Barilla mette a tavola il Brasile
18/04/2013
Barilla si allena per le Olimpiadi del Brasile. Il paese sudamericano è la meta prioritaria dell'espansione commerciale estera del gruppo di Parma per il 2013. Prima ancora della Russia e della Cina, che restano nei piani della multinazionale che produce pasta, sughi e piatti pronti, presente in Ue e Usa. La tabella di marcia, in due tempi, scandisce il programma per il paese del Sudamerica più popolato dagli italiani: prima tappa il 2016, quando, in agosto, Rio de Janeiro ospiterà i Giochi olimpici, le prime, estive, nel sesto paese più popolato del mondo: 200 milioni di abitanti, dei quali un terzo, italiani.
A quell'epoca, il marchio Barilla dovrà essere diventato familiare sulle tavole brasiliane. E molto, in questo senso, faranno la campagna di comunicazione, tv, digital marketing, e dimostrazioni promozionali, che partiranno a settembre nel paese del samba. Punteranno a raccontare la pasta del marchio «blu box» Made in Italy per quello che è: un cibo semplice, buono, quotidiano. Insomma, che fa bene e che non fa ingrassare. La seconda tappa del piano di espansione brasiliano del capitano d'impresa, Guido Barilla, sportivo con il sogno di partecipare alle Olimpiadi, è fissata al 2020: fra otto anni Barilla dovrà avere conquistato la leadership del mercato della pasta in Brasile, dove, nel frattempo avrà fatto anche investimenti in impianti industriali.
Si parte con la pasta all'uovo, più appetibile per il gusto brasiliano e il tour comincerà da San Paolo. Sarà prodotta da imprese locali per conto di Barilla, che è già presente in Brasile con l'export e non con la produzione in loco. L'obiettivo è moltiplicare il fatturato con la produzione locale di due tipi diversi di pasta: all'uovo e grano tenero, più adatti ai gusti dei consumatori locali. La missione di Barilla sarà quella di portare la pasta di qualità sugli scaffali brasiliani rendendo la marca accessibile e economica.
A illustrare le strategie della multinazionale che ha chiuso il 2012 con il fatturato cresciuto del 3% sui 3.916 milioni del 2011, è stato il direttore marketing globale (global cmo), Giuseppe Morici. Ieri era a Milano, all'università Bocconi, con il presidente Guido Barilla, deluso dall'attuale modello di Confindustria, e i vicepresidenti Paolo e Luca, che siedono nel consiglio d'amministrazione della holding di famiglia insieme alla sorella Emanuela, quarta figlia di Pietro Barilla, che proprio ieri avrebbe compiuto cento anni. Alla Bocconi, la famiglia Barilla ha concluso la due giorni di iniziative (aperte lunedì a Parma) per celebrare il centenario della nascita del padre Pietro, scomparso nel '93.
A ritrarre la figura di uomo, padre e imprenditore, innovatore, generoso, amante dell'arte, amico degli artisti, sono stati i racconti del sociologo Francesco Alberoni, autore del libro intervista immaginaria all'imprenditore pastaio insignito della laurea honoris causa in economia e commercio; del presidente di Rcs libri, Paolo Mieli, che ha editato il volume di Alberoni; del pubblicitario, Gavino Sanna che debuttò professionalmente con Pietro Barilla; del giornalista Giovanni Minoli che lo intervistò a Mixer e che ieri nell'aula magna della Bocconi ha replicato il faccia a faccia con Guido Barilla parlando della forza dell'impresa familiare, della qualità del marchio, dell'autofinanziamento dell'impresa. Discorsi sulla giustezza di fare denaro producendo piuttosto che con la finanza, male dell'impresa di oggi, secondo Guido Barilla.
Ad aprire i lavori, il rettore dell'università Bocconi, Andrea Sironi, e tra i partecipanti anche Luigi Bordoni, presidente di CentroMarca, l'associazione italiana dell'industria di marca fondata proprio da Pietro Barilla, che fu anche il suo primo presidente. Nel 1966 erano 20 le imprese associate, oggi sono 200. E nella sua prima relazione da presidente Pietro Barilla, come ha testimoniato Bordoni, parlava già di innovazione, di modalità produttive d'avanguardia, di responsabilità del prodotto di marca nei confronti delle singole persone, di dovere e di missione, anticipando il marketing.
E anche di investimenti pubblicitari: «Le imprese di marca hanno sempre investito molto in pubblicità», ha affermato Bordoni, «280 miliardi di lire, complessivamente, le imprese di CentroMarca nel 1995». L'appuntamento milanese di ieri è stato anche l'occasione per presentare l'iniziativa «Barilla per i giovani», realizzata insieme a CentroMarca e Unione industriali di Parma, con il plauso pubblico del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Prevede 10 borse di studio, da 40 mila euro ciascuna, da assegnare a dieci talenti per permettergli di completare la loro formazione in business management, qualità e innovazione, arte comunicazione e design, non profit e sociale, nelle quali credeva Pietro Barilla, uomo che, ha sottolineato Paolo Mieli, «non volle andare all'incasso». «E dopo aver venduto l'azienda (che visse come un tradimento ndr) nel 1970 agli americani, se la ricomprò nel '79 per tornare sul campo, a produrre», ha raccontato Mieli, «non ascoltando il parere negativo delle cinque più grosse banche dell'epoca, che glielo sconsigliavano». «Tutto è fatto per il futuro», amava dire Pietro Barilla, «andate avanti con coraggio».
Fonte:
Italia Oggi