Brasile e made in Italy, stó matrimonio sá da fare!
11/11/2011
Leggendo l`ultimo report di KPMG direi che la scelta intrapresa dal sottoscritto di puntare su internazionalizzazione per le PMI nostrane e in specifico Brasile e Sud Est Asiatico e` stata corretta.
Non ho fatto ancora in tempo a disfare la valigia dal mio ultimo viaggio in Cina di cui ho solo accennato con un articolo diciamo meno tecnico che mi si ripropone il Brasile come meta del made in italy.
Organizzeremo con il 2012 una nuova mission come sempre focalizzata su luxury brand, artigiani di eccellenza e design in Brasile dove i ns. uffici di Curitiba lavorano alacremente per il business Made in Italy!
Riporto l`integrale articolo apparso su I-dome che dettaglia il report KPMG.
Intanto studiamo un po` che come dico sempre ….. non si smette mai di sbagliare !! b lettura!
Negli ultimi tre anni, 45 milioni di brasiliani si sono spostati nella classe media e, con questa loro ascesa ad un nuovo status sociale, si sono venute a creare delle rinnovate opportunita` di consumo: gli appartenenti alla nuova classe – sottolinea KPMG – "stanno comprando di tutto, dai telefoni cellulari ai frigoriferi, stanno usando internet con una frequenza maggiore rispetto alla precedente classe media e stanno comprando case per la prima volta nella loro vita"; essi rappresentano la forza trainante per la crescita del mercato consumer. Il piccolo consumo privato dovrebbe raggiungere la media annua del 7,8%, superando l`inflazione, stimata per il 2014 al 4,5%.
Il Brasile dovrebbe, inoltre, trarre beneficio da cio` che e` stato chiamato "bonus demografico", che starebbe ad indicare l`aumento, nei prossimi 20 anni, dell`attuale popolazione giovanile in eta` da lavoro, capace di produrre ricchezza e potenziare, di conseguenza, la crescita economica. L`eta` media di 29 anni dovrebbe arrivare a 34 nel 2020 e a 38 nel 2030, una trasformazione simile a quella avvenuta in precedenza negli Stati Uniti. Tale bonus sara` il risultato di una riduzione dei tassi di natalita`: la quota di abitanti fino a 14 anni si ridurra`, mentre la parte produttiva di popolazione (dai 15 ai 64 anni) sara` in continua espansione.
Secondo gli economisti Cassio Turra e Bernardo Queiroz dell`Universita` federale di Minas Gerais (UFMG), il potenziale di crescita del Brasile, esclusivamente a seguito di tale bonus demografico, sarebbe di 2,5 punti percentuali all`anno.
Il reddito personale disponibile e` destinato a crescere a un tasso dell`1,5%, mentre la disoccupazione pare diminuira` ad un tasso del 3,0%.
La forza di questa nuova economia del consumo dovra` essere sostenuta da politiche economiche capaci di offrire innanzitutto stabilita`. Dal 2008 a oggi, nel pieno della crisi internazionale, il Brasile ha viaggiato in controtendenza, arrivando ad inserirsi in quella rosa di dodici Paesi (Bolivia, Filippine, Ecuador, Uruguay, Colombia, Giamaica, Indonesia, Hong Kong, Libano, Israele e Angola sono gli altri undici) che hanno ottenuto dei giudizi migliorativi dalle tre principali agenzie di rating (Moody`s, Standard and Poor`s e Fitch).
Ad aprile 2011 la Fitch ratings ha promosso il Brasile da BBB- a BBB, parlando di un percorso di crescita nel medio termine che restera` "relativamente robusto" e riconoscendo i meriti del ministro della Finanza brasiliana Guido Mantega, secondo il quale il rating positivo rifletterebbe, appunto, la solidita` che l`economia brasiliana ha saputo dimostrare negli ultimi anni. Per confermare e rilanciare questo trend di crescita, il settore pubblico e quello privato sono ben consapevoli della necessita` di realizzare massicci investimenti nelle infrastrutture: dal 2007 e` in corso, ad esempio, la costruzione a São João da Barra del Superporto do Açu, un progetto il cui budget e` stimato attorno ai 3 miliardi di reais e che e` stato sviluppato dalla societa` di logistica LLX, alla quale si sono poi aggiunti altri investitori brasiliani e stranieri.
