Bertinotti: «Elezioni certe, la legge no». Casini: «I trasformismi sono un cancro»
09/01/2009
ROMA – Il presidente del Consiglio incaricato Franco Marini, a cui il capo dello Stato ha chiesto di verificare l’esistenza di una maggioranza a sostegno di una riforma elettorale e di un nuovo governo che gestisca la fase di transizione, riparte con il suo giro di consultazioni. Ma mentre a Palazzo Giustiniani si susseguono gli incontri con le delegazioni dei partiti, arriva dal presidente della Camera, Fausto Bertinotti, che in questo contesto ha parlato più come leader in pectore della sinistra radicale che come figura istituzionale, una precisazione che palesa come di fatto inevitabile il ritorno alle urne: «Il problema non è se andare a votare ma con quale legge elettorale». E il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, spiega che il suo partito «conferma il suo consenso sulla legge elettorale alla tedesca ma non è disponibile in alcuna forma a sostenere un governo con le forze del centrosinistra. I trasformismi, e tali sarebbero, sono il cancro della democrazia italiana».
«SINISTRA TUTTA UNITA» – Bertinotti, intervenuto alla trasmissione «Panorama del giorno», ha ribadito che secondo lui la legislatura è politicamente finita perché «la maggioranza che si è determinata con il voto delle ultime elezioni su preciso mandato di programma e schieramento con la sconfitta al Senato sul voto di fiducia è finita. Parti importanti come Mastella e Dini l’hanno lasciata, dimostrando che il problema era al centro». Secondo il presidente della Camera il compito di Franco Marini è «difficile» anche se «la politica deve essere in grado anche di tentare imprese difficili». Per Bertinotti servirebbe una «riforma elettorale che in primo luogo elimini le maggioranze coatte, quelle in cui cioè prevale la logica del vincere su quella di avere un programma forte e condiviso». Infatti, «con questo sistema maggioritario tutte le maggioranze sono coatte». Non sembra avere dubbi, Bertinotti, anche sul prossimo scenario elettorale e sul fatto che per la sinistra quella di correre da sola alle prossime elezioni è una «scelta obbligata»: «Il punto – ha però detto – è sapere come, con quale indirizzo programmatico. Penso che strategicamente non c’è altra possibilitá per la sinistra radicale che costituirsi in un soggetto politico unitario».
I VERDI – I primi ad affrontare oggi il colloquio con il presidente del Senato sono stati i Verdi. A guidare la delegazione il ministro Alfonso Pecoraro Scanio accompagnato dai capigruppo di Senato e Camera, Natale Ripamonti e Angelo Bonelli. Pecoraro Scanio ha sottolineato il rischio di possibili ricorsi dopo il voto a causa delle osservazioni della Corte Costituzionale sulla legge elettorale in vigore. «I Verdi – ha detto – assicurano il sostegno all’azione del presidente Marini e confidano nella sua capacità di trovare una soluzione di modifica di una legge elettorale dichiarata incostituzionale anche dalla Corte nella recente decisione che riguarda anche il referendum». «Non possiamo permetterci – ha aggiunto – la follia per cui chiunque perda le prossime elezioni abbia la possibilità di invalidarle». Allora referendum prima del voto? No, per i Verdi la strada da seguire è quella di «un governo che vari una nuova legge elettorale» ma che si occupi anche di salari, giovani e ambiente.
COMUNISTI ITALIANI – I comunisti italiani, per bocca di Oliviero Diliberto, si è detto contrario ad un nuovo governo se la maggioranza che avrebbe a proprio sostegno fosse diversa dal centrosinistra, «perché sarebbe un tradimento della volontà degli elettori». Ergo: meglio tornare al voto. E a proposito dell’eventuale riforma della legge elettorale, Diliberto ha precisato che il suo partito sarebbe favorevole solamente se si discutesse di un sistema proporzionale che fosse realmente rappresentativo di tutte le voci, quindi no ad un rafforzamento dei premi di maggioranza o a sbarramenti che escludano dal Parlamento le forze minori, come previsto anche dalla bozza Bianco, a cui il Pdci oppone un no deciso.
LO SDI – Enrico Boselli, segretario dello Sdi, dopo il colloquio con Marini ha speigato la contrarietà del suo partito al referendum e alla legge elettorale che ne verrebbe fuori. Per questo «abbiamo detto al presidente che siamo disponibili a valutare l’ipotesi di un governo che valuti una riforma elettorale seria»e che si occupi delle principali emergenze del paese, come l’attuazione del protocollo sul welfare, l’emergenza rifiuti a Napoli. Il sì dei socialisti ad un nuovo governo è subordinato ad un’intesa preventiva sulla legge elettorale, «ma la proposta Bianco non è accettabile, si riparta dalla bozza Chiti che aveva incontrato un largo consenso in tutti gli schieramenti.
«UNA CAMERA ALLA SINISTRA» – Intanto, il segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa, fa sapere che il suo partito, ultimamente orientato sul ritorno alle urne, si fa già da ora garante della «pacificazione» tra i Poli, spiegando che la prossima dovrà essere «una legislatura moderata perchè il Paese è in una situazione difficile e non si può andare avanti con lo scontro fra due fazioni». Un concetto ribadito anche da Pier Ferdinando Casini: «L’impostazione che il presidente Marini dà al suo incarico contribuisce a svelenire il clima politico. Noi siamo costruttori di pace e se non sarà possibile per l’oggi, sicuramente per il domani». E in questo contesto, ha detto ancora Cesa, «se alle prossime elezioni vincerà il centrodestra abbiamo già detto a Silvio Berlusconi che una presidenza delle due Camere e anche la guida di alcune commissioni dovranno andare a esponenti del centrosinistra».
Fonte:
Corriere della Sera