Azimut sbarca in Brasile, masse estere a 2,5 miliardi
09/09/2013
Forse la parola «multinazionale» per chi fa risparmio gestito (ossia raccoglie i soldi dei piccoli investitori e li investe), può sembrare esagerata. Ma è quello che, passo dopo passo, sta facendo Azimut. L'unica Sgr indipendente italiana (e anche una delle poche public company quotate a Piazza Affari) sbarca in Brasile. E mette un altro tassello fondamentale. Dopo Asia (dove Azimut conta filiali proprie a Hong Kong e Shanghai, più una joint-venture a Taiwan) ed Europa (con attività in Svizzera e Lussemburgo), è la volta del SudAmerica: Azimut ha siglato un'alleanza con la carioca Legan, gestore indipendente brasiliano. oggi una pedina fondamentale.
Una ciliegina a coronare un'estate passata dalle cronache di gossip (con le accuse di Bobo Vieri a un promotore di Azimut) alla raccolta record di agosto che è balzata a 182 milioni di euro, molto meglio di quanto (tanto che i broker si sono infiammati con Equita che ha alzato il prezzo a 18,4 euro con raccomandazione di "comprare").
Pietro Giuliani, il fondatore e numero uno della Sgr, è un visionario che ama guardare al lungo termine.
Mentre l'industria del risparmio gestito, dopo gli anni d'oro di fine anni '90, ha imboccato una parabola discendente (tranne qualche anno eccezionale, è una fuga continua dai fondi di investimento negli ultimi dieci anni), punta a fare della sua Azimut la multinazionale italiana del risparmio. «Mentre in Italia tutti vendono le aziende e le Sgr sono solo attività ancillari delle banche, noi andiamo controcorrente» commenta.
Legan gestisce patrimoni per 140 milioni di euro in Brasile: un ammontare poco significativo a prima vista, ma «occorre guardarlo in valuta locale, che sono 450 milioni di reais, e tenendo conto del costo della vita che in Brasile è basso» osserva Giuliani. «Il tempo e le risorse economiche che questo disegno ci assorbe possono apparire esagerati per i numeri che si leggono».
Ma con la mossa in Brasile, Azimut completa il suo risiko mondiale: «Adesso copriamo tutti e tre i principali fusi orari delle piazze finanziarie globali». Da San Paolo (appena un fuso orario di differenza con New York) i gestori di Azimut potranno operare direttamente su Wall Street con un tempismo maggiore che dall'Europa. E i numeri seguiranno: oggi all'estero Azimut raccoglie 1,25 miliardi e a fine 2014 conta di arrivare a 2,5 (o almeno così ha promesso al mercato tre anni fa, presentando il piano industriale).
Il grosso della cartina geografica è coperto, ma ci sono tante aree da conquistare. Dal Brasile Azimut vorrebbe muovere su Cile, Perù e Colombia che hanno unito le loro Borse e capitalizzano quanto il Brasile stesso. Così come fa gola la ricca e prospera Corea. Il sogno della multinazionale.
Fonte:
Il Sole 24 Ore