L`impianto verra` presumibilmente completato entro il 2012, sviluppandosi su un`area complessiva di 90 chilometri quadrati, e la sua funzione sara` di stimolo agli scambi commerciali, dunque di sviluppo del business locale: alcune stime parlano di oltre 50.000 posti di lavoro generati, aumento del PIL dell`area di 500 punti percentuali, incremento stesso della popolazione che raggiungera` i 250.000 abitanti entro il 2025, rendendo necessaria la costruzione di 84.000 nuove case.
Complessivamente gli investimenti realizzati in infrastrutture ammontano a 1.100 miliardi di reais, pari, peraltro, solo a un terzo dell`importo complessivo necessario da qui al 2022; per i Mondiali di calcio 2014 e per le Olimpiadi 2016 si stima che il Brasilia arrivera` a spendere circa 28 miliardi di euro.
Gli investimenti esteri diretti al Brasile, poi, sono notevolmente aumentati negli ultimi anni, sintomo di un crescente interesse economico mondiale nei confronti di questa terra.
L`invito rivolto alle imprese italiane da parte di KPMG – il "network globale di societa` di servizi professionali, attivo in 150 paesi nel mondo con 138 mila persone" – e`, allora, a puntare sul Brasile per l`internazionalizzazione della propria attivita` professionale nei prossimi quattro, cinque anni. Esso e`, infatti, tra quelli emergenti, il Paese che maggiormente dimostra di apprezzare i marchi italiani: "e` la spendibilita` del Made in Italy – sottolinea Roberto Giovannini, partner KPMG – dal design al cibo, passando per la moda. In nessun altra parte del mondo e` cosi` apprezzato come in Brasile. La somiglianza di gusti e` notevole, i supermercati brasiliani sono pieni di prodotti italiani a prezzi folli, e non c`e` nessun bisogno di riposizionare l`offerta. In Cina, per intenderci, la pizza per antonomasia e` quella americana di Pizza Hut, e gli spaghetti sono quelli di riso. In Brasile non c`e` possibilita` di malinteso".
Allo scopo di sviluppare le relazioni bilaterali tra Italia e Brasile dal punto di vista economico, scientifico e culturale e con la volonta` di consolidare la gia` favorevole presenza del made in Italy in Brasile, i due capi di Stato, il Presidente Lula e il Presidente Belusconi, hanno ufficializzato, attraverso la Dichiarazione Congiunta del 29 giugno 2010 a San Paolo, il cosiddetto "Momento Italia Brasile", un ricco programma di eventi, inaugurato il 15 ottobre a Rio de Janeiro; esso prevede circa 474 manifestazioni che si svolgeranno in 18 stati della Federazione brasiliana e che si concluderanno a giugno del prossimo anno.
KPMG ha, allora, monitorato, per conto della Farnesina, la presenza economica dell`Italia in Brasile, tenendo conto anche dei cosiddetti "assenti ingiustificati" (cioe` aziende che, pur non essendoci, potrebbero trarre esclusivamente beneficio da una presenza massiccia nel territorio) e realizzando un e-book che verra` presentato nel corso dell`appuntamento romano. Qualche anticipazione: si contano attualmente quasi 600 aziende italiane in quel territorio, un terzo delle quali comprendono veri e propri impianti produttivi, mentre circa 220 sono le filiali commerciali. La maggior parte di queste aziende (piu` della meta`) si situa nella zona di San Paolo ed e` inserita nel settore della meccanica. Quelle di piccole e medie dimensioni sono 450. I settori nei quali si e` consolidata la presenza italiana sono: alimentare (con una crescita annua del 3,7%), materiali da rivestimento (crescita annuale del 5,5%), infine tessile e nautico.
Altro fattore critico e` rappresentato dalla complessita` del sistema fiscale brasiliano (imposte federali, statali e municipali e regole che variano da un paese all`altro); la maggiore difficolta` di inserimento in questo mercato da parte degli imprenditori stranieri e` rappresentata dalle tasse e dagli ingenti dazi imposti: "in Brasile la capacita` di consumo aumenta spaventosamente di giorno in giorno – prosegue Giovannini – il Governo lo sa ed e` per questo tenta di favorire la crescita delle imprese nazionali proteggendole dalla concorrenza estera. In media, i dazi fanno raddoppiare il prezzo di una merce cosi` come arriva ai confini brasiliani".
Due sono, allora, secondo KPMG le categorie di imprese che primariamente dovrebbero entrare nel mercato brasiliano: "quelle che possono permettersi, accanto al prodotto di punta di fascia alta, una seconda linea dal prezzo piu` contenuto ma pur sempre con l`appeal del marchio made in Italy; e, in secondo luogo, quelle che vanno a produrre direttamente in Brasile».
Ateneoweb