 e i 29 anni è invece aumentato dal 20,5% del 2011 al 25,2% del 2012, con un rialzo del 10% dal 2008.
Sempre negli ultimi 4 anni si è osservato un allungamento della durata dei periodi di cassa integrazione e un aumento della probabilità di transitare verso la disoccupazione. Nel 2012 è aumentato il ricorso alla cassa integrazione guadagni ordinaria, straordinaria, in deroga da parte delle imprese, dopo la riduzione registrata nel biennio 2010-2011.
I passaggi dalla cig alla disoccupazione hanno interessato nel 2011-2012 per più dell'80% la fascia dei 30-49enni, quelli verso l'inattività per oltre la metà dei casi gli ultra 49enni. La quota dei già cassaintegrati che permangono in questa condizione è aumentata dal 25,9% del 2009-2010 al 33,3% del 2011-2012 mentre cresce anche la quota di quelli che transitano verso la disoccupazione o l'inattività (rispettivamente dal 4% al 14,3% e dal 12,9% al 17,8%).
Non va meglio alle imprese, per le quali le condizioni di accesso al credito rimangono uno dei fattori di criticità. La percentuale netta di aziende che avvertono un inasprimento delle condizioni di finanziamento bancario risulta pari al 26% a marzo 2013, a livelli comparabili con quelli registrati nella prima metà del 2009.
Nonostante gli effetti della crisi, gli italiani hanno un atteggiamento positivo verso il futuro: il 24,6% degli italiani pensa che la propria situazione personale migliorerà nei prossimi cinque anni. E nel 2012 i cittadini hanno continuato a tracciare un bilancio prevalentemente positivo anche della propria qualità della vita, con un punteggio medio di 6,8.
Rispetto agli anni precedenti, tuttavia, l'incertezza della situazione economica e sociale si riflette sulla soddisfazione espressa per la vita in generale. Diminuisce la quota di persone dai 14 anni in su che dichiara alti livelli di soddisfazione (associati a un punteggio tra 8 e 10), passata in un solo anno dal 45,8% al 35,2%.
Fonte:
Milano Finanza