Auto Usa nella bufera. Declassate Gm e Ford
09/01/2009
S&P taglia i rating al livello spazzatura. Crollo delle azioni a Wall Street
Batosta finanziaria sull’intera industria americana dell’automobile: da ieri il debito del principale gruppo mondiale, la General Motors, e quello della sua gemella di Detroit, la Ford, è considerabile alla stregua di « obbligazioni spazzatura » ad alto rischio, aggravando pericolosamente gli oneri di indebitamento dei due gruppi fino a metterne in pericolo la futura stabilità finanziaria.
L’agenzia di rating Standard Poor’s ha declassato sotto l’ « investment grade » il debito a lungo termine della General Motors e del suo braccio finanziario Gmac da BBB a BB ( ossia due gradi più in basso) e quello a breve da A 3 a B 1, per di più assegnando un outlook negativo che indica la possibilità di ulteriori bocciature.
Il voto sul debito a lungo della Ford e della Ford Credit è stato invece abbassato di un grado da BBB a BB+ ( e quello a breve da A 3 a B 1), anch’esso con prospettive negative: si è salvato solo il rating di BB della Hertz, ma solo perché è già stato reso noto che l’affiliata nell’autonoleggio è destinata a essere venduta.
La mazzata di Standard Poor’s sul debito di 291,8 miliardi di dollari della Gm e su quello da 161,3 miliardi della Ford è arrivata per lo più inattesa nei tempi, in quanto l’agenzia era parsa orientata a concedere qualche mese di tempo prima di prendere una decisione che contribuisce certamente ad aggravare la crisi di Detroit. La severa motivazione suona come uno schiaffo al management dei due gruppi, ed in particolare a Rick Wagoner, Ceo di Gm: Standard Poor’s ha specificamente « concluso » che « le strategie della dirigenza potrebbero risultare inefficaci nell’affrontare gli svantaggi competitivi di Gm » , mentre nel caso della Ford il declassamento a livello di investimento speculativo « riflette il nostro scetticismo sul fatto che le strategie del management siano sufficienti a contrattaccare sulle montanti sfide competitive » .
Un portavoce di Gm ha risposto sottolineando che la casa automobilistica è « fermamente impegnata a migliorare velocemente la performance » , per cui la decisione dell’agenzia non sarà un deterrente per raggiungere questo obiettivo, anche perché sia Gm sia Gmac hanno « liquidità adeguata » per finanziarie le loro attività.
Analogamente, Ford ha espresso il suo disaccordo per un provvedimento che « ignora la nostra considerevole liquidità » e « il recente successo dei nostri prodotti » , ma che « non scuote la nostra fiducia nel nostro futuro » .
Se il titolo Gm in Borsa era balzato ieri fin del 18% sull’onda dell’incursione del finanziere Kirk Kerkorian ( che vuole prendere una partecipazione di quasi il 9%), ieri ha reagito con un ribasso del 5,43%, mentre le azioni Ford hanno ceduto il 4,43 per cento.
Secondo S P’s, lo sforzo della Tracinda Corp. di Kirk Kerkorian di aumentare la sua partecipazione in Gm rappresenta un ulteriore elemento di « incertezza » e comunque non è un fattore preso in considerazione nella decisione di ieri. Alcuni investitori nel mercato obbligazionario, del resto, si erano già preoccupati mercoledì per la mossa di Kerkorian, temendo proprio che potesse dare una spinta alle azioni a scapito della qualità dei bond. Sul piano sostanziale, l’analista di S P’s Scott Sprinzen ha chiarito che la principale preoccupazione immediata riguarda l’alta probabilità che i grandi e medi Suv da cui Gm e Ford ricavano i più alti margini « non saranno più redditizi come sono stati negli ultimi anni » , visto che le loro vendite sono crollate, e la loro domanda è in chiaro stallo per tutti i produttori, in parte a causa dei rincari della benzina.
Inoltre la concorrenza al duo di Detroit pare destinata ad intensificarsi anche nel comparto dei grandi pick up. La conclusione di S P’s evidenzia la trappola strategica in cui è caduta Gm: « Anche con estesi sforzi per rinnovare la sua gamma di prodotti, Gm continua a perdere quote di mercato in Nord America, nonostante una aggressiva strategia di prezzo » che ha già danneggiato la forza dei marchi. Gli oneri per il personale ( in particolari quelli sanitari) restano in crescita e l’agenzia è « scettica » sulla possibilità che i sindacati accettino senza creare problemi i necessari tagli ai benefit.
Le attività estere, inoltre, segnano ancora il passo: in Europa Gm è in rosso dal 1999 e anche quest’anno, sottolinea S P’s, genererà perdite sostanziali, mentre in Cina, dopo i guadagni degli ultimi anni, Gm ora soffre per la debolezza della domanda.
Il Sole 24Ore
Stefano Carrer
6 maggio 2005