Finanziaria in extremis: 20 miliardi di responsabilità

09/01/2009

di Renzo Rosati
30/9/2005

Dopo il sì del Consiglio dei ministri, il premier ha illustrato la manovra a Ciampi: «Non è elettorale. Bravo Tremonti, ha dipanato una matassa». Tre miliardi di tagli agli enti locali. Risparmi anche al Quirinale. Un miliardo per le famiglie. Abbattuto dell’1% il costo del lavoro

Giulio Tremonti ha presentato (il limite era venerdì 30 settembre) la legge Finanziaria, dopo una maratona notturna della maggioranza. Il premier Silvio Berlusconi annuncia: “Non è una manovra elettorale” e da ciò che emerge nel pacchetto ci sarà ben poco da dare.
Il suo ammontare è di 20 miliardi di euro, in gran parte per ridurre il deficit, e – novità – anche il debito pubblico.
Undici miliardi e mezzo saranno di tagli strutturali alle spese necessari per ridurre dello 0,8% il deficit, secondo gli accordi presi con la Commissione europea.
Gli altri 9,5 saranno le voci in entrata e in uscita.

Partiamo dai primi: l’introito maggiore (3 miliardi) verrà da un giro di vite per gli enti locali, che però non sarà il tetto del 2% stabilito da Siniscalco, ma seguirà criteri selettivi. Ovvero, il governo cercherà di coprire le spese locali per sanità, scuola e assistenza agli anziani, mentre – per esempio – comuni e regioni dovranno finanziarsi i costi per intrattenimenti, rappresentanza, consulenze, burocrazia. In totale il giro di vite sarà del 6,7% rispetto alle spese attuali.

Altri 1,8 miliardi verranno dalla solita “lotta all’evasione”, e un miliardo dovrebbe giungere dalla riduzione del 10% degli stipendi di parlamentari nazionali e assessori, consiglieri comunali, regionali e provinciali ad ogni livello.
I primi ad annunciare il buon esempio sono stati Camera, Senato e Quirinale. Complessivamente l’amministrazione centrale, cioè lo Stato, dovrà risparmiare 10 miliardi, parte dei quali verranno ridistribuiti – nella misure del 30% – ai comuni che daranno una mano a identificare l’evasione fiscale e contributiva (soprattutto nel sommerso: un capannone abusivo è ben visibile anche a un assessore).
Lo Stato prenderà il controllo della riscossione tributi, che spesso agli enti locali costa più di quanto rende: nascerà Riscossione Spa controllata dal Tesoro.

Stretta anche sui guadagni di borsa di tipo speculativo. Oggi è esente dal pagare le tasse sui capital gain chi tiene i titoli in portafoglio per almeno 12 mesi; si porterà questo termine a 18 mesi.E’ invece escluso l’aumento della tassazione delle rendite finanziarie, per non colpire i risparmi in titoli di Stato (l’aliquota è del 12,5%).

Sull’altro fronte, c’è ben poco da dare. Le pensioni minime, fissate a 516 euro al mese (il vecchio milione di lire) dovrebbero essere portate a 600 euro. Aiuti sono genericamente previsti per le famiglie e le giovani coppie, attraverso l’introduzione di una tassazione ridotta in base al quoziente familiare (l’imponibile diviso per i componenti della famiglia), ma solo per i redditi più bassi.

Gli aiuti alle imprese non riguaderanno l’Irap, ma la riduzione del cuneo contributivo del costo del lavoro. La misura è di 2 miliardi, pari all’uno per cento. Saranno detassati gli utili reinvestiti in ricerca.
Per far partire il trasferimento del Tfr (liquidazioni) alla previdenza integrativa le imprese riceveranno 1,2 miliardi in tre anni.
I piccoli investitori coinvolti nei crac tipo Cirio o Parmalat (la dizione è “titolari di obbligazioni fraudolente o insolventi” verranno parzialmenterimborsati con un fondo finanziato dai cosiddetti “conti silenti”, cioè quei conti correnti non tuilizzati per oltre cinque anni.

I passagi di proprietà delle auto non avranno più bisogno del notaio: basterà un dipendente comunale, un ufficio giudiziario o del ministero delle Infrastrutture o un’agenzia dell’Aci.
Lo Stato conta poi di ricavare 6 miliardi dalla vendita di immobili pubblici.

E, a proposito di grandi capitali, c’è da registrare come parte dei soldi rientrati in Italia grazie ai due scudi fiscali attuati da Tremonti tra il 2001 e il 2003, stiano ripassando la frontiera. In tutto tornarono circa 55 miliardi di euro, per il 58% dalla Svizzera.
E proprio verso la Svizzera si sono diretti cinque miliardi di euro di cittadini italiani.
Paura del ritorno al governo dell’Ulivo?
Di certo – vista la destinazione – non si tratta di denari destinati a impiantare fabbriche a basso costo.

Fonte:
Panorama.it
30/9/2005