Brasile: classificata dal rating Euler Hermes nella categoria “BB”
28/08/2008
La democrazia fondata sul pluralismo partitico si va saldamente radicando in Brasile dal 1985, quando la giunta militare restituì il potere ai governi civili.
L'elezione del Presidente Lula da Silva al suo primo mandato e l'affermazione del suo Partito dei Lavoratori (PT) come prima forza del Parlamento nazionale nel 2002 hanno in ogni caso rappresentato un autentico spartiacque nel consolidamento di quella che è una democrazia ancora relativamente giovane. Si è trattato del primo passaggio di consegne tra due presidenti democraticamente eletti dall'epoca del ritorno al governo civile e del primo insediamento di un'amministrazione con chiari connotati di centrosinistra.
Le ultime elezioni dell'ottobre 2006 hanno confermato il Presidente Lula da Silva rafforzando il già alto livello di stabilità del sistema politico.
Il Brasile è inoltre caratterizzato tuttora da un sistema politico fortemente stratificato, da interessi spiccatamente regionali e da strutture partitiche relativamente deboli che rendono lento e macchinoso il processo di approvazione delle leggi. Anche gli scandali politici, spesso legati ad accuse di corruzione di vario genere, sono piuttosto frequenti e sortiscono l'effetto di imbrigliare il processo legislativo e indebolire la credibilità del Governo.
La Costituzione brasiliana non consente al Presidente Lula di candidarsi per un terzo mandato. Finora, non è emerso nessun potenziale successore chiaramente favorito neppure dalle file del PT e, in questa fase, la corsa alla poltrona presidenziale è quanto mai aperta.
L'obiettivo principale del secondo mandato è di portare la crescita del PIL reale al di sopra del trend recente; il "punto forte" di questo impegno è rappresentato dal programma di accelerazione della crescita (PAC), lanciato a gennaio 2007, che mira a innalzare il tasso di crescita fino al 5% annuo rafforzando l'investimento pubblico in infrastrutture.
Il Governo non è tuttavia apparso molto propenso a promuovere le riforme più impegnative sotto il profilo politico, come quelle dei mercati del lavoro e della sicurezza sociale, necessarie a rendere l'economia più flessibile nel medio periodo, nonostante abbia introdotto un decreto di riforma fiscale non particolarmente ambizioso, attualmente al vaglio del Parlamento.
Sotto il profilo internazionale, il Governo del Presidente Lula ha asserito con maggior forza rispetto alla precedente amministrazione al ruolo guida del Brasile nella regione e tra i Paesi in via di sviluppo riuscendo a contemperare i buoni rapporti con gli Stati Uniti e con i Paesi dell'America Latina della sinistra radicale.
STRUTTURA ECONOMICA
Secondo la Banca Mondiale, il Brasile si colloca nella metà superiore della classifica delle nazioni in termini di reddito, con un reddito pro capite di 6.900 USD nel 2007. L'economia è ampia e diversificata e le esportazioni sono ben distribuite geograficamente.
Peraltro, la crescita media annua del reddito reale pro capite negli ultimi 10 anni è stata un modesto 1,3%, dato che l'economia ha risentito di una serie di crisi collegate alle dinamiche carenti del debito pubblico, sebbene dopo l'ultima di queste crisi, nel 2002, la situazione abbia conosciuto un sostanziale miglioramento.
Nello scorso ventennio, sono intervenuti profondi cambiamenti e riforme durevoli: la fine dell'inflazione a due cifre, la liberalizzazione dell'economia, il miglioramento delle finanze pubbliche e una ben riuscita transizione da un regime di cambio a tasso fisso a un regime a tasso flessibile.
Nel periodo 2002-07, la crescita media annua del PIL reale è stata del 3,8%, un dato nettamente superiore alla media annua del 2,9% registrata nel decennio 1993-2003. Nel 2007, l’accelerazione complessiva del PIL (+ 5,4%) ha rispecchiato la forte crescita della domanda interna mentre il contributo delle esportazioni nette è stato più negativo che non nel 2006. Nel T1 2008 la crescita anno su anno è lievemente calata al 5,8% dal 6,2% del T4 del 2007 e prevediamo un'ulteriore perdita di impulso nel 2009 a causa del rallentamento dell'economia mondiale e dell'irrigidimento della politica monetaria. Le previsioni confermano che la crescita continui a rimanere superiore al trend recente assestandosi al 4,6% nel 2008 e al 3,6% nel 2009. Il potenziale di crescita a più lungo termine verrà rafforzato dalla recente scoperta di giacimenti sottomarini di petrolio, che potrebbe fare del Brasile un importante produttore mondiale.
La politica monetaria si basa sugli obiettivi inflazionistici con un tasso di cambio flessibile. Dopo essere caduta al 3,1% a fine 2006, l'inflazione ha ripreso ad accelerare dall'inizio del 2007 toccando il 6,1% anno su anno a giugno 2008, superando il punto medio del 4,5%, ma comunque restando nei margini di tolleranza del +/-2% posti per l'obiettivo inflazionistico.
Il tasso di cambio reale ha fatto segnare un netto apprezzamento negli ultimi due anni (del 20-25%) e questo ha aiutato a contenere l'inflazione, ma a spese della crescita delle esportazioni.
Il rischio principale è rappresentato da un crollo dei prezzi dei beni di consumo e da un rallentamento dell'economia mondiale più grave di quello previsto dal nostro scenario centrale che potrebbe perfino innescare una correzione verso il basso del tasso di cambio e indurre i finanziatori esteri a un atteggiamento più rigido.
Nel complesso, l'economia è più resistente agli eventi traumatici di quanto non fosse in passato, soprattutto grazie a un policymaking ispirato alla prudenza. Il trend di crescita è aumentato ma certamente assisteremo a un vistoso rallentamento nel 2008-09.
Il settore bancario è ben regolamentato e ben capitalizzato con una bassa percentuale di sofferenze (3,7%), i crediti inesigibili sono interamente coperti e inoltre ha assorbito piuttosto bene le recenti crisi economiche. Per contro, l'esposizione nei confronti del settore pubblico tende a superare la media e si è assistito alla lievitazione del credito al consumo.
L'Indice di libertà economica 2007 della Heritage Foundation, classifica il Brasile come "moderatamente libero" con un punteggio del 55,9%, e lo pone al 71° posto su 157 paesi esaminati.
Lo studio Doing Business (Fare impresa) 2008 della Banca Mondiale ha collocato il Brasile al 122° posto su 178 economie. In tre delle dieci aree considerate (ottenere credito, protezione degli investitori e scambi transfrontalieri), il Brasile si è piazzato nella metà superiore della classifica. Per contro, in tre di queste aree (ottenere licenze, pagamento delle imposte e chiudere un'attività) è risultato nel quarto inferiore della classifica e in altre quattro (avviare un'impresa, assumere e licenziare lavoratori, registrazione della proprietà e rispetto dei contratti) nella metà inferiore.
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Fonte:
Tribuna Economica