E’ il Brasile la nuova frontiera?
09/01/2009
Si chiude ufficialmente il Forum imprenditoriale Italia-Brasile, dedicato alle prospettive di crescita delle relazioni economiche tra i due Paesi. Uno sviluppo commerciale legato alla constatazione del sottoutilizzo italiano della piazza brasiliana e alla consapevolezza dell’affidabilità del sistema economico locale, grazie anche alle opportunità di crescita della presenza bancaria italiana
San Paolo – Entusiasmo, consapevolezza delle grandi prospettive di crescita e ricerca immediata di un “salto di qualità”. Sono queste le conclusioni emerse dal Forum imprenditoriale italo-brasiliano che si conclude ufficialmente oggi a Porto Alegre, luogo simbolo delle speranze di sviluppo sostenibile promosso da quella parte di Paese che lì tenne il primo Forum Sociale Mondiale nel gennaio 2001 e che in larga parte, forse, contribuì all’elezione Luíz Inácio Lula da Silva alla Presidenza della Repubblica.
La Manifestazione, che ha toccato anche le città di Belo Horizonte e San Paolo, si è caratterizzata per un intenso programma a base di forum, seminari a tema e incontri bilaterali che hanno visto l’intervento di circa 200 imprenditori italiani insieme ad enti, associazioni di categorie ed esponenti delle istituzioni italiane e brasiliane.
Seguendo idealmente l’invito rivolto dal presidente brasiliano Lula all’imprenditoria italiana in occasione della sua ultima visita a Roma nell’ottobre 2005, l’Istituto per il Commercio Estero di San Paolo (ICE) si era fatto carico dell’organizzazione della missione in collaborazione con la Confederazione delle Industrie Italiane (Confindustria) e l’Associazione Bancaria Italiana (ABI) con l’obiettivo di sostenere lo sviluppo delle relazioni economiche tra i due Paesi, la promozione di accordi di collaborazione e di joint-ventures tra aziende italiane e brasiliane e la crescita degli investimenti nelle aree maggiormente sviluppate del Paese sudamericano. Alla delegazione hanno preso parte anche il Ministro italiano delle Attività Produttive Claudio Scajola, il Vice Ministro dello stesso dicastero Adolfo Urso, il Presidente della Confindustria e della Fiat Luca Cordero di Montezemolo, il Presidente dell’ABI Maurizio Sella, il Presidente dell’ICE Umberto Vattani e il Direttore Generale dello stesso organismo Ugo Calzoni .
Il clima di entusiasmo accompagnato dalla sensazione della grande opportunità è parso evidente nei commenti di alcuni protagonisti in rappresentanza di quelle istituzioni particolarmente concentrate sullo scambio bilaterale. “Questo evento ha in sé un’enorme importanza non solo per la somma dei risultati ottenuti o per i numerosi contatti stabiliti in questi giorni dalle 200 imprese italiane intervenute ma per l’impatto che esso ha avuto sulla consapevolezza da parte degli operatori italiani della realtà brasiliana, del suo sistema produttivo e della sua politica economica” commenta Riccardo Landi, Direttore dell’Ufficio ICE per il Brasile a San Paolo .
Gli fa eco il Segretario Generale della Camera di Commercio Italiana della capitale paulista Francesco Paternò che non esita a definire il Forum “la prima manifestazione di grande interesse nazionale da molto tempo a questa parte” che si spera, aggiunge, “possa avere un seguito importante “.
Un seguito, forse, rappresentato da quel “salto di qualità” nella collaborazione economica fra Italia e Brasile per il quale sussisterebbero “tutte le condizioni” come ha affermato il Ministro delle Attività Produttive, Claudio Scajola intervenendo a San Paolo mercoledì nel meeting che ha visto anche la partecipazione del Presidente Lula.
La necessità di un’accelerazione significativa nello sviluppo delle relazioni commerciali tra i due Paesi deriva da una diffusa constatazione del sostanziale sottoutilizzo del mercato brasiliano da parte delle imprese italiane. A fronte di un incremento dello scambio tra il Brasile e il resto del Mondo pari al 18%, ha ricordato Landi, la crescita nelle relazioni commerciali del Paese sudamericano con l’Italia infatti è stata appena dell’11% .
“Credo che le cause di questo sottoutilizzo – ha precisato il Direttore dell’Ufficio ICE di San Paolo – siano principalmente due: un ritardo nell’acquisto della consapevolezza delle opportunità offerte dal Brasile e, soprattutto, la mancanza di un adeguato sostegno finanziario per le imprese che si sono avvicinate al mercato brasiliano”. Non solo mancanza di fiducia, dunque, ma anche assenza fino a oggi di un valido supporto bancario , fenomeno, quest’ultimo, decisivo nei segmenti industriali prediletti dalle imprese italiane nel Paese.
