Fini/Lula: Faccia a faccia per 45 minuti

09/01/2009

BRASILIA – Faccia a faccia per 45 minuti, l’uomo che ha portato al governo la destra in Italia e l’uomo che ha portato al governo la sinistra in Brasile. Parlano di Achille Lollo, responsabile del rogo di Primavalle, parlano di cooperazione, di accordi industriali.
Gianfranco Fini e Ignazio «Lula» Da Silva, al Planalto, il palazzo presidenziale di Brasilia, la città nata a tavolino, grattacieli dell’architetto Niemeyer e un grande lago dove prima non c’era nulla.
Fini e Lula, il ministro degli esteri atletico e impeccabile che ha fatto sempre politica e l’ex venditore minorenne di arance e tapioca che non si vergogna di ostentare la sua mole, undicesimo di dodici figli, ex sindacalista nel Paese in cui il 10 per cento più ricco della popolazione detiene il 50 per cento delle ricchezze. Abito blu e cravatta rossa, tutti e due.
Parlano di Lollo, dunque, «residente permanente» in Brasile. La Procura di Roma ha chiesto di interrogarlo dopo che lui stesso ha coinvolto in un’intervista Diana Perrone, Elisabetta Lecco e Paolo Gaeta nel rogo che uccise i fratelli Stefano e Virgilio Mattei. Il tribunale superiore brasiliano deve ora autorizzare la rogatoria, Lollo si è opposto.
Lula non può incidere sulle decisioni giudiziarie. Ha spiegato Fini, sostenuto dal suo consigliere Andrea Ronchi: «Lollo non è più perseguibile, i suoi reati sono andati in prescrizione, ma ho voluto mettere l’argomento nell’agenda per sottolineare come si prescrivano i tempi della giustizia, non l’esigenza della giustizia». Lula ha detto che ne parlerà con il ministro della Giustizia, che darà comunque una risposta, si è mostrato d’accordo sui principi. La decisione dell’Alta Corte è attesa in questi giorni.
Un incontro condito di franchezza, gesti informali. Nessun accenno alle differenze ideologiche, nessun accenno al terribile momento politico che Lula sta vivendo. Dimissioni a catena di uomini a lui legati travolti da uno scandalo su fondi versati a parlamentari affinché votassero le leggi. Nessun accenno a certe manifestazioni per le strade di Brasilia: «Lula attenda nossas reivendicacoes», diceva uno striscione degli impiegati del ministero della salute. Problemi soprattutto a sinistra, come capita spesso quando la sinistra va al governo.
Con il suo collega ministro degli Esteri, Celso Amorim, Fini ha parlato della riforma del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Il Brasile chiede assieme a Germania, Giappone e India quattro nuovi seggi permanenti, l’Italia si batte con altre nazioni per seggi non permanenti da assegnare a chi rappresenta aree specifiche. Confronto di posizioni, fermo e sereno.
Da dieci anni un ministro degli esteri non veniva in Brasile e la lacuna colmata ieri da Fini era grave per un paese che ospita 310 mila cittadini italiani più 185 mila nuclei familiari in attesa di riconoscimento di cittadinanza e se si pensa che sono 25 milioni i brasiliani di origine italiana. Grandi sono le possibilità, accordi ad esempio fra piccole e medie imprese italiane e brasiliane, a patto che la strada appena riaperta venga tenuta attiva.

Fonte:
Corriere della Sera
Andrea Garibaldi
6/7/2005