Email: in Italia ormai 2 su 3 sono spam, dice ricerca Cnr
09/01/2009
MILANO (Reuters) – Tra i messaggi di posta elettronica in circolazione in Italia, due su tre rappresentano spam e messaggi indesiderati. E’ quanto ha accertato un’indagine statistica dell’Iit-Cnr, secondo la quale si sono di molto ridotti i virus, mentre impazza il phishing, messaggi trappola inviati nel tentativo di dirottare gli utenti su pagine web fasulle, per carpire eventualmente i loro dati personali.
Lo studio, di cui il Centro Nazionale delle Ricerche ha dato notizia in una nota, ricorda che ogni giorno in Europa circolano 61 miliardi di messaggi spam, quasi il 90% del totale delle email scambiate, con costi annui che, secondo la Commissione Europea, sfiorano i 39 miliardi di euro.
Ma anche in Italia la diffusione dello spam ha ormai raggiunto e superato il livello di guardia. E le statistiche raccolte dall’Istituto di informatica e telematica del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa (Iit-Cnr) documentano una situazione che va peggiorando, anche se è decisamente migliore rispetto agli indici americani.
“Da un’analisi statistica sui server di posta elettronica dell’Iit emerge che, nel 2006, il tasso di spam medio è stato di circa il 66%”, osserva Stefano Ruberti, responsabile della posta elettronica dell’Iit-Cnr e del Registro del ccTLD .it, organismo che assegna i domini internet `.it'”.
A fronte di 2.846.282 messaggi di posta ricevuti, il sistema ne ha classificati come `clean’, puliti, poco meno di 970.000 (34%). Ben 1.876.511 email erano invece spam o virus: in particolare, 614.772 (32,7% del totale dei messaggi-spazzatura) sono state etichettate come spam ma recapitate comunque all’utente per evitare `falsi positivi’ e 504.408 (26,8%) bloccate e poste in quarantena perché spam acclarato.
Altri 732.000 messaggi sono stati bloccati dai sistemi di controllo Rbl, che identificano indirizzi noti come mittenti di spamming: un numero enorme, se si considera che tali controlli sono in funzione solo dall’8 novembre scorso. Infine, 25.477 email sono state classificate come portatrici di virus (appena l’1,3%): a dimostrazione di come le infezioni abbiano ceduto il passo ad attività truffaldine ben più remunerative.
Tra queste, dice la ricerca, nel 2006, spicca il “`phishing”, il tentativo di dirottare gli utenti su pagine web fasulle che ricordano quelle di banche o portali per l’acquisto di prodotti online al fine di carpire password e codici di autenticazione”.
A riprova di quanto lo spam ostacoli la normale attività di rete, per analizzare tutti i messaggi infetti, il server Iit ha impiegato oltre 1.315 ore di lavoro.
DUECENTO SPAM GANG INTERNAZIONALI
“La tendenza”è in costante crescita: gli indici di gennaio 2007 parlano già di un tasso di spam superiore al 72%. Le tecniche, del resto, sono sempre più raffinate. L’ultimo nato è l’image spam: messaggi che non contengono più testo ma immagini digitali, più difficili da analizzare, che secondo la società americana Ironport hanno raggiunto il 25% del totale, a fronte del 4,8% dell’ottobre 2005 (più 421%). A mettere in ginocchio la posta elettronica, dice la ricerca, sono circa 200 “spam gang”, non più di 600 professionisti che producono l’80% del traffico mondiale di spam.
Il più noto spammer, Jeremy Jaynes, classe 1974, arrestato e condannato a 9 anni di carcere, ha accumulato un patrimonio personale di 24 milioni di dollari.
Ma i tentativi di repressione si scontrano con l’uso di società e server e normative non sempre adeguate: la culla dello spamming è negli Stati Uniti, ma Cina, Russia, Giappone e Corea del Sud avanzano a grandi passi.
“E’ sufficiente che pochi destinatari abbocchino, poiché i costi sono prossimi allo zero.Ma l’obiettivo è mettere in ginocchio i sistemi di posta e non è escluso che chi propone (a pagamento) sistemi anti spam abbia contribuito alla sua diffusione: un sistema già sospettato nella prima, massiccia ondata di virus per computer”, conclude Ruberti.
Fonte:
Reuters