Il riassetto delle tlc italiane passerà per Fastweb
09/01/2009
Da La Repubblica, Affari&finanza
di lunedì 5 dicembre 2005
Milano. In condizioni normali tutte le polemiche che sono scoppiate in questi giorni intorno a Fastweb (uno dei miracoli della breve new economy italiana) potrebbero essere definite come una semplice tempesta in un bicchier d’acqua. Quello che sta accadendo è che il presidente della società, Silvio Scaglia, ha deciso che non gli dispiacerebbe fare qualche esperienza nella vita. E quindi ha fatto sapere che sarebbe anche disposto a vendere la sua quota in Fastweb. Tutto qui. Invece è scoppiato un mezzo finimondo perché Scaglia è non solo il presidente di Fastweb, ma anche il suo inventore. Alla nascita di questa singolare azienda (che ha portato la banda larga, per prima, in molte città italiane) avevano provveduto due personalità molto diverse. L’ “ingegner” Scaglia, appunto, il tecnologo della coppia e Francesco Micheli, un esperto di finanza fra i migliori in circolazione.
Micheli ha lasciato Fastweb da tempo, attirato da una nuova sfida, che è quella delle bio-tecnologie insieme a Umberto Veronesi (con il quale ha dato vita a Genestra).
Scaglia è rimasto lì, ma nel giro di qualche mese ha sentito anche lui il bisogno di fare altro. Anche perché, spiega agli amici, ormai Fastweb è una macchina avviata, solida, con un buon piano industriale, buoni quadri direttivi. Una macchina, per essere chiari, che non ha più molto bisogno delle visioni del suo fondatore. Ha solo bisogno di essere condotta bene e tenuta sui suoi binari. Scaglia, d’altra parte, proprio in questi giorni va confidando agli amici di non avere ancora in mente niente. Si sta solo guardando intorno. Confessa di sentirsi una persona a cavallo fra le tecnologie e gli start-up di Borsa. Sono gli stesi suoi amici, però, a dire che in realtà sta girando molto per il mondo e che sembra attirato dalla produzione di contenuti per la Rete e dal turismo (da organizzare, non da fare in proprio).
In realtà, poi, a incendiare le discussioni intorno a questa vicenda c’è anche il fatto che l’uscita di Scaglia da Fastweb (non ancora decisa, peraltro) cade in un momento molto delicato per il piccolo mondo italiano delle telecomunicazioni. Se qualche anno la banda larga (per navigare in Internet, ma anche per vedere la televisione e altro) era solo una visione di Scaglia, adesso si sta scoprendo che la banda larga sta diventando lo strumento attraverso il quale transiterà tutto. E allora sono nate tutte le indiscrezioni su chi si potrà comprare il controllo di Fastweb.
Per ora si sa che se ne stanno interessando in molti, forse quasi tutti. Il magnate dei media Rupert Murdoch sta esaminando il dossier Fastweb perché (come ha già fatto in altri paesi) non vuole rimanere fuori dal mercato della Iptv (cioè della Tv via Internet), la stressa si dice che stiano facendo gli uomini di Mediaset. Ma su Fastweb ha fatto più di un pensierino anche Tommaso Pompei, nuovo amministratore delegato di Tiscali e uomo certamente attento alle novità tecnologie e alle potenzialità di una società come quella di Scaglia. Infine, c’è l’interesse dimostrato da alcuni Fondi di private equity, ai quali non è sfuggito il fatto che Fastweb è una piccola meraviglia tecnologica, il cui modello di business è esportabile quasi ovunque e che, comunque, può fare gola a molti.
Si avverte, insomma, che Fastweb può essere il perno intorno a cui far ruotare nuovi equilibri nel mondo delle telecomunicazioni (e dei media) in Italia. Oggi, però, è presto per dire come finirà. Sulla carta gli esiti possibili sembrano essere tre in tutto.
1- Fra i tanti che oggi stanno studiando Fastweb (da Murdoch in avanti) ce ne può essere uno che decide di fare il gran passo. Va da Scaglia, compra tutto, e diventa il nuovo azionista di riferimento. Lasciando libero Scaglia di dedicarsi a altre avventure tecnologiche e finanziarie.
2- Nessuno di questi ritiene che sia il caso di assumere il comando della società, allora Fastweb potrebbe continuare la sua esistenza come public company. I conti sono buoni e già dall’anno prossimo potrebbe esserci un buon dividendo per gli azionisti. Il piano industriale c’è, i clienti pure, il lavoro non manca. E quindi non manca niente.
3- Terza soluzione: potrebbero affacciarsi partners industriali o finanziari interessati a rilevare parte del pacco di Scaglia e affiancarsi così a lui nella gestione (o, meglio: nella proprietà). In questo caso per Scaglia andrebbe anche bene perché quello che in fondo gli interessa è riequilibrare un po’ il suo portafoglio, oggi quasi tutto concentrato appunto su Fastweb. La partita, insomma, è interessante. Oggi, quasi tutti i gruppi che operano nei media potrebbero essere interessati a Fastweb, sempre che siano dell’idea di lanciarsi nel mondo delle nuove tecnologie. In sostanza, nel mondo (che oggi appare infinitamente promettente) della Iptv, della televisione via Internet, via cavo. Un mondo nel quale, ad esempio, Telecom Italia sta facendo grossi investimenti.
Fonte:
L’Espresso