Damiano: «In pensione a 58 anni»
09/01/2009
Per chi ha raggiunto 35 anni di contributi lavorativi. Nessun aumento di età per le donne. «Non c’è “macelleria sociale”»
TORINO – Chi ha 35 anni di contributi potrà andare in pensione anche prima dei 60 anni di età, «magari a 58». Lo ha detto il ministro del Lavoro Cesare Damiano. «L’intenzione del governo è di abbassare sotto i 60 anni il limite minimo di età pensionabile: esattamente il contrario di quanto ci è stato attribuito nei giorni scorsi», ha affermato Damiano. «Non ho mai detto di alzare il limite minimo d’età per la pensione a 62 anni, ma anzi stiamo studiando una modifica delle legge Maroni per consentire ai lavoratori italiani che abbiano raggiunto i 35 anni di contributi di andare in pensione con meno di 60 anni, per esempio a 58», ha precisato il ministro.
Il vice presidente del Consiglio, Francesco Rutelli, ha detto invece che secondo lui «se l’aspettativa di vita si è alzata, l’eta pensionabile va aumentata, anche se non in modo coercitivo».
«MAGGIORE LIBERTÀ DI SCELTA» – «La legge Maroni prevede che dal 1° gennaio 2008 si possa andare in pensione soltanto se sono soddisfatte contemporaneamente due condizioni: 35 anni di contributi e 60 anni d’età, a meno di non avere 40 anni di contributi, condizione sempre più difficile da oggi in avanti. Mantenuti i 35 anni di contributi, la nostra idea è che si possa andare in pensione anche prima dei 60 anni. Vogliamo garantire una maggiore libertà di scelta».
ETÀ PENSIONE: NIENTE AUMENTI PER LE DONNE – «È assolutamente falso che ci sia un progetto per innalzare l’età di pensione per le donne», ha aggiunto Damiano. «È vero che ci sono ipotesi su incentivazioni e disincentivi per chi decide di continuare a lavorare o voglia andare invece in pensione prima, anche questi in un’ottica di maggiore libertà di scelta. È in malafede chi parla di macelleria sociale», ha risposto Damiano ad alcuni settori dell’opposizione. «Inoltre occorre riparlare della necessità di rivalutare pensioni che ora si aggirano attorno ai 500 euro, quindi sotto la soglia di una vita decorosa».
Fonte:
Corriere della Sera
03 settembre 2006