Expo Top ten dei padiglioni più visti Sul podio salgono Usa, Oman e Qatar

28/08/2015

Esplora il significato del termine: Stati Uniti in testa con 2 milioni e 850 mila visitatori, seguiti da Oman e Qatar che hanno superato i 2 milioni. Giù dal podio per un soffio, la Russia, che dovrebbe annunciare il duemilionesimo visitatore proprio nel fine settimana. Certo la classifica dei padiglioni più visti a Expo 2015 dopo i primi quattro mesi riserva qualche sorpresa a chi ha visto o sentito parlare di epiche code per entrare in altri Paesi. Ma i numeri hanno una loro logica, e se certe nazioni non sono ancora arrivate al traguardo del milione di visitatori malgrado le file o il gradimento, ci sono diversi motivi logistici. Emirati Arabi, Kuwait, Slovenia, Kazakistan, Colombia e lo stesso Palazzo Italia, sono alcuni esempi di illustri assenti dal club dei milionari nonostante i vistosi affollamenti ai loro ingressi; l’annuncio dell’Italia, come quello dell’Irlanda, è comunque imminente. Hanno invece già superato il milione di visite, in ordine rigorosamente alfabetico: Angola, Austria, Azerbaigian, Brasile, Cina, Corea, Francia, Germania, Giappone, Indonesia, Israele, Malesia, Regno Unito, Repubblica Ceca, Russia, Spagna, Svizzera, Thailandia.

Senza nulla togliere all’efficacia dell’allestimento a stelle e strisce, il primato degli Usa ha tra le sue spiegazioni il gigantismo: grazie alle sue dimensioni è raro che si formi coda; inoltre la visita non comporta un percorso preciso, né situazioni che impongono un numero limitato di persone come succede con lo spettacolo di Israele o gli ascensori della Svizzera. Spesso è l’abbondanza di idee a imporre una permanenza più lunga (Germania, Giappone e Italia richiedono tempistiche che si avvicinano a quelle di una mostra in un museo). Dipende anche da chi ha pensato il padiglione: «Noi abbiamo stabilito subito che non volevamo che la gente aspettasse troppo – dicono i responsabili del padiglione coreano – è uno dei concetti su cui abbiamo basato l’intera esperienza». Va detto che i sistemi di conteggio sono molto diversi tra loro (si va dai quaderni annotati a mano della Colombia ai sensori elettronici dell’Azerbaigian). Qualcuno tra gli addetti ai lavori mormora non poco sull’affidabilità delle cifre (di fatto una specie di tormentone di Expo, a vari livelli). Dicono dagli uffici Usa: «Il nostro conteggio avviene sia manualmente, in ingresso e uscita, che elettronicamente, per comparazione».

Dichiarano dal Sultanato dell’Oman: «Ogni addetto alla sicurezza alle entrate e alle uscite ha un contatore». Peraltro, la popolarità «social» dei padiglioni viaggia su altri binari, così come quella causata dalla movida serale, nella quale vanno in testa Belgio, Olanda, Polonia e Slovenia. «Ma non contiamo chi beve o mangia fuori dal padiglione», precisa Jerneja Lampret, commissario generale sloveno. «Ci preme di più sapere che viene tanta gente, e lo vediamo dai nostri adesivi sui loro vestiti, e che gradiscono l’allestimento». Quel che è certo è che l’annuncio del milionesimo cliente è un’occasione per far parlare del proprio padiglione, per farsi belli con la madrepatria (qualcuno che si chiede «Cosa stiamo facendo laggiù» c’è ovunque), per fare un po’ di gara con i propri avversari storici: gli asiatici in particolare si marcano strettissimo, mentre tra gli europei, come a scuola, si è più attenti a portare a casa bei voti sullo svolgimento dei temi di Expo. Però, come con gli ascolti televisivi, i numeri non faranno la qualità ma non dispiacciono a nessuno. Di sicuro non spiacciono ai visitatori baciati dal destino, che ricevono premi che vanno dalla cena per due al ristorante dell’Hotel Gallia di Milano offerta dal Qatar ai biglietti per Parigi e Seul (vinti da una famiglia padovana e da un’insegnante napoletana) fino alla cena più birra più marmellata più liquore più vaso di cristallo di Boemia toccati al pisano premiato dai Ceki.

Fonte: milano.corriere.it