Draghi: «Tornare alla crescita è la priorità della politica economica»
09/01/2009
Tornare alla crescita: è la priorità assoluta della politica economica italiana secondo il Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, illustrata questa mattina con la lettura delle considerazioni finali all’Assemblea generale ordinaria dei partecipanti di Bankitalia.
Ritrovare la via dello sviluppo, dunque, con l’imperativo di risanare la finanza pubblica.
La ripresa ciclica che si sta avviando in Italia da sola non può risolvere il problema di crescita che affligge il Paese. Si pagano ritardi nella capacità tecnologico-organizzativa delle imprese e del sistema, la produttività si è ridotta, caso unico fra i Paesi industrializzati. «Rimuovere gli ostacoli alla crescita delle imprese – dice Draghi – è condizione necessaria per cogliere le occasioni offerte dalla globalizzazione dei mercati e per stimolare una diffusione ampia e sistematica di innovazioni nell’organizzazione aziendale, nei processi produttivi, nella gamma dei prodotti. È questa la via per recuperare competitività internazionale e rilanciare lo sviluppo».
Condizione necessaria per lo sviluppo è la stabilità. Un cenno anche ai benefici «preziosi» dell’euro per l’Italia, anche se i vantaggi della moneta unica sono stati in gran parte dispersi. «La tendenza al rialzo dei tassi – sottolinea Draghi – rende ora urgente un’azione sulle determinanti strutturali della spesa. Il peso del debito pubblico deve tornare a diminuire». Occorrono, secondo Draghi, interventi strutturali sulle principali voci di spesa e per tutti i livelli di governo. «Per conseguire l’obiettivo di indebitamento netto – dice Draghi – indicato nei programmi governativi per il 2007, pari al 2,8% del Pil, e riavviare il processo di riduzione dell’incidenza del debito sul Pil è necessaria una correzione dell’ordine di due punti percentuali del prodotto». Indispensabile anche responsabilizzare Regioni ed enti locali sul controllo della spesa.
Il costo del lavoro
Troppo elevato il costo del lavoro nel Belpaese: nel 2005 il Fisco ha prelevato il 45,4% del costo del lavoro di un lavoratore tipo dell’industria, mentre il valore medio nei Paesi Ocse è del 37,3 per cento. La rigidità nell’impiego del lavoro, secondo Draghi, impone costi impliciti alle aziende, anche se margini di flessibilità sono stati recuperati con i contratti atipici. La stasi della produttività è anche legata alla carenza di capitale umano. Qui Draghi punta l’obiettivo sui ritardi accumulati dall’Italia sul fronte dell’istruzione, citando, dati alla mano, non solo le quote di diplomati e laureati italiani (rispettivamente 34% e 10%), rispetto alle medie dei Paesi Ocse (rispettivamente 41% e 24 %), ma anche i ritardi nell’apprendimento della matematica, equivalente a un anno di scuola. «Prima ancora che maggiori spese – dice Draghi – occorrono nuove regole che premino il merito di docenti e ricercatori».
Gli incentivi alle imprese
Nel mirino del Governatore della Banca d’Italia anche gli incentivi alle imprese. «Politiche specifiche di incentivazione delle imprese – dice Draghi – possono essere d’aiuto, ma la loro utilità non va sopravvalutata. Esse comportano costi di gestione, possibili distorsioni allocative, rischi di uso impropri, soprattutto se basate su meccanismi non automatici. Lo stesso beneficio di stimolo degli investimenti, se pur maggiore per le imprese meridionali, è modesto in rapporto alle risorse impiegate». Secondo Draghi un ridimensionamento del sistema di trasferimento alle imprese libererebbe risorse per altre priorità di spesa e per il contenimento della pressione fiscale.
Il rilancio dello sviluppo economico passa attraverso l’intensificazione della concorrenza, l’ampliamento dei meccanismi di mercato necessari al rilancio produttivo, ma anche tramite la riduzione dei divari territoriali.
La spesa pensionistica
Forte la spesa per le pensioni, pari al 15,4% del prodotto interno lordo: di questa circa un quarto è assorbito da pensioni di vecchiaia e di anzianità versate a persone che hanno meno di 65 anni. Secondo Draghi, considerando le aspettative di vita e lo sviluppo della previdenza complementare, che ha grandi potenzialità di espanzione, «solo un innalzamento significativo dell’età media di pensionamento può conciliare l’erogazione di pensioni di importo adeguato con la sostenibilità finanziaria del sistema contributivo».
Un accenno nella relazione anche ad Antonio Fazio, ex Governatore della Banca d’Italia che si è dimesso lo scorso dicembre, travolto dal risiko bancario, sostituito alla guida di palazzo Koch da Mario Draghi. «Il giudizio sul suo operato nello scorcio del suo ufficio – dice Draghi – è aperto. Gli rivolgo un riconoscimento non formale, per aver speso l’intera sua vita professionale al servizio di questa istituzione».
Fonte:
Il Sole 24 Ore
Nicoletta Cottone