Generali in campo, offerta d’acquisto sulla Toro
09/01/2009
Dopo le avances dei francesi di Axa e degli inglesi di Aviva, Opa amichevole sulla compagnia
MILANO — Sandro Salvati, amministratore delegato di Toro, l’aveva detto al Corriere tre mesi fa: «La crescita può includere aggregazioni, purché abbiano logiche industriali e non solo finanziarie». E a chi gli chiedeva se l’Italia stesse per diventare preda di ambizioni estere, non lasciava margini: «No, siamo di fronte a un “new deal”». Salvati non precisò allora il senso del messaggio, ma quelle parole appaiono in una luce diversa oggi che Generali si è accordata per rilevare il 55,5% di Toro in mano a De Agostini, per poi lanciare un’offerta pubblica d’acquisto sul capitale restante. L’operazione è concordata con l’attuale holding di controllo di Toro, dunque non ostile. Secondo il comunicato diffuso nella notte da Trieste, De Agostini avrà poi la facoltà di cedere, e Generali l’obbligo di acquistare, un ulteriore 10%. Mediobanca è l’advisor unico del Leone. E ovviamente l’Opa verrà presentata, in queste ore, allo stesso prezzo riservato alla quota di De Agostini: 21,20 euro ad azione. Prende corpo così un’operazione da 3,85 miliardi, che dà la misura della determinazione di Trieste nel non volersi lasciar sfuggire la compagnia torinese: il titolo Toro aveva chiuso venerdì al rialzo del 3% fra volumi significativi a quota 16,65 euro, per un valore di Borsa del gruppo di 2,9 miliardi. Per De Agostini, la plusvalenza dalla cessione sarà dunque di 770 milioni circa. La forza finanziaria con cui Generali interviene si spiega con almeno due ragioni.
Pesa sì l’interesse per Toro, che solo nel 2005 ha più che raddoppiato l’utile a 334 milioni. Ma sul piano strategico, è evidente l’intenzione di Trieste di sbarrare la strada alle ambizioni in Italia dei suoi grandi concorrenti europei. Nelle ultime settimane le ipotesi di corteggiamento nei confronti della Toro avevano in realtà sfiorato tutti i colossi assicurativi dell’Ue: in primo luogo i francesi di Axa, fino ai britannici di Aviva e di Prudential. La svolta appare dunque dettata anche dall’urgenza di anticipare altri rilanci. Del resto l’intero sistema dei grandi gruppi assicurativi era in fibrillazione da settimane. Nei giorni scorsi Axa aveva mosso per rilevare la svizzera Winterthur da Crédit Suisse. Fra gli obiettivi dei francesi, c’è la conquista di un peso finanziario che permetta loro il sorpasso su Allianz. Ma neanche i tedeschi stanno alla finestra: il programma per 7.500 esuberi annunciato giorni fa non esclude per il gruppo nuovi rilanci. È su questo sfondo che si è giocata la partita per ciò che Toro rappresenta in Italia: la compagnia è quinta nel settore «non vita» con una quota di mercato del 6,4%.
Fonte:
Corriere della Sera
Federico Fubini