Gas ancora in calo, pronti i tagli alle industrie

09/01/2009

Il gas russo continua ad arrivare in quantità inferiore alle necessità e l’Autorità per l’energia corre ai ripari attivando un sistema che prevede la possibilità dell’interruzione delle forniture alle industrie, mentre si avvicina il periodo considerato più a rischio, cioè i giorni a cavallo tra fine mese e i primi di febbraio.

Le stime dell’Eni per la giornata di domenica 22 gennaio parlano di una riduzione di tre milioni di metri cubi di fornitura rispetto ai 74 milioni richiesti alla Russia: un taglio del 4,1 per cento. La riduzione dell’import è stata compensata con gli stoccaggi, ma da giorni ormai dalla Russia arriva meno gas di quanto ne serve.

Martedì 17 il 5,4% in meno, mercoledì il 6,9%, giovedì il 12,2%, il calo più alto, venerdì il 4,1%, sabato il 6,8%, e ieri, appunto, il 4,1 per cento. I prossimi giorni sono considerati quelli più a rischio, perché tra la prossima settimana e i primi giorni di febbraio aumenterà lo stress cui sono sottoposte le riserve e l’ondata di freddo in Russia e nel resto d’Europa ridurrà le importazioni e farà aumentare le richieste e i prezzi del gas naturale.

Così mentre il governo sorveglia la situazione e si prepara alla riunione straordinaria del Consiglio dei Ministri che martedì dovrà affrontare la questione, l’Autorità per l’energia ha varato il sistema che permetterà una sorta di razionamento delle risorse attraverso il sistema dell’interrompibilità della fornitura alle industrie. Un razionamento che, comunque, non toccherà il riscaldamento delle case né gli altri consumi domestici, né le centrali che producono elettricità e che sono diventate i principali consumatori di gas.

Il provvedimento varato dovrà definire un sistema di gare e di rimborsi per gli operatori industriali disponibili ad interrompere i loro prelievi di gas naturale. Il nuovo meccanismo di forniture industriali interrompibili, disposto per contribuire a ridurre i correnti consumi di gas, si aggiunge a quello di tipo commerciale (già attivato dal Comitato tecnico di monitoraggio di emergenza del Ministero delle Attività Produttive) a cui aderiscono volontariamente circa 80 aziende, che beneficiano anche di uno sconto nella tariffa di trasporto, stabilito dall’Autorità in luglio. Ad effettuare le gare sarà Snam Rete Gas, in quanto maggiore impresa di trasporto.

Esplosioni in un gasdotto russo, Georgia e Armenia al gelo

Mentre l’Europa occidentale sconta, in vario modo, il calo delle forniture di gas russo, la Georgia e l’Armenia, alle prese con un inverno rigidissimo, sono rimaste ieri al gelo in seguito ad una raffica di misteriose esplosioni che hanno messo fuori uso un vitale gasdotto russo e una linea elettrica ad alta tensione.

Secondo Mosca si sarebbe trattato di un sabotaggio ordito dai terroristi ceceni, piuttosto attivi nella montagnosa zona caucasica dove si sono verificati gli incidenti, ma il presidente georgiano Mikhail Saakashvili, ai ferri corti con il Cremlino per il suo orientamento filo-occidentale, ha accusato la Russia di aver organizzato essa stessa il blackout a scopi politici, come arma di ricatto. «La spiegazione che abbiamo ricevuto da parte russa è assolutamente inadeguata e contraddittoria» ha denunciato in diretta tv il presidente georgiano, che solo poche settimane fa si è visto raddoppiare da Gazprom, il gigante statale del gas russo, il prezzo del metano. «Siamo stati bersaglio di un grave sabotaggio da parte della Federazione russa. Da tempo certi politici russi ci minacciavano che avremmo potuto ritrovarci senza luce e senza gas e adesso è successo, proprio nel momento in cui la Georgia conosce il suo inverno più freddo», ha detto Saakashvili, visibilmente irritato.

Il gasdotto Mozdok-Tbilisi è andato in panne nel cuore della nottata di ieri, quando due rudimentali ordigni hanno rotto i tubi del troncone principale e di una derivazione vicino al villaggio di Nizhni Lars, nell’Ossezia del nord, non lontano dalla frontiera con la Georgia. Una dozzina di ore più tardi è stata la volta della linea elettrica ad alta tensione che porta energia dalla Russia alla Georgia, dove una bomba ha semidistrutto un pilone, in prossimità del fiume Kuban, nella repubblica autonoma di Karaciaevo-Cerkessia. Secondo il ministro georgiano degli Interni, Vano Merabishvili, almeno tre ordigni erano stati piazzati su altrettanti punti della linea.

Lo stop nella fornitura del gas e dell’elettricità hanno creato il panico in Georgia e Saakashvili si è subito messo alla spasmodica ricerca di fonti alternative: ha chiesto e ottenuto gas in arrivo dall’Azerbaigian, si è accordato per ricevere elettricità dalla Turchia e ha aperto negoziati con Teheran nella speranza di ricevere anche gas iraniano. Il gasdotto russo non rientrerà in funzione prima di due o tre giorni: la Georgia ha pochissime scorte ed è alle prese con un inverno gelido, con temperature che scendono anche fino a 20 gradi sotto zero. Per risparmiare il più possibile, inoltre, Saakashvili ha deciso di sospendere provvisoriamente l’erogazione di gas a fabbriche e uffici.

In Armenia, rimasta al contrario di Tbilisi un fedelissimo alleato di Mosca, la situazione è stata vissuta in modo meno concitato e drammatico. Per il momento, grazie a prelievi da un deposito sotterraneo di riserva, non c’è stato bisogno di chiudere i rubinetti.

Fonte:
Il Sole 24 Ore