“Gli operatori italiani sono attivi in settori come quello dei macchinari dove, a fronte di contratti a lungo termine con cifre piuttosto alte, le condizioni di finanziamento offerte finiscono per fare la differenza – aggiunge Landi – . I nostri concorrenti europei, le banche di Germania, Olanda e Spagna in particolare, hanno aperto da tempo filiali in Brasile dove possono offrire condizioni di finanziamento più vantaggiosi per gli operatori “.
Si spiegherebbe così, dunque, il significato della presenza dell’Associazione Bancaria Italiana, impegnata nel perseguire l’obiettivo di incrementare la presenza finanziaria tricolore in Brasile, riducendo il gap con gli altri Paesi. In questa occasione l’ABI ha condotto nella nazione sudamericana alcuni istituti di credito italiani che avrebbero stretto importanti legami con le banche brasiliane .
L’enfasi posta sul “fattore finanziario” nell’occasione non rappresenta comunque un aspetto isolato nel panorama latinoamericano. L’attenzione posta sul ruolo delle banche nei processi di integrazione economica e di sviluppo delle relazioni commerciali grazie anche all’armonizzazione delle attività degli istituti centrali era già stata al centro del dibattito svoltosi nel “Seminario Internacional de Integración Financiera” che ha riunito i rappresentanti delle banche centrali latinoamericane e caraibiche il 24 e il 25 marzo scorso a Caracas. Un evento in cui si è discusso di avvicinamento tra le politiche monetarie nazionali ma anche, secondo la Banca Centrale Venezuelana, della prospettiva che “le istituzioni finanziarie del capitale latinoamericano abbiano un maggiore accesso al mercato latinoamericano e caraibico “.
Proprio le prospettive di crescente integrazione nel Subcontinente a partire dall’area di libero scambio del Mercosur di cui Brasile è membro fondatore al pari di Argentina, Uruguay e Paraguay, potrebbero rendere ancora più importante l’incremento delle relazioni economiche italo-brasiliane a fronte delle partnership privilegiate dell’area con alcuni mercati limitrofi come Cile e Bolivia e dell’allargamento al Venezuela. Paese, quest’ultimo, con il quale l’Italia ha siglato lo scorso 1 dicembre importanti accordi imprenditoriali nel settore dell’energia e delle infrastrutture dopo la visita del presidente venezuelano Hugo Chávez a Roma .
“Il Brasile ha conquistato negli anni un’importante egemonia nell’area sudamericana e, da qualche tempo, anche in quella centroamericana – sottolinea il Segretario Generale della Camera di Commercio Italiana di San Paolo – . Lo sviluppo delle relazioni commerciali non deve quindi limitarsi al mercato rappresentato dagli oltre 150 milioni di brasiliani ma anche a quelli costituiti dai 300 milioni di sudamericani e dai 150 milioni di centroamericani. In questo senso il Brasile dovrebbe diventare una piattaforma per l’intera regione latinoamericana “.
Base potenziale per un’espansione del commercio italiano nel resto del Subcontinente, il Brasile evidenzia oggi alcuni settori particolarmente propensi allo sviluppo nelle relazioni con l’Italia. “Nell’immediato contiamo di veder crescere quei settori in cui la presenza italiana è già forte come quelli dei macchinari, degli impianti e della componentistica elettronica – ricorda Landi – . In futuro occorrerà investire nelle nuove tecnologie, nei beni di consumo di lusso e nel segmento dell’agroalimentare di qualità”. Una crescita che dovrebbe basarsi in modo adeguato sulle potenziali joint ventures tra le piccole e medie imprese (PMI) italiane e le piccole aziende brasiliane in tantissimi settori, come ha ricordato anche il presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo intervenendo mercoledì al Forum, e che potrebbe trovare in Brasile una preziosa risorsa di origine storica.
“Spesso agli imprenditori italiani che ci consultano spieghiamo come il Brasile, a differenza di altri Paesi emergenti come la Cina e l’India, presenti il vantaggio di una continuità culturale, morale e sociale rispetto all’Italia – ricorda Paternò – . Ovvero un Paese in cui gli imprenditori italiani possono davvero sentirsi a casa propria “. Un riferimento al ruolo giocato dalla comunità imprenditoriale oriunda italiana, potenziale veicolo di scambio privilegiato a fronte dell’invito allo sviluppo delle partnership.
Proprio la presenza della business community italo-brasiliana che, a fronte di un’incidenza pari al 14% dei discendenti degli emigranti italiani sulla popolazione pesa sull’economia brasiliana per una quota superiore, come ha ricordato Landi, potrebbe dunque rappresentare una risorsa per le PMI italiane. Operatori, questi ultimi, alla ricerca di alleanze e strategie di partnership per superare l’handicap dimensionale nel processo di internazionalizzazione .
Fonte:
Notiziario Italic Business News – News ITALIA PRESS agenzia stampa – N° 63 – Anno XIII, 31 marzo 2006