Il Brasile perde il primato del bikini. I leader ora sono cinesi

13/01/2011

MILANO – Pensi bikini e subito, dopo Brigitte Bardot, ti viene in mente il Brasile, che ha esportato ovunque quegli esplosivi modelli pieni di colori e di vitalità e con un taglio che migliora il lato B di tutte le donne del mondo. Se avete qualche dubbio pensate a come li indossa Giselle Bundchen, la modella brasiliana detta Bikini body e miglior ambasciatrice del prodotto in questione. Eppure, proprio nel Brasile del dopo Lula sta scoppiando un'imprevista questione bikini che mette in crisi la produzione e l'export di questo oggetto assurto a gloria nazionale, un po' come la pizza per l'Italia. Per un curioso effetto boomerang proprio la stretta collaborazione economica con la Cina, alleanza che ha reso i due Paesi protagonisti del gruppo dei Bric (oltre a loro, India a Russia), ha messo in crisi l'industria nazionale del bikini: i cinesi, si sa, dove arrivano copiano tutto e a prezzi concorrenziali in fatto di manodopera, e ce l'hanno fatta anche in un posto come il Brasile dove in fin dei conti il costo del lavoro è ancora a livelli piuttosto bassi.

 
 

Ne da notizia in un articolo sul sito della Bbc Justin Rowlatt, giornalista che, attraversando il Paese per una serie di reportage televisivi, si è imbattuto nella contraddizione. Da una parte infatti Rowlatt intervistava Eike Batista, ottavo uomo più ricco del mondo secondo Forbes, e soddisfatto estrattore di ferro e petrolio, che mentre sorvolavano in elicottero il cielo di Rio, gli spiegava come, proprio grazie ai cinesi («Noi abbiamo quello che a loro manca, le materie prime, il nostro è un binomio perfetto») si augurava di diventare a breve il primo ricco di tutti, surclassando il messicano Carlos Slim.

Dall'altra però il giornalista della Bbc raccoglieva il mesto racconto della pioniera del bikini, Maria Helena Victer, che dopo aver visto la divina BB in bikini sulla Croisette ne fece copie rudimentali da indossare con le amiche sulle spiagge di Copacabana; poi, negli anni Sessanta, cominciò a produrre, grazie a stuoli di cucitrici, i famosi due pezzi mandandoli nel mondo e facendoli diventare un'icona pop e un fatto di costume: ora per indossare quell'oggetto del desiderio che ti regala se non la certezza almeno l'illusione del culetto all'insù, bisogna prima passare dall'estetista per quella che è stata ribattezzata ceretta alla brasiliana. Ma oggi Maria Helena, racconta, insieme alla figlia Ieura, di come ha visto negli ultimi tre anni declinare l'impresa familiare e tutte le altre simili nel Paese: «I miei più grandi concorrenti erano i brasiliani. Ora sono i cinesi».

Questione, questa del bikini, che può insegnare molto, nel mondo multipolare e neo globalizzato, sull'atteggiamento da tenere con i cinesi. E non solo ai brasiliani che, comunque, annunciano un cambio di rotta nei confronti della Cina: la nuova presidentessa Dilma Rousseff, molto meno tenera del predecessore Lula, vuole discutere nel prossimo incontro del Bric, ad aprile, di protezionismo e di mancata rivalutazione dello yuan. E chissà che, in questa svolta sui massimi sistemi, non abbia influito anche il boomerang bikini.
Maria Luisa Agnese

Fonte:
Corriere della Sera
Maria Luisa Agnese