Brasile ultima frontiera del lusso

26/10/2011

Il fatto stesso che Fondazione Altagamma, per la prima volta, abbia dedicato una giornata di riflessioni e presentazioni di dati al Brasile basterebbe a spiegare la centralità, futura ma persino presente, del Paese sudamericano per il settore del lusso. Non è più sufficiente considerare il Brasile "uno dei Bric": la settima economia del mondo (un posto guadagnato nel 2010, a scapito dell'Italia) «è un'opportunità imperdibile per le aziende del made in Italy», ha spiegato Santo Versace, presidente di Fondazione Altagamma, aggiungendo che «molte imprese italiane sono già presenti e altre stanno per entrare. I presupposti economici e di contiguità culturale con la mentalità brasiliana, ci sono tutti per poter essere protagonisti della crescita del Paese».

Sono proprio i dati economici a impressionare: nonostante forti disparità di reddito, il Brasile è stato solamente sfiorato dalla crisi globale del 2009 e ha continua a marciare a ritmi impensabili per le economie occidentali: nel periodo 2005-2011 il tasso Cagr di crescita del Pil è stato del 12%, facendo più che raddoppiare la dimensione dell'economia. Non solo: la valuta si è rafforzata, l'inflazione si è stabilizzata e sono aumentati gli investimenti di aziende straniere.

«Alla crescita contribuisce non solo l'espansione della classe media, ma anche l'altissimo numero di milionari – ha spiegato Claudia d'Arpizio, partner di Bain&Co. – Si stima che siano 155mila, più che in India e in Russia, un dato che pone il Brasile all'undicesimo posto nella graduati mondiale degli Hnwi (High net worth individuals, ndr), persone con una disponibilità di asset liquidi superiore al milione di dollari. Di questi 155mila milionari, 5mila sono "ultra Hnwi", individui con 30 milioni di dollari in asset liquidi. E 50 di questi 5mila detengono una ricchezza quasi pari al Pil danese (201 miliardi di dollari, ndr). È grazie a questi consumatori – ha aggiunto Claudia d'Arpizio – che il mercato dei consumi di alta gamma in Brasile vale 2,3 miliardi di euro e mostra una crescita media del 45% annuo nel periodo 2003-2011». All'orizzonte non si vedono ostacoli alla corsa del Brasile, anzi: «Il miglioramento delle infrastrutture che accompagnerà l'organizzazione del doppio evento dei Mondiali di calcio del 2014 e delle Olimpiadi 2016 contribuirà alla crescita economica generale e quindi ai consumi, anche di lusso – ha sottolineato Armando Branchini, segretario generale di Fondazione Altagamma –. Non c'è dubbio che il futuro dell'alto di gamma in Brasile sia radioso. L'unica ombra, ad oggi, riguarda il problema dei dazi sull'importazione di ogni genere di prodotto, che si attesta in media su un'altissima quota di circa il 35%. Ma siamo fiduciosi che con il tempo questo ostacolo sarà rimosso».

Fondazione Altagamma – che riunisce 80 imprese italiane che operano nell'alto di gamma della moda, design, ospitalità e food, hanno un fatturato complessivo di 45 miliardi di euro ed esportano l'80% della loro produzione – lavora da tempo sul fronte dei rapporti commerciali con Paesi cruciali per l'export presente e futuro, come India e, appunto Brasile. Il "Market Focus" di ieri era stato preceduto, in maggio, da un analogo appuntamento dedicato ai Paesi del Golfo, mentre nel 2012 sono previsti Focus su Turchia, Russia e Corea del Sud. Scopo degli incontri e delle ricerche commissionate da Fondazione Altagamma è comprendere lo scenario sociale dei vari Paesi, oltre a quello economico. Al Market Focus sul Brasile ha infatti partecipato anche Paolo Anselmi, vice presidente di Gfk-Eurisko, che ha spiegato come «attualmente i brasiliani siano tra i più ottimisti al mondo»: l'84% ritiene che la propria situazione finanziaria sia destinata a migliorare nei prossimi 12 mesi.

«Il futuro dell'alto di gamma in Brasile è ora – ha aggiunto Carlos Jereissati, ceo di Iguatemi Group, principale luxury retail developer del Paese –. I consumatori hanno caratteristiche specifiche che li differenziano da quelli di altri mercati emergenti e la loro sete di lusso sta crescendo molto rapidamente, ma i brand devono comprendere l'unicità del mercato».

 

Fonte:

Il Sole 24 Ore