Ecco il Brasile, la nuova Mecca dei Professionisti
08/05/2013
di Gian Paolo Prandstraller
C’è una notizia importante (per le professioni) che vorrei commentare. Il Brasile, uno dei più grandi tra i paesi emergenti, pensa di aprire le porte a milioni di giovani professionisti (ingegneri, chimici, medici, infermieri, architetti, ecc.) provenienti dall’estero, per incrementare con questi soggetti preparati in prevalenza nelle università europee la crescita del paese.
Si tratta d’un progetto d’immigrazione che si discosta dal tipo tradizionale di transito verso l’estero, perché è rivolto alla finalità strategica di attirare cervelli in un contesto che aspira alla modernità e che sente il bisogno di assumere un’impronta tecno-intellettuale, basata appunto sulle “professioni”. Che sono – com’è noto – le strutture cognitive capaci di trasformare la conoscenza scientifica in mezzi efficaci per risolvere molti problemi di rilievo sociale.
Rocco Cotroneo nell’articolo A caccia di cervelli esteri (Corriere della Sera, Sette – n. 18, 03.05.2013, p. 55) riferisce che all’origine dell’iniziativa è l’economista Marcelo Neri di Rio De Janeiro, posto dalla Presidente Dilma Rousseff alla guida d’una segreteria per questioni strategiche del governo; secondo il quale “il Brasile sta rischiando un blackout di manodopera specializzata”; e perciò ricorre alla strategìa di attirare nel paese giovani professionisti che possano ovviare a tale problema.
Col vantaggio di veder crescere anche l’occupazione non qualificata, perché i professionisti venuti da fuori possono generare con la loro attività nuovi posti di lavoro nel campo della manodopera non qualificata, e cioè manodopera non qualificata.
Sta accadendo in Brasile un fenomeno che sarà presto paradigmatico e che si riprodurrà in altre aree del mondo, anch’esse assetate di sviluppo e di modernità, come per esempio l’Indonesia, il Sudafrica, il Vietnam, il Venezuela? Penso si possano trarre alcune conclusioni dall’iniziativa brasiliana, che vanno tutte verso la direzione: il lavoro professionale è uno dei fattori essenziali per lo sviluppo dell’economia d’un paese che abbia voglia di crescere.
Il Brasile è considerato un tipico ambito di egemonìa della classe media. Se ora si appresta ad importare un alto numero di professionisti è conseguenziale che alla classe media già esistente si aggiunga un’ulteriore aliquota di individui specializzati, tecnici, intellettuali, a loro volta rientranti in tale classe. Ciò può avere riflessi importanti non solo sulla classe media brasiliana ma anche sull’analogo gruppo sociale nei paesi dell’America meridionale.
È noto che la “mondializzazione” della classe media è verificabile specialmente nei paesi in via di sviluppo. Mi sono occupato di questo tema nella nuova edizione del mio “La rinascita del ceto medio” d’imminente uscita. Si tratta di uno dei più importanti fenomeni sociali del nostro tempo, perché il ceto medio (o “classe media” come lo chiamano gli americani) è la vera base dello sviluppo, della crescita, dell’ascesa verso l’economia e la cultura postindustriale.
Ecco ora aggiungersi all’ipotesi di avanzata del ceto medio il fattore “immigrazione intellettuale”. Questo tipo di immigrazione si configura come il coronamento più visibile d’una situazione generalizzata di avanzata del ceto medio? Quella operaria viene ora sfidata dal passaggio di forti aliquote professionali dai paesi della vecchia Europa ai sistemi economici d’importanza planetaria che marciano verso il benessere con forte determinazione?
Giunge anche notizia che vi è una notevole emigrazione di cervelli (italiani e di altra provenienza) verso Wroclaw (nota anche come Breslau), Polonia. Si sta formando una vivace e attiva élite giovanile nella città di Wroclaw; giovani intellettuali emigrano dall’Italia e da altri paesi verso l’antica capitale della Slesia, che si specchia sul fiume Oder. Una città bella e importante, un segno che la Polonia è in via di promettente sviluppo.
Ora dalla vecchia Europa accorrono tra le sue mura per fare ricerca molti giovani che si cimentano nell’informatica, nell’ingegneria, nella biologia, nella fisica. È un’altra bella notizia! che attenua per fortuna l’atmosfera di decadenza in cui siamo immersi noi italiani. Chissà che i nostri giovani “esuli” gettino un po’ di luce sul persistente grigiore dell’atmosfera nazionale!