Il Brasile non sbanda

19/03/2013

Il Brasile, la principale economia latino-americana, non cresce più come una volta, ma mantiene il suo fascino tra gli investitori internazionali. Negli ultimi due anni, il rallentamento della domanda globale, non adeguatamente compensato dai consumi interni, ha frenato il Pil (Prodotto interno lordo). Nel 2012, l’incremento è stato poco più dell’1% e nel 2013 si stima un +3,5% (secondo il Fondo monetario internazionale). Siamo, comunque, lontani dal 7% di qualche anno fa.

Il paese ha gestito con prudenza la fase di rallentamento. I tassi di interesse sono scesi dal 12,5% di agosto 2011 al 7,2% di fine 2012. Inoltre, come spiega Andres Calderon, vice president of research di Hansberger Global Investors, “le banche hanno mantenuto un atteggiamento conservativo, concedendo credito soltanto a fronte di una certa qualità della controparte. Quindi quest’anno, se il Pil crescerà, assisteremo a una stabilizzazione dei tassi e a un minor accesso al credito. Considerato tutto questo, unito a valutazioni al minimo per le banche locali, ritengo che il settore bancario brasiliano rappresenti attualmente una buona opportunità d’investimento”.  

Classe media emergente
Il Brasile è l’esempio più rappresentativo del cambiamento avvenuto in America latina nell’ultimo decennio. L’evento più importante è stato la riduzione dell'inflazione, con beneficio per i consumatori e le imprese. 

Un altro fattore importante è lo sviluppo della classe media, con maggior capacità di spesa e sensibilità ai temi di giustizia sociale. Per Calderon, “Questo spingerà i politici e gli economisti dei rispettivi paesi a seguire politiche più ortodosse e meno populiste, con un più accentuato orientamento alla crescita, piuttosto che alla regolamentazione”.

“Le correlazioni tra mercati azionari dell'America Latina e mercati sviluppati si stanno riducendo”, dice Calderon. "Tradizionalmente, poiché l’indebitamento estero era più elevato, il flusso in entrata di capitali provenienti dai mercati sviluppati era maggiore, e quindi anche la correlazione tra America Latina e mercati sviluppati era elevata. Ma negli ultimi anni tale correlazione si è leggermente ridotta. Non si tratta di un calo repentino, ma quantomeno la tendenza continuerà in questo senso”. 

Verso i Mondiali
Il Brasile si colloca al sesto posto su scala planetaria per crescita del Prodotto interno lordo nel 2011 (2,1 trilioni di dollari), davanti all’Italia. Molte aziende, anche italiane, tra cui Fiat, Pirelli, Telecom e Impregilo hanno business nel paese, oltre a grandi multinazionali tedesche e americane.

Inoltre, il Brasile dovrà intraprendere molte opere infrastrutturali per i mondiali di calcio 2014 e le Olimpiadi 2016. Per l’occasione il governo carioca ha avviato tutta una serie di investimenti del valore complessivo di 54 miliardi di euro circa, con concessioni di nuove autostrade  e ferrovie nel giro dei prossimi 25 anni. Il grosso della spesa sarà destinato alla realizzazione di 10 mila chilometri di ferrovie, mentre il resto sarà destinato alla costruzione di 7.500 chilometri di strade e autostrade.

Brasile in portafoglio
Attualmente in Italia sono venduti 171 fondi (obbligazionari e azionari) che investono per più del 50% dei loro asset in Brasile. Secondo la banca dati Morningstar , ci sono anche sette exchange traded fund (Etf) che replicano l’indice principale brasiliano, l’Msci Brazil Index.

 

Fonte:

morningstar