Corte dei conti, allarme sulla manovra. “Desta perplessità e preoccupazione”
09/01/2009
Il presidente Lazzaro, davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato critica i pochi tagli alle spese e il mancato utilizzo delle risorse aggiuntive per ridurre il deficit.
ROMA – La Corte dei Conti, attraverso il suo presidente Tullio Lazzaro, fa le pulci alla Finanziaria 2008 e, nel corso dell’audizione alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, esprime “perplessità e preoccupazione”: pochi tagli alle spese, poche risorse per investimenti, uso sbagliato del tesoretto che andava utilizzato per ridurre il deficit. E allarme lanciato perfino sull’entità di questo extragettito, che potrebbe rivelare un “buco” da 3,6 miliardi. E dunque, “il nodo della questione della finanza pubblica resta, nel breve periodo, non risolto”.
A giudizio di Lazzaro, “il quadro alla base della manovra di bilancio per il 2008 ci prospetta una situazione dei conti pubblici e scelte di copertura dei maggiori oneri che non possono non destare perplessità e preoccupazione”. Questo perché, “come nel 2006 e nel 2007, è caratterizzata da una continua revisione verso l’alto delle stime sul gettito fiscale e da un significativo, anche se minore, scostamento della spesa primaria dagli obiettivi programmatici”.
Allarme anche sull’entità del tesoretto: per Lazzaro, infatti, non risulta “chiaro” come sia stato calcolato l’extragettito, e così lui chiede di sapere se sia stato calcolato “tenendo conto dell’andamento di tutte le entrate correnti, o dell’aggregato che comprende solo le entrate tributarie e i contributi sociali”. “E’ un dubbio che va chiarito”, prosegue, “perchè in base al monitoraggio condotto dalla Corte dei conti risulta un andamento fortemente negativo delle entrate erariali extra tributarie”. La Corte calcola che il cattivo andamento di alcune voci di entrata nei primi 9 mesi potrebbe ridurre l’extragettito stimato nella nota di aggiornamento da 5,9 a 2,3 miliardi.
E “perplessità” viene espressa dal numero uno della magistratura contabile anche sulla “decisione di non destinare l’extragettito alla riduzione del disavanzo e del debito. Decisione che tra l’altro viola il principio fissato dallo stesso governo in sede di Dpef di una copertura dei maggiori oneri esclusivamente con correzioni di spesa”. Da qui l’allarme: “Il rischio è che le maggiori entrate finiscano per finanziare spese permanenti”.
In particolare Lazzaro richiama l’attenzione sulle “distorsioni” prodotte “dai troppi vincoli” al controllo della spesa e sul fatto che “il contenimento più robusto” si sia verificato “in questi ultimi anni nelle spese di investimento”, cioè proprio nel settore in cui “secondo le ripetute enunciazioni programmatiche avrebbero dovuto essere destinate risorse crescenti”. Anche perché, rileva, “difficoltà di natura politico-sociale hanno reso impraticabile percorsi più efficaci di contenimento della spesa in aree a maggiore incidenza, come pubblico impiego e spesa pensionistica”.
Al contrario, “merita di essere evidenziata una consistente riduzione, rispetto al Dpef, dei finanziamenti ipotizzati per Ferrovie e Anas, rispettivamente da 4 a poco più di un miliardo e da un miliardo a 215 milioni, con una implicita scelta di rinvio dei piani di investimento delle due società”.
Ancora, la Corte dei conti bacchetta la scelta “di rinviare l’individuazione delle risorse necessarie per la definizione dei rinnovi contrattuali del biennio di competenza (2008-2009)” per gli statali. Che porta a “un sistematico diasallineamento temporale tra programmazione finanziaria e decorrenza dei contratti”. In questo modo “viene di fatto istituzionalizzato il rinvio della contrattazione quanto meno all’esercizio successivo a quello di teorica vigenza degli accordi”. Da qui le “conseguenze negative in termini di incremento dei costi del personale”.
Fonte:
La Repubblica