Brasile, Cina, India: ecco dove deve andare il Made in Italy

08/08/2008

Presentato un nuovo studio dedicato ai tre Paesi emergenti. Obiettivo: conoscere meglio il loro potenziale competitivo e aiutare le PMI a cogliere le enormi potenzialità che possono rappresentare per l'export agroalimentare italiano

 

Possono rappresentare un'opportunità o sono invece da considerare esclusivamente una minaccia? Lo studio dell'Ismea "Nuovi protagonisti nel mercato mondiale: Brasile, Cina e India. Le sfide per il sistema agroalimentare italiano" propone alcune interessanti chiavi di lettura per gli operatori del settore.

In primo luogo è una ricerca realizzata con l'obiettivo di analizzare in maniera approfondita il potenziale competitivo dei tre nuovi attori nel sistema agroalimentare mondiale e di valutarne le conseguenze per l'Italia, soprattutto in termini prospettici. In secondo luogo, cerca di cogliere le enormi potenzialità che questi nuovi emergenti possono rappresentare per il nostro export agroalimentare, con la sua ricca dote di prodotti di eccellenza.

La domanda potenziale dei nuovi protagonisti globali, stimolata dalla forte crescita dei redditi, e le grandi dimensioni demografiche, soprattutto dei Paesi asiatici, sottolinea lo studio Ismea, rappresentano una concreta opportunità per il Made in Italy. Non senza, tuttavia, una strategia attiva di espansione che sappia agire su due fronti: la promozione e il mantenimento delle specificità dei prodotti agroalimentari nazionali.
Molta attenzione viene riservata alle determinanti competitive attuali che vengono individuate attraverso un'analisi delle caratteristiche economiche generali e del settore agroalimentare, degli scambi commerciali e delle relative politiche, osservandone l'evoluzione nell'orizzonte temporale dell'ultimo decennio.

Il rapporto Ismea, con oltre 340 pagine, illustra in una prima sezione i sistemi agroalimentari nei tre Paesi emergenti, mettendoli a confronto. La seconda e la terza parte dello studio affrontano rispettivamente gli aspetti legati al commercio internazionale, con particolare riferimento all'interscambio con l'Italia, e gli sviluppi delle politiche commerciali e degli accordi preferenziali, mentre una quarta sezione fornisce elementi di riflessione sull'evoluzione dello scenario globale fino alla metà del prossimo decennio.

La presenza italiana, spiega lo studio, appare più sedimentata in Brasile mentre in Asia, puntualizza l'Ismea, il Made in Italy sconta attualmente una maggiore estraneità. Dal lato delle importazioni, invece, l'aumento della concorrenza, nello scenario di medio termine, riguarderà in prevalenza i prodotti relativamente indifferenziati. Una caratteristica che si traduce, conclude lo studio Ismea, oltre che in una minore minaccia per l'export italiano, in potenziali vantaggi per alcuni comparti dell'agricoltura nazionale, determinando, in prospettiva, una riduzione dei costi di produzione. 

Fonte:
(ItalPlanet News)