Export, pacchetto di aiuti

09/01/2009

Assistenza per la lotta al falso, 50 sportelli all’estero

Nascita di oltre 50 Sportelli Italia all’estero, desk di orientamento e di assistenza legale per la lotta alla contraffazione, finanziamento di studi di fattibilità connessi a investimenti all’estero per l’aggregazione di filiere, distretti e consorzi di imprese, università e parchi tecnoscientifici.

E ancora: attività promozionale negli Stati Uniti, India e America latina, in particolare in Brasile, dove è prevista in marzo una missione congiunta con la Confindustria. È questo il pacchetto messo a punto dal vice ministro delle attività produttive con delega per il commercio estero, Adolfo Urso, per rafforzare la presenza del made in Italy all’estero nel 2006. ´Quest’anno ha segnato una netta ripresa per le nostre esportazioni’, ha spiegato Urso, ´che viaggiano oltre il 6% di crescita, meglio di Germania (+5,1%), Spagna (+4%), Gran Bretagna (+3,6%) e Francia (+0,2%). Andiamo bene e con l’euro entrato in una fase di ridimensionamento potremmo tagliare anche il traguardo dell’8%, vero record negli ultimi cinque anni.

Per il 2006 il programma è ambizioso e si muove su tre linee di indirizzo: riforma degli enti per l’internazionalizzazione, incentivazione alla fusione aziendale, sostegno all’internazionalizzazione attiva e lotta alla delocalizzazione selvaggia’. In particolare, la riforma degli enti prevede che il governo agisca, attraverso una specifica delega già concessa con la legge 56/2005, al riordino di Ice, Simest, Informest e Finest con la finalità di razionalizzare il sistema di sostegno alle imprese. ´Insieme a questo’, continua Urso, ´riusciremo per la prima volta e rendere organiche anche le leggi quadro per l’internazionalizzazione, varando il testo unico per il commercio estero’.

Altro punto importante è l’incentivazione alle fusioni aziendali. In questo caso sono i numeri a parlare: la maggior parte delle imprese esportatrici sono piccole e medie. Dei 181.082 (+2% rispetto all’anno precedente) esportatori, il 93% circa (168.515 imprese) ha meno di 50 dipendenti ed esporta il 30% (77.574 milioni di euro) del totale (258.888 milioni di euro). ´Dobbiamo aiutare le nostre imprese a crescere’, prosegue Urso, ´e la strada è quella tracciata nella Finanziaria 2006 per l’autocertificazione, i bonus fiscali per le fusioni aziendali e l’incentivazione alla nascita di distretti industriali da ramificare all’estero’.

Quest’ultimo aspetto, infine, sottende anche la terza linea di indirizzo: il blocco della delocalizzazione selvaggia. ´Il governo si è già posto quest’obiettivo’, conclude Urso, ´di non finanziare più con interventi pubblici quell’impresa che chiude la propria attività in Italia per aprirla solo all’estero. Lo abbiamo fatto con la legge finanziaria e con il decreto sulla competitività e lo ribadiamo ancora adesso: siamo per un’internazionalizzazione attiva che prevede la possibilità di sviluppare il proprio business mantenendo il cuore e il cervello in Italia. È necessario mettere in conto che la sola variabile del costo del lavoro non può essere, e in effetti non è, l’unico paradigma dell’internazionalizzazione, dato che l’aumento del livello di vita, specie nei paesi dell’Est Europa, comporterà un’inevitabile crescita dei salari e un’evoluzione del livello dei consumi. Le nostre imprese per questo devono essere in grado di guardare oltre il breve periodo ed essere capaci di formulare pensieri lunghi, progetti di una più ampia crescita internazionale’.

Sarà questo un tema su cui insisterà molto Urso a fine gennaio, quando a Milano si terrà la Terza conferenza nazionale sul commercio estero.

Fonte:
ItaliaOggi – Economia e Politica
Numero 267, pag. 7 del 10/11/2005