Il barile rotola sotto i 70 dollari

18/10/2008

Il petrolio ha preso un’altra scoppola a New York – quasi cinque dollari in meno al barile – e così ieri è scivolato sotto quota 70 e ha rivisto il prezzo di fine agosto 2007. Invece la benzina e il gasolio costano diversi centesimi in più di allora. L’Opec si preoccupa, perché con la chiusura a 69,85 (e il minimo di giornata a 68,57) si ritrova col greggio che ha perso ben più di metà del suo valore rispetto al record storico di 147,25 dollari toccato l’11 luglio, e così si mobilita per tagliare la produzione e sostenere i prezzi. Ma per adesso sui mercati internazionali si specula al ribasso.

Ieri le quotazioni del petrolio sono andate giù non appena il dipartimento americano dell’Energia ha comunicato un forte aumento delle scorte di idrocarburi (+5,6 milioni di barili contro i 2,6 milioni attesi dagli analisti). L’evento, in sé, non sarebbe stato tale da sconvolgere il mercato; ma con la crisi finanziaria in atto, e la recessione economica globale ormai conclamata, questo aumento delle scorte ha giustificato l’aspettativa di una domanda in contrazione. Dall’America arriva pure il dato della produzione industriale a settembre scesa del 2,8% (mai così male dal 1974).

Per i Paesi consumatori il calo del prezzo del petrolio è una soddisfazione a metà: in questo modo si risparmia al distributore, ma se il motivo è la recessione, non c’è troppo da stare allegri. Invece per gli esportatori di greggio il disastro è doppio: hanno perso una marea di soldi nel crac della finanza globale, e adesso vedono anche crollare la loro rendita petrolifera. Così provano a correre ai ripari. L’Opec aveva in calendario un incontro di ordinaria amministrazione a Vienna il 17 dicembre, ma i Paesi membri temono di arrivare a quella data con i portafogli prosciugati, e così ieri il presidente dell’organizzazione, l’algerino Chakib Khelil, ha annunciato un incontro straordinario già per la prossima settimana, il 24 ottobre. Secondo Khelil «il prezzo ideale del greggio sarebbe fra i 70 e i 90 dollari al barile»: non di più perché sarebbe insostenibile (come si è visto) ma non di meno perché i produttori si sono abituati troppo bene coi rincari degli ultimi anni. Il ministro del Petrolio del Qatar, Abdullah al-Attiyah, ha prospettato per la riunione del 24 «un taglio di un milione di barili al giorno, o anche di più».

Ma la benzina e il gasolio si deprezzano in parallelo con il greggio? Una piccola verifica. Il 24 agosto 2007, col barile appena sotto i 70 dollari (cioè come adesso) una rilevazione della Stampa diceva che per la benzina i prezzi variavano fra 1,26 e 1,28 euro al litro e per il gasolio fra 1,13 e 1,15. Invece ieri alle 8,20 la rilevazione ufficiale del garante «Mister Prezzi» certificava che presso un distributore dell’Agip lungo l’Autostrada del Sole (S. Zenone Ovest) per la verde ci volevano 1,327 euro al litro e per il carburante diesel 1,275 euro. Benché i dati siano disomogenei e – dunque – non immediatamente confrontabili, è evidente che c’è spazio per ulteriori (e consistenti) sforbiciate dei prezzi. La Federconsumatori ritiene che i centesimi di troppo siano quattro.

 

Fonte:
La Stampa