Imprese, boom nel secondo trimestre

09/01/2009

Natalità: secondo miglior risultato da 12 anni, ma non a Parma. Bene l’edilizia

ROMA – Torna alla riscossa la voglia di fare impresa degli italiani. Nel secondo trimestre dell’anno sono nate oltre 108.000 nuove imprese, praticamente 1.720 per ogni giorno lavorativo, 72 all’ora. Al netto di quelle che hanno cessato l’attività negli stessi tre mesi (circa 60.000), il numero delle aziende iscritte al registro delle Camere di Commercio è così cresciuto di quasi 48.000 unità rispetto a fine marzo, con un incremento dello 0,97%. E’ la fotografia scattata da Unioncamere sulla base di Movimprese, la rilevazione trimestrale condotta da Unioncamere.
L’incremento delle iscrizioni, per esattezza 108.379 in tre mesi (di cui 15 mila artigiane) e 222.258 nel primo semestre dell’anno, è il secondo miglior risultato degli ultimi 12 anni dopo quello del 2001, quando, sempre tra aprile e giugno, fu superata la soglia di 110 mila unità. Le nuove nascite hanno così contrastato il pur elevato numero di cessazioni (60.579), il terzo in termini assoluti dal 1993 ad oggi, che ha portato il totale del semestre a 167.705 unità. Lo stock delle imprese attive a giugno ha così superato 4.900.000 unità (oltre 5,9 milioni se si considera il settore agricolo).

Tutti i settori economici, rileva Unioncamere, hanno fatto registrare saldi positivi, ad eccezione del comparto estrazione di minerali. E’ però il settore delle costruzioni a brillare particolarmente. Nel secondo trimestre dell’anno ha infatti superato per la prima volta le attività manifatturiere nella classifica delle imprese attive, preceduto solo dal commercio. Lo aziende del settore a giugno erano infatti oltre 757 mila (contro le 751 mila delle attività manifatturiere e oltre 1,5 milioni del commercio), con un saldo positivo di 12.260 imprese e una variazione sul trimestre precedente del +1,65%. Lo scavalcamento è interamente attribuibile al Mezzogiorno, dove il comparto edile supera di oltre 16 mila unità quello dell’industria. «Con ogni probabilità _ spiega ancora Unioncamere _ la ragione va ricercata nel protrarsi nel tempo delle misure fiscali in favore degli interventi di manutenzione e di ristrutturazione delle abitazioni che da un lato può avere spinto verso la regolarizzazione di molte attività sommerse e dall’altro ha favorito l’aumento di imprenditori individuali».

Poco brillante, invece, il saldo registrato in provincia di Parma: se il tasso di crescita regionale è addirittura superiore (1,16) a quello nazionale (0,97), Parma si ferma a 0,67, all’ultimo posto tra le province dell’Emilia Romagna.

Articolo GAZZETTA DI PARMA