«Investire all’estero fa bene all’Italia»

09/01/2009

Con il capo dello Stato i ministri Fini, Marzano, Moratti e Urbani. E 500 tra imprenditori, banchieri, manager

Il presidente della Repubblica Ciampi in India: si aiuta lo sviluppo interno e si crea occupazione

DAL NOSTRO INVIATO
NEW DELHI – Ciampi scorre l’elenco di imprenditori, banchieri e manager del commercio giunti con lui nella capitale dell’India, 500 persone, e si concede un sorriso. Sì, l’Italia «sta lavorando per conoscere e farsi conoscere» dal gigante asiatico proprio secondo «l’assetto plurale» che lui preferisce. Ossia: «coinvolgendo insieme, in un approccio sistemico, istituzioni, governo, forze economiche e sociali». Obiettivo dichiarato della missione: imprimere «un salto di qualità al dialogo tra i due Paesi» e affiancare la veloce rincorsa di una così «grande democrazia nell’atlante geopolitico».

COMPETITIVITA’ – Oltretutto, spiega Ciampi, «entrare in mercati come quello indiano può essere una spinta enorme al miglioramento per la ripresa della crescita nel nostro Paese e quindi nella nostra competitività». E, per tranquillizzare quanti guardano con inquietudine a simili sfide (è successo ancora due mesi fa con l’analogo viaggio politico e d’affari nell’altra superpotenza di questa parte del mondo, la Cina), aggiunge che «investire all’estero fa bene». Perché «può aiutare il nostro sviluppo interno e creare anche occupazione».
A meno di 24 ore dall’arrivo a New Delhi – il tempo di assorbire il jet-lag e di adattarsi a una primavera troppo calda – il presidente della Repubblica illustra ai giornalisti scopi e ricadute di una visita di Stato, tesa a rinsaldare rapporti e a stringere accordi politici, economici, scientifici e culturali. Il suo ragionamento di fondo è che all’Italia in affanno di oggi sarebbe sufficiente conquistare spazio nella nicchia dei ceti a reddito medio di due potenze come India o Cina (una nicchia valutabile in almeno 250 milioni di consumatori su oltre due miliardi e mezzo di persone, dice, tenendosi a un calcolo prudente) per darsi una «notevole spinta».

SLOGAN – Per intercettare le nuove opportunità di questo sub-continente in spettacolare crescita nonostante antiche contraddizioni e che «tenta dunque di coniugare uno sviluppo dell’8 per cento annuo a una più saggia equità sociale», Ciampi è accompagnato anche da una folta rappresentanza del governo: dai ministri Marzano, Urbani, Moratti, al ministro degli Esteri Fini, atteso per stamani insieme al presidente della Confindustria, Luca di Montezemolo. Una delegazione «coordinata appunto sui diversi fronti della scommessa sulla quale il nostro Paese ha deciso di misurarsi qui», e che il capo dello Stato riassume con uno slogan: «Più Italia in India, più India in Italia».
Slogan che – puntualizza – andrebbe comunque declinato «all’insegna della complementarietà», ciò che implica un «discorso sul lungo periodo tra le nostre nazioni». E il seme dovrà essere un rapporto bilaterale da incardinare su un dialogo politico più intenso di quanto non sia stato finora, in cui si riconosca all’India «il ruolo essenziale che merita in questa fase di transizione delle relazioni internazionali», e all’Italia la fiduciosa coerenza a «un ordine multilaterale fondato su valori e obiettivi comuni».
Questa la premessa dei colloqui a vari livelli che cominceranno oggi e che punteranno ad aumentare interscambio e investimenti reciproci, con partecipazione di banche, grandi gruppi e piccole aziende. Spiega il presidente: «New Delhi si sta aprendo gradualmente e le chance di intervenire alla sua crescita spaziano dalle infrastrutture all’industria agroalimentare, dal petrolio alla finanza, dal turismo alle iniziative in campo tecnologico, scientifico e culturale». Ha in mente gli accordi per il restauro delle grotte di Ajanta ed Ellora, tra i più importanti siti archeologici del Paese. Ma pensa anche a certi protocolli per promuovere ricerca congiunta tra università ed enti scientifici, in linea con una tradizione di rapporti che negli anni scorsi ha formato a Trieste qualcosa come 6.000 ricercatori.

GOVERNO – Questo tipo di sinergia che Ciampi raccomanda oggi per il «caso indiano» è identica a quella che chiede sempre per rianimare l’economia nazionale, a partire dalla competitività. Ed è una questione che, curiosamente, il ministro Marzano ha appena posto con forza, mettendo in mora il governo cui appartiene. Insomma, chiediamo al presidente: non c’è il rischio di procedere in ordine sparso, su un terreno così delicato?
La replica glissa le polemiche: «Io sono sempre per un approccio sistemico e integrato in una pluralità di aspetti che dovrebbero poi entrare tutti insieme nel grande fiume della politica. Quando incito a procedere uniti non lo faccio cedendo a una scorciatoia retorica, ma perché credo davvero che imprese, forze sociali, sindacati e istituzioni debbano collaborare e perseguire un unico obiettivo. Questa è la condizione per vincere».

Marzio Breda
Corriere della Sera
14/2/2005