Iran, nuova requisitoria anti-Israele
09/01/2009
Dal presidente iraniano Ahmadinejad nuova violenta requisitoria
«I Paesi islamici che lo riconoscono dovranno affrontare l’intera comunità islamica», ha detto ai miliziani khomeinisti
TEHERAN – «Qualsiasi Paese islamico che riconosce Israele, commette un crimine imperdonabile e dovrà affrontare l’intera comunità islamica». Il presidente iraniano, Mahmud Ahmadinejad, parlando davanti a un migliaio di studenti delle milizie dei volontari islamici khomeinisti (basiji), ha ribadito la posizione già espressa nei giorni scorsi quando aveva detto che «Israele dev’essere cancellata dalle carte geografiche», suscitando aspre proteste in mezzo mondo, una condanna del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e la richiesta di Israele di espellere l’Iran dall’Onu.
Il presidente iraniano Ahmadinejad (Ansa)
«LO DICIAMO DA 27 ANNI» – Ahmadinejad, citato dall’agenzia ufficiale iraniana Irna, ha ripetuto che «nessuno nel mondo islamico ha il diritto di riconoscere questo falso regime, che cerca di ingannare i Paesi arabi con il ritiro dalla Striscia di Gaza per ottenere il loro riconoscimento». «Morte a Israele», gli hanno risposto i basiji. Il presidente iraniano ha aggiunto di non avere detto nulla di nuovo, ma di avere semplicemente ripetuto posizioni già manifestate dall’ayatollah Khomeini, già 27 anni fa, e dall’attuale guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei. La frase sulla cancellazione di Israele è una citazione di Khomeini e in pratica uno slogan ufficiale in Iran, ma nessun alto dirigente iraniano da anni aveva osato ripeterla.
«NON FERMEREMO LA DELL’CONVERSIONE URANIO» – Il capo dello Stato iraniano ha poi ripetuto che l’Iran continuerà l’attività di conversione dell’uranio riavviata lo scorso agosto in un impianto a Isfahan, e ha accusato i Paesi occidentali di volere «impedire alla Repubblica islamica di dotarsi di un ciclo per la produzione di combustibile». «Gli occidentali non possono portare via quello che la nazione iraniana ha ottenuto con i suoi sforzi».
Fonte:
Corriere della Sera
30/10/2005