Frattini all’Onu: l’Italia rilancia
09/01/2009
La Francia prende una posizione differente e si schiera a sostegno dell’asse Germania-Giappone-India-Brasile Le proposte attuali escluderebbero i musulmani da una poltrona permanente
NEW YORK • Ai margini dell’Assemblea Annuale delle Nazioni Unite, dove ieri ha parlato chiarendo l’opposizione italiana all’ingresso di nuovi membri permanenti in consiglio, il ministro degli Esteri Franco Frattini si è occupato della vicenda delle due ragazze italiane rapite in Irak.
Ha avuto scambi telefonici, ha approfittato della presenza di ministri di paesi influenti nella regione per approfondire la situazione e in due incontri con il segretario di Stato Colin Powell ha avuto tutto l’appoggio degli Usa che restano ha detto – «fortemente impegnati a fare di tutto per arrivare alla liberazione dei due ostaggi». Ma la parte centrale della partita ostaggi si gioca in Irak. E ieri Frattini non poteva dimenticare che uno degli argomenti centrali su cui si gioca una questione chiave per la sicurezza nazionale e per la la politica estera italiana resta quello della riforma del Consiglio di Sicurezza dell’Onu.
Anche perché ieri, in materia, c’è stato un attacco coordinato di Francia e Germania: il ministro degli Esteri tedesco Joschka Fischer, parlando davanti all’assemblea ha detto che «come il Brasile, l’India e il Giappone, la Germania è pronta ad assumersi la responsabilità di un seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu».
E il ministro degli Esteri francese Michel Barnier ha a sua volta detto all’assemblea di favorire la creazione di seggi permanenti per il cosiddetto «gruppo dei quattro» con possibilmente l’aggiunta di un paese africano. Il cerchio dunque, si sta chiudendo in Europa, visto che anche la Gran Bretagna e la Russia sono favorevoli alla creazione di nuovi seggi permanenti.
Un sondaggio compilato dal «Financial Times» tedesco ad esempio, afferma che 15 paesi sarebbero favorevoli all’ingresso della Germania nel Consiglio di Sicurezza, 7 sono astenuti e solo due contrari, l’Italia e l’Olanda. In queste condizioni di apparente “accerchiamento” su una questione che comporterebbe una retrocessione implicita dell’Italia (unico paese europeo membro del G-8 ad essere escluso da questo progetto di riforma), Frattini ieri è partito all’attacco. Ha ricordato che l’Italia oltre ad essere uno dei principali partecipanti alle missioni di pace dell’Onu è anche il sesto contributore finanziario dell’Organizzazione multilaterale: «Alcuni stati membri — ha detto — hanno chiesto che siano aggiunti in consiglio di Sicurezza nuovi seggi permanenti: per loro stessi. Questa mossa creerà divisione, frustrazione e forse disimpegno fra gli altri membri».
Un passaggio molto forte del discorso di Frattini che il ministro ha ripetuto durante un incontro con i giornalisti. È la prima volta che si accenna in una occasione così formale e solenne come l’Assemblea Generale la possibilità di un “disimpegno”. E Frattini ha giocato un’altra carta importante: ha ricordato che le proposte sul tavolo oggi escluderebbero da un seggio permanente i musulmani: «Importanti aeree del mondo sarebbe lasciate senza rappresentanza, non ci sarà un seggio, ad esempio per il mondo arabo e islamico. Può forse permettersi questo la comunità internazionale nel momento in cui cerchiamo di allargare il dialogo fra fedi e culture diverse?», ha detto ancora il ministro.
L’Italia riapre la ferita che ha diviso ad esempio India e Pakistan: se l’India entrasse e pieno diritto come membro permanente, lo sviluppo sarebbe inaccettabile per il Pakistan. E forse, di rimando, per gli Stati Uniti che rischiano di alienarsi importanti alleati nella lotta contro il terrorismo. La battaglia per la riforma dunque è ripresa più accesa che mai. E il pericolo resta quello di un quick fix, di un colpo di mano cioè per mettere l’assemblea davanti al fatto compiuto di quattro nuove membership su cui votare in tempi rapidi e prima della proposta dei saggi attesa per fine dicembre. Se ci sarà una maggioranza dei due terzi del voto la proposta passerà senza più discussione.
Un’ipotesi questa respinta da Frattini di nuovo come una imposizione dall’esterno e fuori dal dialogo istituzionale: «Nel decidere fra la soddisfazione di pochi e l’inclusione di molti, una scelta sbagliata è un lusso che le Nazioni Unite, al cuore stesso del sistema internazionale, non possono permettersi», ha detto in chiusura del suo intervento.
Il Sole 24 Ore
24/9/2004