Inflazione al 3,4% per gli alimentari. I pm indagano su un cartello dei produttori
09/01/2009
Pagheremo 400 euro in più l’anno. E’ questo, secondo le associazioni dei consumatori, il costo aggiuntivo che ogni famiglia dovrà sostenere a causa dell’aumento del prezzo dei generi alimentari, pane e pasta in testa, che prosegue ormai da agosto. Per la Confederazione italiana agricoltori i dati Istat di ottobre sull’andamento dell’inflazione confermano che sul fronte dei prezzi alimentari (+3,4% rispetto allo scorso anno) si sono scatenati rincari selvaggi e speculazioni.
Adoc, Adusbef, Codacons e Federconsumatori sottolineano la “situazione particolarmente critica”, contro la quale “il governo deve intervenire immediatamente, attraverso un’attivita’ di controllo a tappeto dei prezzi anche con nuovi strumenti concordati, come ‘Sms consumatori’, agevolando le vendite dirette produttore-consumatore e avviando una intensa campagna di lotta alle speculazioni”. Sarebbero quest’ultime, secondo i consumatori, “l’unica spiegazione a rincari di tale portata che, se non verranno fermati, porteranno alla bancarotta migliaia di famiglie”.
La replica delle aziende: i prezzi non li aumentiamo noi
Nel settore alimentare i prezzi alla produzione corrono molto più velocemente di quelli al consumo. Lo sottolinea Federalimentari in una nota, precisando che si tratta di una inversione di tendenza rispetto al biennio 2004-2005. In quei due anni, infatti, i prezzi al consumo del settore hanno mostrato aumenti superiori ai rispettivi prezzi alla produzione.
Negli ultimi mesi del 2007, invece, sulla scorta della forte impennata delle quotazioni internazionali delle materie prime concernenti le filiere cerealicola e lattiero-casearia, “l’industria alimentare ha accusato una rapida e improvvisa crescita dei prezzi alla produzione di alcuni comparti, non ancora riversata sui corrispondenti prezzi al consumo” con rialzi dei prezzi alla produzione di settembre pari al 6,1% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso contro rialzi al consumo tendenziali pari al 2%.
“La variazione dei prezzi alla produzione dello scorso mese di settembre – sintetizza Federalimentare – appare, così, nettamente superiore a quella dei corrispondenti prezzi al consumo. Sono chiare perciò le tensioni di costo che impattano sull’industria e che si stanno accumulando”. Tensioni legate alle quotazioni internazionali di alcune materie prime agricole che rendono necessario “un corretto riequilibrio nei rapporti di filiera, in un quadro di trasparenza, a difesa della sopravvivenza delle aziende e dell’interesse del consumatore”.
La CIA: è in atto una speculazione
Per la Confederazione italiana agricoltori neanche la stessa crescita dei listini del grano sui mercati internazionali ha potuto determinare i forti rincari che si sono avuti per pane e pasta.. Questi incrementi – sottolinea la Cia- hanno determinato una flessione media di oltre il 2% dei consumi agroalimentari. E cosi’ gli acquisti di pasta sono stati “tagliati”, sempre nell’ultimo anno, del 5,6%, di pane del 6,2%, di frutta del 3,6%, di ortaggi dell’1,7%, dei lattiero-caseari dello 0,9%. La Cia rileva che i prezzi si “gonfiano” in maniera abnorme nei vari passaggi dal campo alla tavola. Una filiera troppo lunga e complessa che genera distorsioni e, spesso, aumenti artificiosi. Un trend che in ottobre si e’ riscontrato in maniera tangibile per i prodotti derivati dai cereali (in particolare pane piu’ 10% e pasta +6,5%), nell’ortofrutta (+5,4%) e nel settore lattiero-caseario (+5,3%). La fase della produzione è, dunque, quella più penalizzata.
Pm ipotizza cartello dei produttori
L’andamento dei prezzi all’origine in agricoltura degli ultimi anni – rimarca la Cia- lo dimostra chiaramente. Si è andata sempre piu’ allargando la “forbice” tra listini sui campi e quelli praticati al dettaglio con forti penalizzazioni per i produttori che hanno dovuto registrare un ulteriore calo dei redditi (nel 2006 sono diminuiti del 3,45).
L’aumento indiscriminato del prezzo del pane e della pasta potrebbe essere stato deciso da un cartello di produttori del settore. E’ questa l’ipotesi perseguita dalla procura di Roma che dopo la crescita dei listini, a partire da settembre, ha deciso di aprire un fascicolo, per il momento in ‘atti relativi’, cioe’ senza indagati, sulla base di notizie di stampa. Il procuratore aggiunto Nello Rossi e il pm Stefano Pesci sono al lavoro per capire se possano esserci elementi di rilevanza penale per poter formulare l’ipotesi di reato contemplata dall’articolo 501 bis del codice penale che punisce con la reclusione da sei mesi a tre anni le “manovre speculative su merci”.
I magistrati, che procedono parallelamente all’Autorita’ Garante della Concorrenza e del Mercato che nei giorni scorsi ha aperto un’istruttoria su questa vicenda, vogliono vedere se esistono in materia precedenti giurisprudenziali. Al momento, nessuna associazione di consumatori ha presentato esposti alla magistratura.
Fonter:
Rai News 24