Brasile: tassi elevati frenano la ripresa e il real non attrae più gli investitori

10/12/2014

Prosegue la delicata fase economica del Brasile, deve fare i conti con una pericolosa stagnazione e la costante svalutazione della propria valuta. I deflussi di capitale sono aumentati a dismisura a partire dalla primavera dello scorso anno, ovvero quando la Federal Reserve ha annunciato l’intenzione di voler avviare la stretta monetaria negli Stati Uniti. La riduzione della liquidità disponibile sui mercati ha spinto i grandi investitori a ritirare rapidamente il proprio denaro dal Brasile, che così ha dovuto accusare un pesante deprezzamento della moneta.

Negli ultimi tre anni il real brasiliano ha perso il 45% nei confronti del dollaro americano, nonostante i tassi di interesse in Brasile siano nettamente più elevati rispetto a quelli degli USA (la scorsa settimana il tasso Selic è stato incrementato di 50 punti base all’11,75%, più di quanto si aspettassero gli analisti). Oltre alla debolezza cronica del real, i grandi problemi del gigante sudamericano restano ben noti. Innanzitutto l’inflazione è tornata a galoppare al di sopra del target del Banco Central di Brasil. Ora siamo quasi al 7% contro l’obiettivo del 6,5% dell’istituto di Brasilia.

L’avanzo primario di bilancio è ormai prossimo allo zero, mentre le riforme strutturali sono in ritardo nonostante l’impegno della rieletta presidenta Dilma Rousseff. Il paese necessita di investimenti infrastrutturali importanti, altrimenti rischia di restare ingabbiato in una condizione di bassa crescita per molto tempo ancora. Basti pensare che oggi il governo brasiliano investe solo il 2,2% del pil nel miglioramento delle infrastrutture, contro una media del 5,1% dei mercati emergenti. Inoltre solo il 14% delle strade del paese sudamericano risulta asfaltato.

Questo è un punto importante, visto che il trasporto di materie prime vitali per l’economia carioca (come il grano) diventa spesso troppo costoso. Il governo non ha al momento capitali ingenti da investire, anche a causa degli elevati costi di rifinanziamento del debito sovrano. Gli investimenti privati sono in forte diminuzione e i tassi elevati frenano la crescita economica.

Il Brasile resta pur sempre uno dei paesi emergenti dal potenziale più elevato, ma dopo aver stupito il mondo con il boom delle materie prime dovrà mettere in atto significative riforme per svegliarsi dall’attuale stato di torpore in cui è caduto negli ultimi due anni. Gli analisti finanziari non credono che il paese possa tornare a soffrire come accaduto negli anni ’90 e continuano a guardare al Brasile come una grande occasione per investire a lungo termine.

 

Fonte:
Forexinfo.it