Intervista a Raffaele Trombetta, ambasciatore d’Italia in Brasile
27/07/2015
Qual è la percezione dell'Italia e dei prodotti italiani nel Paese in cui operate?
In Brasile l'Italia è vista ancora come un Paese di riferimento, in grado di innovare e di re-inventarsi. Per i brasiliani i prodotti italiani sono sinonimo di valore aggiunto in termini di qualità. Non è solo il classico ad andare di moda. Insieme al sincero stupore per la flessibilità con cui il nostro sistema produttivo sta rispondendo alla crisi, sono tecnologia, innovazione e capacità di dare soluzioni flessibili ai problemi, le chiavi in grado di aprire nuovi spazi e consentire un salto qualitativo alla nostra già forte presenza. Responsabili delle politiche pubbliche e operatori economici ci chiedono maggiore presenza nelle infrastrutture, in particolare porti e ferrovie, nella logistica e soprattutto nelle energie rinnovabili, dove Enel Green Power è molto apprezzata. Su un altro fronte, il ricordo del successo della collaborazione tra le due aeronautiche militari sull'aereo da caccia AMX, che ha consentito all'Embraer di divenire un gigante del settore, ci è di grande aiuto. Per questo stiamo proponendo nuove collaborazioni nel grande programma di ammodernamento della Marina brasiliana e nell'aerospazio, quest'ultima incentrata sui micro-satelliti. E lo facciamo con estremo piacere perché coinvolge giovani “cervelli” italiani, che rappresentano una ricchezza per il Paese anche quando sono all'estero.
Qual è l'andamento degli scambi e gli obiettivi a breve per acquisire anche con attività promozionali nuove quote di mercato?
L'interscambio fra Italia e Brasile si conferma ogni anno dinamico e intenso. Il nostro Paese e´tradizionalmente in attivo per quanto riguarda il saldo della bilancia commerciale: siamo il secondo fornitore europeo del Brasile, dietro alla Germania e davanti alla Francia. Sugli scambi incide molto la presenza di gruppi che producono in Brasile: il comparto automobilistico ne è l'esempio emblematico, ma non solo. Ma soprattutto c'è voglia di un'Italia nuova, contemporanea che è quella che promuoviamo. In occasione dei Mondiali nelle città sede di partite abbiamo portato Italia na Copa, manifestazione che ha interessato 170.000 visitatori e pensata appunto per accendere i riflettori sull'Italia di oggi, con eventi culturali ma anche seminari, mostre, incontri sulla tecnologia italiana. In un continente come il Brasile ci sforziamo inoltre di diffondere il brand Italia in tutti gli Stati brasiliani con missioni di sistema calibrate sulle opportunità che ciascuna realtà offre. In questi giorni, ad esempio, siamo al lavoro al fianco dei gruppi interessati per vagliare le potenzialità offerte dal programma infrastrutturale appena lanciato dal governo brasiliano. Personalmente ho spinto molto negli ultimi 18 mesi su Expo, ho incontrato le federazioni di industriali dei principali Stati brasiliani attivando sinergie a vantaggio della nostra filiera alimentare. Vi è poi un lavoro più “nascosto” che, ad esempio, ha sbloccato le autorizzazioni ad esportare prodotti alimentari di origine animale e che ci consente ora di promuovere adeguatamente beni pregiati della nostra industria alimentare con enormi prospettive su questo mercato. In questo, Expo e la positiva ricaduta d'immagine della recente apertura di Eataly a San Paolo possono rappresentare un ottimo volano.
Quali sono le criticità che gli operatori segnalano in termini di accesso al mercato e per insediamenti di nuovi investimenti?
Gli ostacoli alle esportazioni verso il Brasile e agli investimenti diretti si riassumono nella burocrazia e nel complesso sistema fiscale brasiliano. C'è inoltre la questione dei dazi all'importazione a cui la risposta migliore potrà venire dal successo dell'accordo di libero scambio UE- Mercosul, per il quale ci aspettiamo passi avanti entro la fine dell'anno. Al di là delle difficoltà, il Brasile resta comunque un mercato strategico per le nostre aziende, tanto per i grandi gruppi industriali quanto per le PMI. Ciò che io raccomando sempre è l'ottica di lungo periodo, non si può venire qui con approccio mordi e fuggi. Chi punta a insediarsi stabilmente nel Paese e' ampiamente soddisfatto, e prova ne è il fatto che ormai le imprese italiane stabilite in Brasile sono circa 900 e molte costituiscono delle vere e proprie storie di successo.
Fonte: IlSole24Ore