Brasile, asilo anche al terrorista nero
16/05/2009
Pierluigi Bragaglia è stato arrestato il 4 luglio 2008 a Ilhabela. Il ministro della Giustizia brasiliano Genro non ha escluso di concedergli lo status di rifugiato: "Se mi presentasse la stessa richiesta di Battisti concederei l'asilo".
Il ministro della Giustizia Tarso Genro raddoppia. E dopo Cesare Battisti vuole concedere lo status di rifugiato anche a Pierluigi Bragaglia, condannato in Italia per partecipazione a banda armata, rapine, sequestro di persona e armi. Questa volta per par condicio si tratta di un esponente del terrorismo neofascista. Infatti Bragaglia apparteneva al gruppo dei Nar che faceva capo a Giusva Fioravanti.
L'altro giorno durante l'audizione alla Commisione per i diritti umani del Parlamento brasiliano, il ministro intervenendo sul caso di Cesare Battisti non ha escluso di concedee l'asilo politico anche a Bragaglia. «Qualora il neofascista mi presentasse analoga richiesta di Battisti – ha dichiarato il ministro della Giustizia – concederei l'asilo». Pierluigi Bragaglia è stato arrestato il 4 luglio 2008 a Ilhabela una località balneare brasiliana. Il terrorista dei Nar, condannato a 12 anni per una serie di reati connessi con la lotta armata, era stato rintracciato dai carabinieri del Ros. Bragaglia, proprietario di una posada «Chalet do Paolo» viveva con una donna e due bambini. Durante la perquisizione è stata trovata una pistola non denunciata. Il neofascista si serviva di un passaporto venezuelano intestato a Paolo Luigi Rossini con il quale era entrato in Brasile dopo la fuga dall'Italia nel 1982.
Bragaglia è stato condannato in via definitiva per una serie di rapine compiute a Roma con i Nar di Fioravanti. I Nar nei loro quattro anni di attività hanno compiuto 33 omicidi, numerose rapine prima di essere «disarticolati» dalle confessioni di due pentiti: Walter Sordi e Cristiano Fioravanti, fratello di Giusva. Tra i reati a cui è stato condannato Pierluigi Bragaglia c'è anche l'assalto all'amabasciata dell'Arabia Saudita a Roma dove due poliziotti furono feriti e disarmati. Secondo il ministro brasiliano anche questo italiano è reponsabile di reati «politici» perché commessi per ragioni ideologiche. Tarso Genro ha poi ribadito di essere sbalordito perché il Brasile in altri 4 casi non ha conceso l'estradizione, Pietro Mancini, Luciano Pessina, Achille Lollo e Pasquale Valitutti, senza scatenare tutte queste polemiche.
Fonte:
il Tempo