Brasile, il Mondiale mette d’accordo gli economisti: “Nessun beneficio dall’evento, anzi…”
24/06/2014
Il Brasile, in attesa di convincere i propri tifosi sul campo e di provare a riportare a casa la Coppa del mondo di calcio dopo 12 anni, mette intanto d'accordo gli analisti finanziari: l'organizzazione dei Mondiali, attesa per 64 anni da quella "tragica" del 1950, non porterà benefici all'economia dell'ormai ex locomotiva brasiliana. Lo dicono tutti: da Standard & Poor's, che già a marzo ha declassato Brasilia a BBB- (a un passo dalla categoria “speculativa”) a Moody's, che stima in appena lo 0,7% gli investimenti per il Mondiale sul totale del periodo 2010-2014, a Euler Hermes, che valuta in soli 0,2 punti l'impatto dell'evento (insieme a quello dell'Olimpiade di Rio 2016) sul Pil dei prossimi due anni. La stessa crescita registrata dal gigante verdeoro nel primo trimestre 2014, che significa meno del 2% su base annua, lontanissima dai fasti del 2010 (+7,5%) e pure degli anni 2011 e 2013, in cui si viaggiava tra il 2,5 e il 3%. Nel 2014 è prevista ancora al 2,3% dal governo, ma solo tra l'1,6 e l'1,8% dagli economisti.
Insomma, il Paese da 200 milioni di abitanti, sesta economia al mondo con 2.200 miliardi di dollari di Pil, non riesce ad accelerare proprio nel momento più atteso. Anzi, rallenta. Lo ricorda anche l'Ocse, che snocciola altri dati aggiornati ai primi mesi dell'anno: spesa per gli investimenti -2,1%, consumi -0,1% (primo calo trimestrale dopo tre anni consecutivi di rialzo), produzione industriale -0,8%. Migliora, paradossalmente ma neanche troppo, soltanto la produzione agricola: +3,6%, grazie alle materie prime, che però da sole non riescono a sostenere l'export: “Caffè, zucchero, soia e frutta non bastano a spingere le esportazioni – ha spiegato Jens Arnold, capo dell'ufficio brasiliano dell'Ocse -: sì, l'economia ha perso slancio”.
Ad alimentare ancora di più il clima di sfiducia è la spesa pubblica, che invece continua a crescere, spinta non solo dai contestatissimi 11 miliardi di dollari stanziati dal governo per l'organizzazione dei Mondiali, ma anche dai programmi sociali che Dilma Rousseff è costretta a sostenere in vista delle elezioni di ottobre, quando a giudicare dai fischi della partita inaugurale a San Paolo rischia seriamente di non essere confermata. Spesa pubblica e indebolimento del real sono inoltre, se messi insieme, sinonimi di inflazione: secondo lo studio di Euler Hermes, nel 2014 i prezzi ai consumi saliranno di mezzo punto percentuale al 6,3%, avvicinando pericolosamente la soglia d'allarme fissata dal governo al 6,5%.
E il Mondiale aiuterà dunque meno del previsto: se infatti il Ministro dello Sport brasiliano, Aldo Rebelo, valuta un influsso sul Pil (+0,4) doppio rispetto a quello degli analisti di Euler Hermes, e si è stimata in 3 miliardi di euro la spesa turistica dei 600mila visitatori stranieri e dei 3,3 milioni di cittadini locali che si muoveranno in questi 32 giorni, questo non basterà nemmeno a invertire la rotta dei fallimenti aziendali, che nel 2014 sono aumentati del 9% e secondo le stime cresceranno ancora del 3% nel 2015. Nonostante tutte le attività legate alle nuove infrastrutture, che sembrano invece essere proprio lo specchio del flop, come si evince anche dalla stessa decisione del governo di dichiarare giorno festivo in occasione di tutte le partite del Brasile, indicativa di quanto sia debole la rete dei trasporti e delle infrastrutture in un Paese grande 16 volte la Francia. Il rischio vero, al di là dei dati, lo spiega Moody's: “Le tre maggiori criticità sono la burocrazia, i problemi organizzativi, e l'instabilità politica e sociale. Il Brasile non sta sfruttando al meglio la Coppa per migliorare la sua reputazione”.
Fonte:
First Online