Fiducia ai massimi dal Duemila: l’industria vede la ripresa

09/01/2009

Le più recenti aspettative degli imprenditori italiani – rilevate dall’Isae, fra il 5 e il 19 giugno, presso il consueto campione di 4mila imprese industriali – sull’evoluzione a breve termine della domanda (ordini) e dell’attività produttiva confermano, al netto della componente stagionale, il significativo progresso in atto nelle prospettive congiunturali. Mostrano, in particolare, un quadro più positivo le attese sull’andamento della produzione e, nello stesso tempo, un deciso recupero i giudizi sull’evoluzione degli ordini e della domanda; migliora la fiducia degli operatori, che consolida il livello più elevato dal dicembre 2000, dopo una sequenza di rialzi pressoché ininterrotti dai minimi degli ultimi anni, toccati nel secondo trimestre 2005. Torna invece meno favorevole, riguardo alle tendenze a breve dell’economia in generale, il clima di opinione degli operatori sullo scenario interno, dopo aver visto prevalere (in aprile) gli ottimisti per la prima volta dal maggio 2002. Sono ormai rientrati gli effetti di freno sulla domanda estera, causati dalle passate fluttuazioni dell’euro rispetto al dollaro e dai dubbi sulle prospettive di tenuta della ripresa internazionale, in un contesto sempre condizionato dal caro petrolio e dalle crescenti pressioni competitive (a cominciare da Germania e Cina). A livello territoriale, i segnali positivi sulla fiducia interessano le imprese localizzate nelle regioni del Nord-Ovest, del Centro e del Mezzogiorno; sono in controtendenza quelle del Nord-Est, dove si registra una battuta d’arresto.

Il saldo (destagionalizzato) delle risposte, per quanto concerne la tendenza degli ordini e della produzione a 3-4 mesi, si è attestato in giugno, rispettivamente, a +29 e +25 (+27 e +23 in maggio). Le imprese interpellate si dichiarano più ottimiste sull’andamento della produzione, mentre sono in netto progresso i giudizi sul portafoglio ordini sia dall’estero così come dall’interno, in un contesto di valutazioni che vedono i saldi delle risposte tornare positivi per la prima volta dal dicembre 2000. Esse si mostrano, per contro, preoccupate sulla situazione economica generale del paese, date le persistenti difficoltà del quadro politico interno. Ciò dovrebbe indicare, comunque, l’atteso avvio del superamento della fase di prolungato ristagno che ha caratterizzato il recente ciclo congiunturale, in cui stenta ad avviarsi un processo di ripresa, sia pure a ritmi moderati. Le più favorevoli aspettative sull’evoluzione della congiuntura internazionale hanno via via allentato il freno sull’attività di esportazione delle aziende italiane, con il ritorno a una schiarita accentuatasi nel secondo trimestre di quest’anno, in cui le prospettive sulla domanda estera appaiono ben orientate.

La tendenza sia della domanda che della produzione è indicata in aumento da circa un terzo delle imprese intervistate; e tale quota, in netto rialzo sulle medie trimestrali del 2005, consolida il miglioramento rispetto ai livelli più bassi toccati nell’ultimo scorcio del 2004, dopo una fase di rialzo nella percentuale degli ottimisti registrata dalla scorsa estate rispetto al primo semestre dell’anno. Nel mese di tornano positivi, dopo ben cinque anni e mezzo, i giudizi sull’evoluzione del portafoglio ordini, mettendo in evidenza un notevole recupero, al netto della stagionalità, sia per il mercato estero come per quello interno. La tendenza della produzione, in particolare, segna il passo nel comparto dei beni di investimento, mentre migliora nei beni intermedi e soprattutto in quelli di consumo. Risalgono, inoltre, le attese sugli ordini per i beni di consumo e per quelli intermedi, ma non nei beni strumentali. Indicazioni sempre più favorevoli, anche se con segnali intermittenti fra i settori, arrivano dai mercati internazionali; per la domanda interna i giudizi confermano la tendenza alla schiarita, ma si riaffacciano le tensioni sui prezzi di vendita, già causate dai persistenti forti rialzi nelle quotazioni del petrolio e di molte materie prime industriali, peraltro attenuate dal rafforzamento del cambio.

Fonte:
Il Sole 24 Ore
Michele De Gaspari