Giappone: il Pil crolla del 12,7%. Peggior calo da 35 anni

16/02/2009

TOKYO – Il Paese che poteva vantare il sistema finanziario meno esposto a subprime e derivati complessi finisce per essere colpito nella sua economia reale più di ogni altra nazione industrializzata. Nell'ultimo trimestre 2008 il prodotto interno lordo del Giappone è calato tre volte più di quello americano, con la peggiore contrazione dai tempi della primi crisi petrolifera del 1974: meno 12,7% su base annua (meno 3,3% reale e meno 1,7% nominale rispetto al trimestre precedente). Il terzo declino consecutivo trimestrale segnala un aggravamento della recessione, tanto che oggi il ministro delle politiche economiche Kaoru Yosano ha parlato della «crisi peggiore dalla seconda guerra mondiale».

Eppure nell'autunno scorso il Giappone pareva potesse emergere vincitore tra le turbolenze internazionali, con le sue grandi istituzioni finanziarie pronte a raccogliere pezzi di Wall Street, da Morgan Stanley a Lehman Brothers. Il contagio è avvenuto attraverso due principali fattori, il commercio internazionale e il mercato valutario, verso una economia dipendente in modo ancora eccessivo dai mercati esteri. Il calo della domanda internazionale di prodotti nipponici è stata forte e improvvisa: non a caso la contrazione del Pil è in grandissima parte attribuibile (per 3 pieni punti percentuali) al crollo delle esportazioni, scese del 13,9% nel trimestre (un record negativo assoluto). Una caduta in parte imputabile al rafforzamento dello yen: se il precedente periodo di espansione (il più lungo del dopoguerra) era stato favorito da uno yen debole, ora l'ascesa della divisa nipponica aggrava la congiuntura sfavorevole e allontana le prospettive di una ripresa.

La crisi subprime ha portato alla chiusura del differenziale dei tassi tra Giappone e altre economia avanzate: gli investitori hanno dovuto ritirarsi precipitosamente dal "carry trade" con cui prendevano a prestito yen per investirli in strumenti esteri a più alti rendimenti, mentre la necessità di coprire precarie posizioni altrove ha indotto gli operatori stranieri a una fuga dalla Borsa nipponica. Se il Nikkei ha chiuso oggi con un lieve ribasso dello 0,38%, lo yen ha reagito ai dati sul Pil con un rialzo anziché con un indebolimento: più che queste cifre – attese, anche se leggermente peggiori delle previsioni – sembra aver pesato il fatto che dal G-7 finanziario di Roma non siano venute indicazioni specifiche a riguardo della valuta nipponica.

Con le aziende in vena di ristrutturazioni e licenziamenti, non è ipotizzabile che l'economia giapponese possa essere sostenuta né da nuovi investimenti di capitale, né dai consumi (che nell'ultimo trimestre 2008 sono calati dello 0,4%. Così gli analisti si attendono un crollo del Pil a doppia cifra anche per i primi tre mesi del 2009. Il governo del premier Taro Aso ha segnalato la possibilità di reagire con una ulteriore manovra di sostegno incentrata su nuove spese per 20mila miliardi di yen (173 miliardi di euro), in aggiunta ai pacchetti precedenti che includono nel bilancio statale oneri addizionali per 12mila miliardi di yen. Ma la strada è tutta in salita: parte delle manovre già decise deve ancora passare in un parlamento diviso, e oggi il leader dell'opposizione Ichiro Ozawa ha stigmatizzato l'idea delle nuova manovra come una implicita ammissione dell'insufficienza del budget di previsione annuale ancora in discussione alla Dieta. In realtà, il punto del contendere riguarda la data delle prossime elezioni: la necessità o la scusa di un nuovo pacchetto di stimoli consentirebbe all'esecutivo di rinviare l'appuntamento con le urne a dopo l'estate, nella speranza di recuperare consensi scesi al minimo assoluto.

L'ultima rilevazione della rete Ntv indica che la popolarità del premier è scesa al 9,7% dopo l'ennesima gaffe: alla Dieta Aso ha dichiarato che a suo tempo non era d'accordo con i piani di privatizzazione di Japan Post. Il problema è che Aso è premier perché l'ex leader Junichiro Koizumi ha stravinto le elezioni del 2005 proprio impostandole come una sorta di referendum su Japan Post, simbolo di una stagione di riforme. E lo stesso Koizumi è uscito dal riserbo per attaccare Aso, rafforzando gli elementi nel partito di governo (il liberaldemocratico) che ritengono indispensabile defenestrare il premier per arrivare alle elezioni (che si devono tenere in ogni caso entro ottobre) sotto l'insegna di un volto nuovo. L'ultima botta al governo è arrivata dal ministro delle finanze Shoichi Nakagawa, che si è presentato con aria da ubriaco alla conferenza stampa post G-7 finanziario. Che il partito dominatore della politica giapponese del dopoguerra possa andare incontro a una disastrosa sconfitta e perdere il potere, lo segnala anche il fatto che Hillary Clinton – da oggi a Tokyo, prima sua tappa asiatica – abbia chiesto di incontrare Ichiro Ozawa. Il faccia a faccia poco diplomatico tra il segretario di Stato Usa e il numero uno dell'opposizione si terrà domani in un albergo del centro. L'economia in panne sembra più che mai anticipare un terremoto politico.

Fonte:
IL Sole 24 Ore