Il made in Italy rialza la testa grazie al traino della meccanica

09/01/2009

Nel quadro di un’economia italiana tornata a crescere nel 2006 dopo cinque anni (Pil +1,9%), le esportazioni sono risultate la componente più dinamica (+5,3% i beni e servizi), mostrando un sensibile miglioramento rispetto alla deludente performance di un anno prima, conclusosi con una variazione negativa (-0,5%), sia pure modesta. Anche le importazioni sono state in notevole accelerazione e hanno, pertanto, nettamente ridotto il contributo allo sviluppo proveniente dal commercio estero (export meno import).

Il saldo della bilancia commerciale ha messo così in evidenza un nuovo forte deterioramento, con un deficit più che raddoppiato – da 9,4 a 21,4 miliardi di euro – rispetto a quello del 2005. L’aumento del disavanzo è l’effetto di una crescita a valori correnti delle importazioni pari al 12,6%, a fronte del 9% delle esportazioni. L’ampliamento del deficit dell’interscambio di merci è, tuttavia, interamente imputabile al balzo dei prezzi delle importazioni (+10,5% rispetto all’anno precedente), molto superiore a quelli dell’export (+6,6%), determinando di conseguenza un peggioramento delle ragioni di scambio di circa quattro punti percentuali. La dinamica in volume delle esportazioni è, invece, pressoché in linea con quella delle importazioni (+2,7% contro +2,3% nella media dell’anno).

La ripresa delle vendite all’estero, che ha fornito una spinta determinante all’espansione dell’attività manifatturiera nel corso del 2006, ha riflesso la buona performance dell’export di beni d’investimento e intermedi, mentre si sono via via attenuate le difficoltà sul fronte dei beni di consumo (tessile-abbigliamento, cuoio e calzature, mobili e articoli per la casa), con segnali di stabilizzazione e recupero dopo le pesanti flessioni registrate negli ultimi anni.

Nel corso del 2007, la decelerazione attesa per la domanda mondiale dovrebbe portare a una modesta frenata delle nostre esportazioni – ma nei primi due mesi di quest’anno esse hanno continuato a correre, senza dare segno di rallentare il passo – tenuto conto anche dell’apprezzamento dell’euro. In un contesto di perdurante espansione del commercio internazionale, stimata lo scorso anno al 9,5% circa, la quota di mercato in volume delle merci italiane si è, però, ulteriormente contratta, anche se in misura più contenuta di quanto è avvenuto tra la fine degli anni 90 e il 2005.

Corre la metalmeccanica, mercati europei in ripresa

Sulla ripresa delle esportazioni italiane ha influito l’accelerazione della crescita nei paesi dell’Unione europea, dove le nostre vendite sono aumentate nel loro complesso del 4,5% a valori costanti nella media del 2006, a fronte di un calo registrato l’anno prima. Il miglioramento è stato, soprattutto, favorito dal buon recupero dell’export verso la Germania, che ha espresso una robusta domanda di macchinari, prodotti in metallo, autoveicoli e componenti, prodotti chimici; i settori tradizionali del made in Italy – tessile-abbigliamento, mobili, prodotti in cuoio e calzature – sono invece risultati sostanzialmente stazionari, continuando a risentire della concorrenza dei paesi emergenti.

Molto dinamiche sono, in particolare, le vendite in Russia, Cina e nei nuovi paesi Ue, mentre sono in affanno le esportazioni verso Stati Uniti e paesi dell’Asia orientale. Tra i principali settori merceologici spicca il brillante andamento dei beni strumentali, a cominciare dalle macchine e apparecchi meccanici, su quasi tutti i maggiori mercati di sbocco. Nella prospettiva del 2007 pesano le incertezze sulla congiuntura internazionale e sulle conseguenze del rafforzamento del cambio, che dovrebbe incominciare a far sentire i suoi effetti nella prima parte di quest’anno.

Il balzo del deficit commerciale 2006, circa 12 miliardi in più sul 2005, è pressoché interamente dovuto all’esplosione della bolletta energetica, che ha raggiunto i 50 miliardi (contro i 38,5 miliardi di un anno prima) a causa della forte crescita dei prezzi del petrolio e del gas. Le produzioni manifatturiere mantengono, per contro, un ampio surplus, solo leggermente inferiore all’anno precedente per l’erosione degli attivi del tessile-abbigliamento e calzature, insidiati dal boom delle importazioni dalla Cina e dagli altri paesi emergenti. Al netto dell’energia, il saldo commerciale italiano si conferma in robusto avanzo, grazie soprattutto alla crescita delle esportazioni (e del relativo surplus nella bilancia) nel comparto delle macchine e apparecchi meccanici, che diventa sempre più il baricentro della nostra industria manifatturiera. Il suo attivo è, infatti, salito nei dodici mesi del 2006 a quota 43 miliardi, con un aumento di ben 5 miliardi nei confronti del 2005, che rappresenta il dato più positivo di una fase ciclica molto difficile per la competitività del made in Italy.

Fonte:
Il Sole 24 Ore