Draghi: i governi mantengano i loro impegni sul risanamento
18/02/2013
Avere una forte credibilità e gestire le aspettative. È questo che i governi devono fare per rilanciare le economie dei paesi schiacciati dai risanamenti fiscali. Il presidente della Bce, Mario Draghi, di fronte alla commissione Affari monetari del Parlamento europeo, ha inserito un nuovo, importante, elemento nella discussione sull'austerità.
Draghi ha infatti ammesso – e non poteva fare altrimenti – che le politiche di risanamento fiscale hanno un effetto depressivo sull'attività economica. Rispondendo alle domande dei parlamentari, il presidente della Bce ha però spiegato che non ritiene opportuno diluire nel tempo o mitigare le politiche di "austerità". Occorre mitigare piuttosto – ha detto – gli effetti negativi di queste politiche fiscali. Come? Due tra gli strumenti preferiti dalla Bce sono noti: ridurre le spese piuttosto che alzare le tasse «già molto elevate» in Eurolandia – cosa che non è stata fatta – e applicare rapidamente le riforme strutturali dei mercati dei prodotti – che mancano ancora all'appello – e dei mercati del lavoro, in modo da rendere più competitive le esportazioni.
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Il terzo elemento è invece nuovo: occorre che i governi diano credibilità ai piani fiscali di medio periodo «in modo da rassicurare i mercati»: si tratta di fornire «dettagli», possibilmente numerosi, sulle loro intenzioni, e renderle credibili attenendosi ai programmi. Anche se questo sforzo può avere qualche costo politico. L'idea di fondo è che in questo modo, esattamente come fanno le banche centrali, si possano plasmare le aspettative degli operatori economici, i quali possono così sostenere, e non contrastare, gli sforzi della politica.
Tocca ai governi, dunque. La politica monetaria, ha fatto capire Draghi, ha svolto il suo compito. Il presidente ha ricordato ancora una volta che l'obiettivo della Banca centrale è quello di mantenere la stabilità dei prezzi di medio periodo. La forza dell'euro – che la Bce continua a negare, ianche n relazione ai fondamentali – e l'accelerazione della contrazione – che considera già superata – sono fattori di rischio sull'andamento del costo della vita: saranno quindi presi in considerazione solo se rallenteranno i prezzi. In ogni caso non saranno trattati come obiettivi o come strumenti della politica monetaria.
Le parole di Draghi al Parlamento europeo, dunque, lasciano pensare a una Bce che manterrà il suo orientamento espansivo – gli effetti negativi di una politica prolungata di "tassi zero" possono essere contrastati solo dai governi, ha detto – ma che difficilmente affronterà direttamente l'apprezzamento del cambio o la recessione. In futuro e in prospettiva ci si può aspettare qualche intervento indiretto, ma solo se le proiezioni dello staff della Banca centrale mostreranno il mese prossimo un rischio maggiore di disinflazione, di rallentamento dei prezzi.
Fonte:
Il Sole 24 Ore