Economia: il Distretto diventa hi-tech
09/01/2009
Unindustria Padova candida la città del Santo a diventare l’epicentro di un Distretto veneto del terziario avanzato e delle tecnologie dell’informazione. Un polo di aggregazione dei servizi hi-tech, che avrà tra gli obiettivi quello di sviluppare infrastrutture immateriali come larghissima banda e wi-fi, diventare incubatore di imprese innovative, in particolare nei settori ambiente e risparmio energetico, facilitare il trasferimento tecnologico e la formazione di un management dei servizi, qualificare anche sotto il profilo urbanistico e architettonico le aree a maggiore densità terziaria. Ma soprattutto innescare processi innovativi e di crescita competitiva, non solo nell’industria ma anche nel settore pubblico.
Il progetto di Distretto presentato oggi a Padova dal presidente della Sezione Terziario Avanzato di Unindustria, Gianni Potti, e che porta già la firma di 135 imprese (tra le quali Telecom, Vodafone, Fastweb), apre una nuova fase di organizzazione e integrazione di filiera in un settore cresciuto a ritmi “cinesi” negli ultimi dieci anni e che ha mutato pelle all’economia padovana. Fra il 1996 e il 2006, mentre il manifatturiero arretra, le imprese padovane di servizi innovativi sono quasi raddoppiate (+90%): da 6.460 a 12.277. Padova concentra un quarto delle 52.734 imprese di servizi avanzati del Veneto (23,3%) e il 22% degli occupati nel settore. Tra i singoli comparti, è boom per locazioni immobiliari (+841,4%), software e consulenza informatica (+167,3%), consulenza direzionale (+113,8%), ingegneria e logistica (+107,5%). E’ una Padova Valley fatta di imprese di servizi complessi, con un elevato contenuto di conoscenza e un utilizzo intensivo delle tecnologie dell’informazione: engineering e informatica, progettazione industriale e design, comunicazione e marketing, logistica, ricerca e sviluppo, finanza, risorse umane, telecomunicazioni.
Altrettanto impetuosa è stata la spinta in termini di occupazione. Fra gli ultimi censimenti Istat (1991-2001) gli addetti ai servizi innovativi sono cresciuti del 92,6%. Dei 41.323 nuovi posti di lavoro creati a Padova nel decennio, metà si devono al terziario avanzato (20.566). Secondo l’archivio ASIA, nel 2004 gli addetti al terziario avanzato erano 49.964, un dato che assegna alla provincia il maggior tasso di occupati nel comparto sul totale, pari al 15,3% (13,2% la media regionale). Padova è prima in Veneto e ottava in Italia per addetti nel settore. Seconda solo a Milano per densità di aziende di telecomunicazioni, emittenti tv e mass media. I servizi avanzati producono un quarto della ricchezza provinciale (5.366 milioni nel 2003), sono il comparto con la più alta produttività per addetto. Un “capitale di competenze” strettamente integrato all’industria, che genera un elevato consumo di beni e servizi: nel 2005 il 63,5% delle imprese manifatturiere ha esternalizzato servizi. Una tendenza più marcata a Padova rispetto al Veneto, in particolare per i servizi di import/export, le reti informatiche, la qualità e certificazione di prodotto.
L’articolata fotografia è emersa durante la presentazione del documento “Il terziario che verrà. 5 idee per il pubblico e il privato per essere competitivi”, elaborato dalla sezione Terziario Avanzato e presentato dal suo presidente e componente la Giunta di Unindustria Padova, Gianni Potti, insieme ai vice presidenti Giovanni Gomiero e Claudio Velasquez.
