Dottori si diventa con un clic: radiografia dell’e-learning in Italia

09/01/2009

di MONICA ELLENA

ROMA – Doppio clic sul mouse e via. Si studia. In Italia diventare dottore con l’e-learning, ovvero la formazione a distanza attraverso Internet e supporti tecnologici dell’informazione e comunicazione, si può. Ma a velocità rallentata. Secondo i dati rilevati dall’Associazone dei servizi e contenuti multimediali (Anee) nel 2003 nelle 79 università italiane, su 57 che offrono formazione a distanza solo 12 funzionano a pieno regime.

Manca una strategia, c’è piuttosto una vasta nebulosa di sperimentazioni e iniziative autonome di cattedratici che portano avanti la causa, senza un reale supporto a livello istituzionale. Il risultato è che circa il 50 per cento delle università che dichiarano di fare e-learning sviluppano in realtà supporti informatici che permettono agli studenti di accedere al materiale didattico on-line. E-reading piuttosto che e-learning.

La sperimentazione del corso di laurea in ingegneria informatica del Politecnico di Milano che nel 2000, in collaborazione con Somedia, ha istituito il primo corso di laurea in ingegneria informatica totalmente online ha battuto una strada aperta dal Consorzio Nettuno, con risultati soddisfacenti. Il recente allargamento della cerchia a quattro partner con l’entrata di Telecom Italia Learning Service (Tils) e Sfera (società del gruppo Enel) mira alla nascita di un consorzio per la didattica online. Tramite la piattaforma Ibm Learning space, i futuri ingegneri hanno accesso a 31 materie e sostengono un esame finale in sede ad personam.

La versione dell’e-learning blended che integra presenza-distanza sembra essere la migliore per molte delle soluzioni made-in-Italy: il contatto de visu con il docente non scompare totalmente e il virtuale interviene a livelli diversi nei programmi dei singoli atenei. Con la net-laurea del resto cambiano le dinamiche tra studenti e docenti: per i web-studenti l’approccio richiede più responsabilità, per il prof l’esposizione richiede più tempo (ogni ora di videolezione richiede circa 20 ore di preparazione).

La diffidenza dura a morire non è l’unica causa dello sviluppo rallentato della laurea via mouse. La didattica online costa di più: l’università deve dotarsi di apparecchiature e ambienti software per gestire l’apprendimento che possono essere creati ad hoc o acquistati sul mercato a costi elevati. C’è chi si affida poi ai modelli open source come l’Università di Modena che, per Scienze della Comunicazione utilizza Moodle, una piattaforma gratuita creata e messa in rete dall’Univesità di Perth in Australia.

Il decreto Moratti-Stanca dello scorso anno ha aperto la strada in Italia alle università totalmente telematiche con l’istituzione di una commissione ad hoc, guidata dall’ex rettore di Bologna, Fabio Roversi Monaco. L’ok del Miur ha però raccolto consensi e sollevato critiche. La più forte dalla Conferenza dei rettori delle Università italiane (Crui). Se infatti la sfida è già stata raccolta da pochi mesi da due atenei virtuali, la Guglielmo Marconi e il consorzio Tel. ma, i Magnifici hanno sollevato dubbi sui programmi offerti, puntando tar l’altro il dito sull’elemento di ricerca che caratterizza l’università e che rischia di non essere sviluppata dagli atenei puramente virtuali.

Un problema che non sembra porsi all’estero dove le open university sono una realtà consolidata che raccoglie circa il 20 per cento della popolazione universitaria. Un dato che incoraggia il ministero visto il basso tasso di natalità dei dottori italiani fermo al 38 cento degli iscritti. L’e-learning quindi, con i debiti controlli, può essere un ancora di salvezza per chi si perde lungo la strada.

Padre di tutte le lauree virtuali italiane è il Consorzio Nettuno (www.uninettuno.it). Nato nel 1993 dalla spinta innovativa dei Politecnici di Torino e Milano e la Federico II di Napoli, Nettuno – ovvero network per l’università ovunque – conta oggi 38 tra atenei, poli tecnologici e organismi internazionali, oltre 14 mila iscritti (4,500 matricole nel solo anno accademico 2003/2004) e 27 corsi di laurea tra ingegneria, archiettura, beni culturali, scienze della comunicazione, economia, psicologia, sociologia. Un portfoglio di 258 corsi per circa 16 mila ore di lezione.
Gli studenti possono accedere alle lezioni con il portale didattico su internet o attraverso i canali satellitari Rai Nettuno Sat 1 e Rai Nettuno Sat 2 che trasmettono 48 ore di videolezioni al giorno. Il Consorzio ha anche due progetti della Commissione Europea per la formazione a distanza: LIVIUS, Learning in a Virtual University System, ovvero la futura Università virtuale europea e Med Net’U – la Mediterranean Network University. Il portale di Med Net’U (www.uninettuno.it/mednetu) verrà lanciato il prossimo settembre, sarà articolato in cinque lingue – arabo compreso, il primo al mondo per l’insegnamento a distanza in arabo – e rappresenterà l’anello di raccordo di 28 tra ministeri, università e strutture per la formazione a distanza.

La prima università totalmente online, la Guglielmo Marconi (www.unimarconi.it), nasce nel marzo di quest’anno e offre, a partire dal prossimo anno accademico 2004/2005 sei corsi di laurea: scienze giuridiche, lingua e letteratura italiana per stranieri, scienze economiche, scienze dell’educazione e della formazione, scienze geo-topo-cartografiche, estimative, territoriali ed edilizie e scienze del servizio sociali. La Marconi ha sviluppato una piattaforma software ad hoc – virtual c@mpus – sulla quale si seguiranno le lezioni, per gli esami si rimane legati alla tradizione del faccia-a-faccia con il docente.

Due per ora invece i corsi triennali e specialistici dell’ultima nata del sapere virtuale, la Tel.ma (www.formez.it): economia e management dell’audiovisivo e produzione e distribuzione audiovisiva. Settori di nicchia per la struttura nata all’interno del Fomez – Centro di formazione studi del dipartimento della Funzione Pubblica – che aprirà ufficialmente le iscrizioni il prossimo settembre.

La Repubblica
(22 luglio 2004)