Il Brasile attua la terza stretta consecutiva: tassi Selic al 12,25%. E aumentano le tasse

22/01/2015

La Banca Centrale del Brasile, guidata dal governatore Alexandre Tombini, ha alzato i tassi nelle scorse ore per la terza volta consecutiva dopo la rielezione del presidente Dilma Rousseff. Il Selic è stato aumentato di 50 punti base al 12,25% per contrastare un’inflazione ancora troppo alta. La crescita dei prezzi a dicembre è stata del 6,41% su base annua, pur in rallentamento dal 6,56% del mese precedente, rientrando nel target del 4,5% più un margine di tolleranza del 2%. Tuttavia, gli analisti prevedono che l’inflazione resterà al di sopra del target massimo per quest’anno e sopra il 4,5% nel 2016.

Il real brasiliano è crollato del 15% negli ultimi 6 mesi, segno della sfiducia dei mercati verso la valuta sudamericana. E la crescita del pil è stata di appena lo 0,2% lo scorso anno, 10 volte in meno delle previsioni iniziali. Per quest’anno, la crescita dovrebbe attestarsi allo 0,4% e accelerare nel 2016 all’1,8%.

 

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Nel tentativo di recuperare credibilità sui mercati, dopo che il deficit si è attestato ai massimi dell’ultimo decennio, toccando il 5% del pil negli ultimi mesi del 2014, la Rousseff ha nominato come nuovo ministro delle Finanze Joachim Levy, noto per le sue posizioni più solide in materia fiscale, tanto da essere soprannominato “Edward Mani di Forbice”. Levy prende il posto di Guido Mantega, la cui gestione sotto il primo mandato della Rousseff è stata considerata disastrosa, con un peggioramento vistoso delle finanze statali e un rallentamento della crescita. Da Davos, in Svizzera, dove sta partecipando al World Economic Forum, il neo-ministro ha dichiarato che è importante che gli investitori comprendano che il governo brasiliano non si stia concentrando sul breve termine.

 

Levy ha già annunciato un piano di aumento delle tasse per 20 miliardi di real (quasi 8 miliardi di dollari), che toccheranno le importazioni, il credito, il carburante, cosmetici, mentre è stato attuato a inizio mese un taglio della spesa pubblica di 1,9 miliardi di real al mese. Su base annua, i tagli dovrebbero essere di almeno 18 miliardi di real e si tradurranno in minori benefici per pensionati e disoccupati.

La stretta monetaria di queste ore potrebbe non essere l’ultima. Ora che Tombini può lavorare di sponda con il governo, potrebbero essere attuati nuovi aumenti dei tassi per combattere l’inflazione, anche se la contestuale stretta fiscale potrebbe essere efficace nel raggiungimento dell’obiettivo, evitando che la il ciclo rialzista sia lungo.

 

Fonte:
investireoggi