Brasile, più vicina l’estradizione di Battisti

10/02/2009

La maggioranza dei giudici del Supremo Tribunal Federal sarebbe favorevole a riconsegnarlo all'Italia

RIO DE JANEIRO — Inizia a sgretolarsi il muro brasiliano attorno a Cesare Battisti. Il destino dell'ex terrorista dei Pac è tornato incerto nelle ultime ore, alla vigilia delle riunioni decisive del Supremo Tribunal Federal, l'alta corte del Brasile. Secondo indiscrezioni rilanciate da vari organi di stampa, i giudici sarebbero divisi, con una probabile maggioranza, di cinque su otto, a favore dell'estradizione.

La sfida al governo Lula — che ha concesso asilo politico a Battisti — avverrebbe attraverso una eccezione di costituzionalità, e la questione potrebbe essere risolta all'ultimo voto, magari dopo più di una seduta. A quel punto, se dovessero davvero prevalere i no al governo, le chance per l'Italia di ottenere l'estradizione aumenterebbero notevolmente.

Da sfida politica tra Italia e Brasile, la vicenda si è trasformata in una questione giuridica tutta interna al Paese sudamericano. Le pressioni da Roma non hanno sostanzialmente fatto cambiare idea al governo Lula, e tanto meno al ministro della Giustizia Tarso Genro, ma hanno messo in luce una contraddizione che covava da tempo: l'impossibilità per l'alta corte di decidere su una richiesta di estradizione in presenza di una decisione politica quale è l'asilo concesso a Battisti dal governo. Tipico caso di non autonomia tra due poteri dello Stato. Per questo, nei prossimi giorni i giudici favorevoli alla consegna del detenuto all'Italia dovranno mettere in dubbio la costituzionalità di una legge del '97 sulla concessione del rifugio, e da qui pronunciarsi a favore dell'estradizione.

La questione è assai controversa tra giuristi, indipendentemente dall'opinione di ciascuno sulle ragioni addotte da Battisti per restare in Brasile, dalla proclamazione di innocenza alle condizioni di salute. È certo che molti in Brasile non hanno gradito gli attacchi del governo Lula all'Italia contenuti nella vicenda Battisti, dalla lettura dei nostri «anni di piombo» fino alla presunta «persecuzione» alla quale l'ex terrorista andrebbe incontro. Un certo peso l'ha avuto anche l'opinione pubblica e una buona fetta dei media, sempre pronti a bersagliare Lula sui rigurgiti di sinistrismo. Lui, il presidente, ha detto giorni fa che accetterà qualunque decisione del Supremo. Il che comunque non gli eviterà un certo imbarazzo.

Sua dev'essere la firma finale per consegnare Battisti all'Italia e, di conseguenza, inevitabile lo smacco per il ministro Genro, che potrebbe a quel punto presentare le dimissioni. Lo scenario positivo per l'Italia potrebbe offuscarsi solo in caso di nuovo ricorso di Battisti, con una nuova richiesta di asilo politico e l'iter che ricomincia. Ma l'imputato dovrebbe presentare in questo caso «elementi nuovi », mossa non facile per la sua difesa. Altri escamotage per salvare la faccia al governo sono possibili, quali il congelamento del processo di estradizione, mentre proseguirebbero la detenzione di Battisti e l'esame separato dei vari processi. Per l'Italia non è ancora ora di cantare vittoria, ma tra i legali brasiliani che si occupano del caso si respira un certo ottimismo.

Fonte:
Corriere della Sera
Rocco Cotroneo