Il destino legato di Brasile e Argentina dentro il Mercosur
13/12/2012
Le relazioni commerciali sempre più strette e l’aumento dell’interscambio dell’area latinoamericana hanno indissolubilmente legato i destini economici delle due maggiori economie della regione, Argentina e Brasile. Il Mercosur ha favorito una maggiore complementarietà dell’area sudamericana, anche se il processo di integrazione non è mai del tutto decollato per via del peso ancora consistente che rivestono i rapporti bilaterali.
A dimostrarlo, la recente riunione tra Cristina Fernandez De Kirchner e Dilma Roussef per appianare alcuni contrasti sorti in sede commerciale. L’accusa mossa al governo argentino da parte del governo Roussef è di sfavorire l’importazione dei prodotti brasiliani del comparto automobilistico. Secondo Brasilia questa manovra avrebbe fatto crollare l’export brasiliano nel paese del 21% nel primo trimestre del 2012
La disputa rischia di coinvolgere in toto il Mercosur. Tra Argentina e Brasile – fondatori del Mercosur – passa la maggior parte delle merci scambiate tra i paesi aderenti all’unione doganale: le due economie insieme pesano più di tutti gli altri membri sommati e sono il centro gravitazionale intorno al quale ruota l’architettura del Mercosur. Anche a livello politico il segnale è chiaro: negli ultimi anni Brasile e Argentina hanno orientato la propria azione nei confronti del Mercosur in un’ottica prettamente duale, ricorrendo raramente agli organi di concertazione economica previsti dai trattati costitutivi. Il risultato è stato uno svuotamento di legittimità politica dell’organizzazione.
Anche per questo motivo le frizioni commerciali tra i due paesi hanno indotto molti investitori privati a dubitare della stessa tenuta del Mercosur come soggetto economico. Le dispute commerciali tra i due paesi sono state di volta in volta risolte con accordi bilaterali o con incontri tra i relativi capi di Stato.
Anche questa disputa non fa eccezione. I prodotti brasiliani esportati in Argentina – uno dei mercati di riferimento per l’economia carioca – hanno perso terreno nei confronti dei prodotti cinesi. L’intento del governo Kirchner è di costringere Brasilia ad aumentare l’utilizzo delle componenti argentine per la costruzione di autoveicoli, nel tentativo di riequilibrare la bilancia commerciale. Ad oggi l’Argentina importa prodotti ad alto valore aggiunto dal Brasile.
Anche se le diplomazie di entrambi i governi hanno cercato di ridurre la portata dell’incontro e i possibili contrasti, il problema commerciale riveste un’importanza cruciale per i destini delle due economie e per l’intera regione, data anche la frenata a sorpresa dell’economia brasiliana nel terzo trimestre 2012. Un misero +0,6% di crescita del Pil, quando gli analisti prevedevano una crescita almeno doppia.
Il rallentamento economico del Brasile è in parte dovuto al calo della domanda di prodotti brasiliani sul mercato argentino, ma anche al contemporaneo spostamento della crescita da Brasile e Argentina verso Cile e Perù. L’Argentina è un mercato di sbocco molto importante per il Brasile: la relativa contrazione economica ha provocato un calo della produzione industriale brasiliana stimato intorno al 16%. L’altra faccia della medaglia è che il rallentamento del Brasile ha a sua volta colpito l’export argentino.
Se il paese dovesse confermare un trend negativo anche nel prossimo trimestre, l’export argentino potrebbe arrivare ad un crollo di quasi 4 punti percentuali.
Oltre il 20% delle esportazioni di Buenos Aires sono rivolte al mercato brasiliano e sono in sostanza composte da prodotti industriali (67%), in particolare componenti per automobili (43%). Sono prodotti vulnerabili a cali della domanda interna, e diversamente dalle commodities – il cui prezzo è fissato sul mercato internazionale – il loro valore dipende in misura maggiore dal volume delle esportazioni stesse. Da qui la dipendenza profonda che l’export argentino ha nei confronti della domanda interna brasiliana: le due economie hanno mostrato negli ultimi anni cicli economici molto simili a dimostrazione della loro dipendenza reciproca. All’interno di questa dinamica si inserisce anche la questione monetaria.
A causa del notevole afflusso di capitali provenienti dall’estero, il real brasiliano ha subito un apprezzamento relativo cui il governo ha risposto con il progressivo taglio del tasso di interesse. Allo stesso tempo il peso argentino si è rivalutato rispetto alla moneta brasiliana, colpendo la competitività dei prodotti argentini. L’elevata inflazione del paese pesa ulteriormente sulla bilancia commerciale di Buenos Aires: per fronte a questa tendenza il governo argentino deve sperare che il prezzo delle commodities rimanga alto, a fronte di un calo corrispondente della competitività dei propri prodotti. Come sottolineato da molti analisti, è probabile che il governo Kirchner provveda ad una ulteriore svalutazione del peso nel prossimo anno.
In un momento in cui le economie dei due paesi stanno mostrando segni di rallentamento, questa situazione di frizione potrebbe potenzialmente trasformarsi in un motivo di contrasto a danno del processo di integrazione economica regionale. Le due economie sono in grado di decidere le sorti del Sudamerica.
Da questo punto di vista, l’entrata di nuovi membri nel Mercosur (in primis Venezuela e Colombia) rappresenta un’opportunità per poter ampliare il mercato di sbocco dei prodotti di Brasile e Argentina, arrivare ad un raffreddamento delle tensioni commerciali e aumentare le possibilità di investimento in un area con enormi carenze infrastrutturali.
Fonte:
Meridiani Relazioni Internazionali