Il Brasile si affida all’hi-tech campano

08/08/2011

Arzano, provincia di Napoli, capitale del business del falso, darà lezioni di anticontraffazione al Brasile. Il governo della presidentessa Dilma Rousseff si è affidato proprio alla Gep – che si trova nella cittadina di «Io speriamo che me la cavo», il famoso libro del maestro Marcello D'Orta – per la realizzazione del passaporto elettronico, appena entrato in vigore nel Paese sudamericano.

Un paradosso? Tutt'altro. La Gep, 7 milioni di fatturato, 40 dipendenti, controllata dal colosso francese della sicurezza Arjowiggins (con quote di minoranza di StMicroelectronics e Aci Informatica), è specializzata nella tecnologia Rfid di prossimità (efficace cioè a una distanza di una ventina di centimetri) ed è leader nei prodotti chip on paper: passaporti, carte d'identità, tessere sanitarie, biglietti per grandi eventi e per il trasporto pubblico e così via. Tra l'altro, fornisce le famose tessere del tifoso a 27 squadre di serie A e B.

Dopo aver collaborato con l'Istituto poligrafico e zecca di Stato per la nascita del passaporto elettronico italiano, ecco lo sbarco in Brasile: 2,5 milioni di documenti all'anno, una commessa che nel suo insieme vale 10 milioni di dollari. «Il sistema operativo – spiega Michel Jacques Giordani, amministratore delegato di Arjowiggins security solutions – è interamente made in Arzano. Le caratteristiche e i vantaggi? Velocità nelle operazioni di riconoscimento, massima affidabilità, nessuna possibilità di falsificazione. D'altronde, per aggiudicarci la gara abbiamo battuto concorrenti dei cinque continenti».

Vero. Il sistema operativo messo a punto dalla Gep, cioè il cuore del passaporto elettronico, è stato giudicato tra i migliori in circolazione dall'Icao (International civil aviation organization), l'organismo che stabilisce gli standard tecnici e di interoperabilità necessari ad assicurare la decifrazione dei dati e la verifica della loro autenticità a ogni frontiera. In concreto, nei cosiddetti inlay, sandwich cartacei o di materiale plastico, viene incorporato un microchip con tutti i riferimenti personali ed eventualmente, come nel caso del Brasile, i dati biometrici del titolare, foto e impronte digitali. Una piccolissima antenna invia poi ai lettori a disposizione di commissariati, questure, aeroporti, posti di frontiera, le informazioni necessarie all'identificazione in radiofrequenza (Rfid).
«A Napoli ho trovato un ambiente estremamente professionale e un know-how di assoluta eccellenza – assicura David Lebard, ad della Gep –. Forti delle competenze acquisite realizzeremo il passaporto elettronico anche in Indonesia. E non intendiamo fermarci qui». Tradotto: l'hi-tech del Sud Italia alla conquista del mondo. Persino nel campo della sicurezza.

le tecnologie
Memoria (Mcu):
contiene il sistema operatio, le applicazioni e i dati (foto, impronta digitale, data di nascita, numero e scadenza del passaporto)
Rfid: tramite un segnale a radiofrequenza il chip e il lettore esterno si scambiano i dati
Crittografia: garantisce la confidenzialità, l'integrità e l'autenticità dei dati scambiati

 

Fonte:
Il Sole 24 Ore