Brasile-Italia, il futuro è negli accordi tra Pmi

15/05/2013

Quelle italiane sono in crisi, quelle brasiliane no. Le piccole e medie imprese (Pmi), asse portante del sistema economico italiano, vivono le difficoltà di una recessione durissima. Le più intraprendenti e flessibili si salvano e prosperano quando scommettono all'estero. Il Brasile è uno dei Paesi con maggiore capacità di attrazione. I 6 milioni di Pmi brasiliane, secondo molti osservatori, hanno capacità sinergiche e ottime possibilità di partnership con quelle italiane, che sono quattro milioni.
Ecco perché il Brasile è molto più del Paese delle cinque S (sun, samba, sands, soccer, sex), uno stereotipo diffuso dagli inglesi qualche decennio fa che ora non ha più ragion d'essere. La crescita vigorosa degli ultimi anni ha consentito di ammortizzare il rallentamento del 2012 (con un Pil cresciuto dello 0,9%), ma già per il 2013 gli istituti di ricerca economica stimano un 3 per cento.

Quelle brasiliane sono ben radicate sul territorio ma quelle italiane apportano qualità, sicurezza, innovazione e tecnologia. Un "matrimonio" che funziona, quindi. E che sembra solcare quel programma di politica economica di lunghissimo periodo che il Brasile sta portando avanti da quasi vent'anni: prima la stabilizzazione macroeconomica del Paese, avviata da Fernando Enrique Cardoso nel 1995. Poi le politiche economico-sociali di Lula, dal 2003 al 2011 e infine l'obiettivo di maggiore competitività pensato e promosso da Dilma Rousseff, presidente in carica.
Per le imprese italiane è più conveniente produrre in loco che esportare dall'Italia: i costi di trasporto e il tasso di cambio rendono meno competitivo il nostro export. I settori merceologici in cui l'Italia mantiene una buona capacità di penetrazione del mercato sono: prodotti industriali, prodotti chimici, macchine utensili, nautica da diporto, automotive e apparecchiature elettriche.

La capacità di innovazione e la creatività è la principale virtù delle Pmi italiane: Ecomacchine è una società piemontese che ha saputo ritagliarsi uno spazio interessante nel settore della depurazione delle acque. Offre servizi che consentono di limitare le spese dei comuni di aggancio alla rete fognaria.
La società Antolini si è invece affermata nel settore dei marmi e graniti ed è operativa nella provincia di Espirito Santo, dove un'intera filiera di produzione garantisce produzioni ed esportazioni verso l'estero.
Il settore automobilistico ha inanellato un record dopo l'altro e i conti della Fiat hanno beneficiato enormemente della produzione brasiliana. Nell'agosto 2012 è stato battuto il record di vendite di automobili: 580mila auto.

La portata degli investimenti di Fiat in Brasile ha un doppio significato: quello dell'affermazione di un marchio italiano e quello relativo all'indotto che genera la produzione di auto: solo nella regione di Pernambuco (a nord del Brasile) vi è un indotto di 870 imprese, di cui almeno 30-35 potrebbero essere italiane.
Un altro settore che ha generato ritorni interessanti è quello della nautica, un comparto "alto di gamma" che non ha sofferto il rallentamento congiunturale. Azimut Benetti è un'azienda che produce yacht e che incarna l'esempio di una capacità tecnologica e creativa di alto valore. Basti pensare che, nella produzione di uno yacht, servono 10mila pezzi.

Le macchine utensili restano il cavallo di battaglia della presenza italiana in Brasile. La Sacmi di Imola è presente da molti anni. Due i settori in cui opera nel Paese sudamericano: macchine e impianti per la costruzione di piastrelle e macchine per l'imbottigliamento.
Il "food" è un altro settore in grande espansione, non sfruttato abbastanza, spiega Cristiano Musillo, consigliere economico dell'Ambasciata italiana a Brasilia. Le misure restrittive di accesso, relative alle importazioni di derivati di carne, non facilitano la diffusione dei prodotti italiani. «Ma con una rete adeguata di consorzi capaci di attività promozionali ci potrebbe essere un forte slancio delle vendite», dice Musillo, proprio perché in Brasile vi sono classi sociali ad alto reddito in grado di apprezzare i prodotti italiani e di pagare prezzi elevati. Finora molto spesso i marchi italiani di qualità, formaggio Parmigiano Reggiano, prosciutto di Parma o di San Daniele sono stati imitati da produttori che hanno apposto sulla confezione elementi capaci di trarre in inganno il consumatore. Un imbroglio conosciuto come "italian sounding", prodotti alimentari di bassa qualità che rievocano quelli italiani.

Infine i grandi lavori infrastrutturali che Dilma Rousseff ha lanciato negli ultimi mesi lasciano sempre spazio a nicchie in cui le Pmi possono inserirsi. Le autorità brasiliane, poche settimane fa, hanno annunciato investimenti pari a 100 miliardi di euro da effettuare nei prossimi trent'anni.
L'intervento del settore pubblico avverrà attraverso finanziamenti a tassi agevolati del Banco nacional do desenvolvimento economico e social (Bndes), il canale finanziario brasiliano. Il programma di adeguamento infrastrutturale varato dal Governo è articolato in grandi comparti: porti, aeroporti e piano ferroviario. Gli aeroporti da ristrutture sono 274, un numero che da solo dà un'idea dell'impatto economico che ne consegue.

 

Fonte:

Il Sole 24 Ore