Conti pubblici: l’Ue benedice la Finanziaria
09/01/2009
Ok, la Finanziaria è giusta. L’Ue approva la manovra di rientro dal deficit varata dal governo italiano, ma per arrivare alla promozione dell’Ecofin bisognerà valutare l’attuazione delle misure previste. E’ dunque positivo nel complesso il bilancio dell’incontro a Bruxelles tra il ministro dell’Economia Giulio Tremonti e il supercommissario agli Affari economici della Ue Joaquin Almunia.
Sotto esame le misure contenute nella Finanziaria 2006 e la road map per riportare i conti pubblici sotto controllo in un arco temporale che arriva fino al 2009. Gli sforzi dell’Italia per il risanamento delle finanze pubbliche “sono importanti”, ha commentato Almunia, e la Ccommissione “se ne compiace”. “Pensiamo che con tutte le misure della Finanziaria la raccomandazione del Consiglio sarà rispettata e lo sforzo richiesto sarà una realtà alla fine del 2006. Ora dobbiamo avere un successo nell’attuazione di queste misure e abbiamo ascoltato dal ministro Tremonti la volontà politica di attuare queste misure in modo efficiente”.
Nonostante “l’impressione positiva” degli sforzi italiani per il risanamento delle finanze pubbliche, il commissario Almunia ha avvertito che comunque gli sforzi dovranno proseguire anche oltre il 2006: “il perdurare di alti livelli di debito pubblico continuano a necessitare di ulteriori sforzi”.
Soddisfatto Tremonti: “Il nostro impegno è stato quello di fare una finanziaria coerente con gli impegni e con le responsabilità che abbiamo in Europa” ha spiegato il ministro al termine dell’incontro con Almunia. E ora, “pur ormai in una fase di inizio della campagna elettorale”, è necessario “indirizzare tutta l’attività ordinaria del governo per centrare gli obiettivi che sono contenuti nella finanziaria”. La manovra 2006 – ha aggiunto Tremonti – ha inoltre una seconda importante caratteristica in quanto prima misura costruita in seno al nuovo patto di stabilità e crescita rivisto.
Nell’incontro di Bruxelles Tremonti ha illustrato l’aggiornamento al dicembre 2005 del Programma di stabilità: l’Italia ha rivisto al ribasso l’obiettivo del rapporto deficit/pil per il 2006 e al rialzo quello del rapporto debito/pil.
Il primo passa, rispetto al 4,3% dello scorso anno, dal 3,8% al 3,5% quindi – si legge – “entro l’obiettivo di sicurezza fissato” e poi sotto la soglia del 3% a partire dall’anno prossimo (al 2,8% nel 2007 e al 2,1% nel 2008).
Quanto al rapporto debito/pil nel 2005, si legge sempre nel programma di stabilità aggiornato, questo dovrebbe collocarsi al 108,5% superiore di circa 0,3% all’obiettivo indicato nel Dpef, mentre nel 2006 dovrebbe collocarsi al 108%, per poi scendere al 106,1% nel 2007, al 104,4% nel 2008 e al 101,7% nel 2009. Ad assicurare la “stabile discesa del rapporto debito/pil, precisa il documento, saranno da un lato l’attuazione delle politiche economiche indicate nel Dpef 2006-2009 e dall’altro la realizzazione del programma di privatizzazioni. Nel 2004, il governo aveva indicato invece che il debito pubblico sarebbe sceso sotto il 100% già l’anno prossimo, riducendosi al 99,2% nel 2007 e al 98,0 nel 2008.
Infine l’avanzo primario, vera spina nel fianco per tutti i ministri dell’economia succedutisi nel governo Berlusconi: quest’anno è stato rivisto al rialzo all’1,3% dal 0,9%, mentre per il prossimo la stima è dell’1,9% dall’1,8%.
Sempre in tema di ‘tenuta’ del bilancio nazionale, interessante la previsione del Governo circa il rapporto tra spesa pubblica e invecchiamento della popolazione. La stima, pubblicata sul sito della Commissione europea, prevede che la spesa per pensioni, sanità, istruzione e indennità di disoccupazione toccherà il suo picco massimo nel 2040 quando il totale di queste voci rappresenterà il 28% del Pil per poi scendere di poco nel 2050 (27,2%). Nel dettaglio, il 15,9% è rappresentato dalla spesa pensionistica, il 7,8% dalla spesa sanitaria, il 4% dall’istruzione e lo 0,3% dalle indennità di disoccupazione.
E nel corso degli anni continuerà a crescere in modo costante l’indice di dipendenza dagli anziani (cioè il rapporto tra popolazione ultrasessantacinquenne e popolazione compresa nella fascia 20-64 anni): dal 31,9% dello scorso anno fino a quasi l’esatto doppio nel 2040, il 62,1%.
Fonte:
Miaeconomia
Andrea Grechi