Brasile verso una ripresa consistente degli investimenti esteri

22/09/2009

Secondo l'analisi del quotidiano economico locale Valor Financiero, grazie a un moderno sistema di leggi e relativi controlli, il Brasile si ritrova oggi in una posizione privilegiata per attrarre capitali produttivi. Il gigante del continente sudamericano è uscito dalla crisi con una performance migliore degli altri paesi emergenti, con un'espansione del PIL al 5,1% nel 2008. In questo modo, il paese si presenta come obiettivo preferito dagli investitori stranieri.

Una ricerca effettuata durante la crisi dalla Empea (Emerging Markets Private Equity Association) su un campione di 160 investitori in Europa, Asia e USA, proverebbe che il Brasile si sta ponendo come la meta preferita per gli investimenti di private equity e venture capital per i prossimi anni, con il 43% delle preferenze, davanti al 18% dell'India, al 13% della Russia e all'8% della Cina.

Questo risultato prova che negli ultimi anni il settore in Brasile si è sviluppato in forma consistente e articolata su diversi fronti. A parte le buone fondamenta macroeconomiche, il paese ha dalla sua la solidità e la sofisticazione delle istituzioni finanziarie e del mercato dei fondi di investimento, caratterizzato anche da un basso utilizzo delle leve finanziarie nelle transazioni di acquisizioni locali e una forte base di investitori istituzionali nazionali.

Il moderno sistema di controllo dei private equity colloca il Brasile in condizione privilegiata davanti agli altri paesi e pronto a ricevere capitale straniero.

Del volume totale di capitale investito in private equity e venture capital nel paese, ben il 57% proviene da investitori stranieri. Anche i fondi pensione hanno aumentato in forma consistente le proprie allocazioni di risorse per questo settore, e corrispondono al 27% del capitale impegnato dall'industria. I fondi di private equity hanno una buona performance e possono attrarre investimenti per ulteriori 10 miliardi di dollari.

Da gennaio a maggio di quest'anno, questo tipo di investimento ha riguardato il 24% delle 207 operazioni di fusioni e acquisizioni divulgate, con un distacco dei settori degli immobili e della tecnologia dell'informazione. Nel primo semestre, una parte delle operazioni non ha avuto luogo; alcune imprese hanno ritardato l'attuazione dei propri piani, anche per la volatilità del momento del mercato dei capitali, che ha creato non poche difficoltà.

Lo scenario, però, ha cominciato a delinearsi in maniera ben chiara in questo secondo semestre, con una ripresa degli affari piuttosto consistente. Alcuni segmenti si distaccano dagli altri e risultano in pieno fermento, attraendo così più investimenti, come i settori delle infrastrutture e delle manifatture, oltre al commercio al dettaglio, che, proprio per l'aumento del potere di acquisto delle classi medie C e D, ha ancora un grande potenziale di crescita.
Per quanto riguarda, invece, le piccole imprese, il settore della tecnologia continua a attrarre fondi di venture capital.
Le mete previste dalla Politica di Sviluppo Produttivo prevedono, per il 2010, investimenti pari al 21% del PIL, ossia circa 620 miliardi di reais (238,4 miliardi di euro), contro gli attuali 450 miliardi di reais (173 miliardi di euro), pari al 17,6% del PIL.

Solo di infrastrutture, il Brasile ha bisogno di circa 540 miliardi di reais di investimenti (207,6 miliardi di euro), a parte un deficit nell'edilizia residenziale di circa 8 milioni di alloggi. Solo nelle opere previste nel Programma di Accelerazione della Crescita (PAC), il governo brasiliano ha stimato investimenti pari a circa 4,5 trilioni di reais (1,7 trilioni di euro) per i prossimi cinque anni.

.
 
Fonte:
(ICE SAN PAOLO)