Consumi, gli italiani vedono nero
09/01/2009
Ultimi dati Confcommercio-Censis
Nonostante l’Istat dica che l’inflazione è sotto controllo, anzi a luglio addirittura in calo, negli italiani rimane costante la percezione dei prezzi in crescita. Sensazione che li porta a limitare le spese. Tanto che da luglio 2005 al giugno 2006 i consumi sono rimasti sostanzialmente stabili. E la maggior parte (il 63%) degli intervistati dichiara di non voler incrementare le spese neppure in futuro. E’ quanto emerge dalla ricerca Confcommercio-Censis.
Per la prima volta il Censis e la Confcommercio insieme hanno monitorato gli ultimi dodici mesi di consumi degli italiani. E il quadro che è emerso è a tinte piuttosto fosche. Piu’ della metà delle persone intervistate ha lamentato spese bancarie eccessive, oltre all’incremento costante delle tariffe per le utenze domestiche e costi in crescita del carburante.
Per queste ultime voci di spesa, nei quattro differenti trimestri di rilevazione la percentuale di chi ha lamentato incrementi di prezzi e tariffe è aumentata, cogliendo l’effettivo surriscaldamento registrato dal carburante e dai prezzi praticati sulle utenze di energia elettrica e gas. Il 20%, poi, ha dichiarato di aver aumentato le spese, ma solo per far fronte ai rincari.
ALLE FAMIGLIE PIACE L’HARD DISCOUNT
Dall’analisi, poi, è emerso un altro dato molto importante: la maggioranza (55%) delle famiglie italiane preferisce l’hard discount. Una tendenza che “mostra una capacità di adattamento e voglia di trovare la soluzione di compromesso che consenta, pur con budget limitati, di non rinunciare ai prodotti e servizi che permettono di migliorare la qualità della vita”.
Si fa dunque di necessità virtù e si scoprono o si riscoprono punti di vendita che permettono il giusto mix tra qualità e prezzo. Ma gli italiani sono anche molto “viziati”, tanto che si registra uno spostamento della spesa alimentare sulla spesa per divertimento. “Resta forte la propensione al “viver bene”, si legge nel rapporto, che si sostanzia nell’accesso di servizi per il tempo libero e per il fitness: dalle palestre alle cure estetiche, dalle spese per lo sport all’aria aperta a salutismo perseguito attraverso una corretta alimentazione”.
L’outlook ha messo in evidenza che “circa i tre quarti delle famiglie acquistano, con regolarità, prodotti a marca commerciale (spesso la propensione cresce al crescere del reddito disponibile del nucleo familiare); il 55% delle famiglie si reca regolarmente presso un hard discount o presso un mercato rionale; il 30% circa degli intervistati acquista, seppure non in modo regolare, prodotti da coltivazioni biologiche; aumenta (14,1% nell’ultima rilevazione) la percentuale di coloro che hanno ridotto il budget di spesa alimentare per incrementare le spese per il divertimento”.
NORD OVEST E MEZZOGIORNO AREE PIù DINAMICHE
Il nord-ovest e il Mezzogiorno risultano comunque le aree moderatamente più dinamiche. In particolar modo, per quanto riguarda il secondo trimestre 2006 rispetto al periodo precedente, a nord-ovest risulta del 65,4% la quota delle famiglie che dichiara consumi stazionari, del 23,8% quella che dichiara consumi in aumento e del 10,7% la quota di famiglia che afferma di aver diminuiti i consumi. Per queste tre categorie di rilevazione le percentuali registrate a nord-est sono rispettivamente del 66,2%, del 18,7% e del 15,2%. Al centro sono del 64,4%, del 18,5% e del 17,1%. Al sud e nelle isole, infine, sono del 62,4%, del 20,1% e del 17,5%.
SANGALLI: LE FAMIGLIE HANNO UN COMPORTAMENTO RIFLESSIVO
“Il dato fondamentale è che resta confermata la crescita lenta delle spese familiari: i consumi delle famiglie, infatti, sono rimasti stabili per il 60% del campione; si sono ridotti per il 15%, e una parte di quelli che si sono incrementati, il 20%, si sono incrementati per un aumento delle spese cosiddette incomprimibili. Nel complesso, resta confermato un comportamento “riflessivo” dell’insieme delle famiglie, quale che sia il loro livello di reddito”. Così il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, ha commentato i dati.
“Dietro questo comportamento “riflessivo” con cui la distribuzione commerciale si confronta ormai da diversi anni e che resterà il tratto distintivo dei consumi delle famiglie italiane anche nei prossimi anni, -spiega Sangalli- c’è sostanzialmente la consapevolezza del fatto che l’economia italiana, nel suo insieme, cresce poco, troppo poco e che questa è la realtà con cui tutti, anche nei prossimi anni, dovremo fare i conti”.
“Certo, c’è anche la preoccupazione per l’inflazione -conclude Sangalli-. Ma essa, oggi, è sostanzialmente riferita all’andamento di prezzi e tariffe in settori dei servizi non ancora compiutamente liberalizzati, a partire dai servizi pubblici locali, e in parte alle conseguenze del continuo galoppo del prezzo del petrolio”.
Fonte:
TG Fin