«Padova è il fulcro di un’area metropolitana intensamente terziarizzata – spiega Potti -. Nel solo triangolo urbano fra Stanga, La Cittadella e zona industriale sono insediate più di 3.000 aziende di servizi. E’ una dinamica che accompagna la trasformazione del sistema produttivo verso un profilo più moderno, che coniuga la tradizione con un’innovazione nel prodotto, con un contenuto di ricerca, di marketing, di attenzione al cliente e alla qualità che fa la differenza sui mercati. Occorre consolidare questa vocazione, facendo di Padova l’epicentro di un polo regionale del terziario innovativo». «Dopo anni di crescita spontanea – aggiunge Potti – va aperta una nuova fase di organizzazione e aggregazione, a dimensione regionale, con un duplice obiettivo: creare una “filiera del valore aggiunto” riconosciuta, dove le imprese interagiscono, sperimentano, collaborano e producono conoscenza, connettendosi con il sistema delle infrastrutture e della logistica, della formazione e della ricerca. Il secondo obiettivo è fare un salto di qualità in termini di idee, puntando su una selezione qualitativa dei progetti».
«Questa filiera – continua il presidente del TA di Unindustria – è un capitale di competenze a disposizione delle Pmi per spostarsi verso prodotti a più alto valore aggiunto, realizzare ingenti economie e collegarsi ai mercati internazionali». Ma è una concreta opportunità anche per il settore pubblico. «Apportando specifiche conoscenze, metodologie e strumenti tipici, il terziario avanzato può contribuire a modernizzare la pubblica amministrazione, a sviluppare nuovi modelli operativi per l’efficienza dei servizi, creando nuovo valore per il cittadino».
DALLA BUSINESS SCHOOL ALLE AGGREGAZIONI AL LIBRO BIANCO DEI SERVIZI HI-TECH: LE 5 IDEE DEL TA PER COMPETERE.
Non solo distretto (il cui progetto è stato presentato alla Regione Veneto). Il documento del Terziario Avanzato di Unindustria Padova prefigura altre traiettorie di sviluppo, tradotte in proposte per la crescita dei servizi innovativi, la competitività del sistema produttivo e del settore pubblico. Misurare i servizi innovativi e tecnologici. Per facilitare e rendere affidabile la scelta di partner nei servizi innovativi, verrà realizzata una mappa delle specializzazioni del terziario avanzato, una carta dei servizi che definisca gli standard minimi di servizio e un libro bianco che spieghi i vantaggi competitivi che aziende manifatturiere e pubblica amministrazione possono trarre dall’integrazione di risorse specialistiche esterne nei processi decisionali e operativi. La crescita dimensionale come strategia competitiva. La domanda di servizi sempre più complessa impone alle imprese terziarie di crescere e strutturarsi in misura coerente con le dinamiche in atto nel manifatturiero. Per favorire questo processo sarà costituito uno “sportello impresa” dedicato alle aziende terziarie che vogliono crescere. Opererà come un centro di informazione e orientamento sugli strumenti per sviluppare l’organizzazione o la dimensione d’impresa (acquisizioni e fusioni, modifiche della struttura societaria), sulle opportunità di collaborazione/integrazione con altre imprese e sugli strumenti agevolativi, supportato da una banca dati regionale. Business School del terziario avanzato. La crescita del terziario innovativo richiede modelli gestionali evoluti e quindi una radicata cultura del management dei servizi. La proposta è costituire una business school che formi profili di eccellenza, sia nei modelli strategici di business, sia nell’efficienza dei processi operativi. La sua presenza, per esempio all’interno di un Politecnico del Veneto, favorirebbe inoltre l’attrazione di imprese hi-tech e di competenze fini dall’esterno del sistema. Aiutiamo la buona amministrazione. Le aziende del terziario avanzato intendono proporsi come partner della pubblica amministrazione. Attraverso il trasferimento di metodologie operative, tecnologie e strumenti di informazione, ma anche istituendo meccanismi di controllo, verifica e certificazione dei risultati, possono dare un forte impulso allo sviluppo di modelli operativi innovativi che perseguano l’efficienza dei servizi e il contenimento della spesa, creando nuovo valore per il cittadino. «Il rapporto con il settore pubblico è un filone di grande interesse – sottolinea Gianni Potti -. Il ricorso a competenze esterne, valorizzando il più possibile le risorse interne, può aiutare l’amministrazione a semplificare le procedure, snellire alcune farraginosità riducendo i costi, ma anche a stimolare fusioni e aggregazioni nella Pa».
Fonte:
Avvenire