Arrestato Bernardo Provenzano
09/01/2009
Jeans, maglietta e scarponcini: il boss dei boss è stato arrestato nelle campagne del Corleonese dopo quarant’anni di latitanza. Ora si apre la guerra per la successione
Il boss dei boss Bernardo Provenzano è stato arrestato da agenti Sco e squadra mobile di Palermo.
Il capo indiscusso di Cosa Nostra, latitante da quarant’anni, indossava un giubbotto blu, un maglione, jeans e scarponcini nel momento in cui la Polizia l’ha arrestato in una masseria delle campagne di Corleone. In tasca aveva numerosi ‘pizzini’, i foglietti con cui negli oltre 40 anni di latitanza ha continuato a comunicare e a impartire ordini ai suoi fedelissimi.
Non ha fatto resistenza all’arresto e ha subito ammesso la sua identità. Dopo la sua identificazione, confermata dall’analisi del Dna, è stato trasferito in una località segreta.
A Corleone, dove vivono la moglie e i due figli del boss, la notizia dell’arresto è subito circolata e nei bar e in piazza non si parla d’altro.
FINE DI UNA DINASTIA MAFIOSA
Il suo avvocato, Salvatore Traina, in una intervista il mese scorso aveva detto di ritenere che il boss fosse morto. Ma era una tattica, perché le ricerche del super-latitante (che non utilizzava mai il cellulare) avevano subito un’accelerazione nell’ultimo anno dopo le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Francesco Campanella.
Il capo dei capi oggi ha 72 anni. Il tempo, da molto, lavorava contro di lui. E con lui tramonterà probabilmente una dinastia mafiosa.
I nuovi astri nascenti di Cosa Nostra si chiamano Matteo Messina Denaro, classe 1962, nato a Castelvetrano (TP), Sandro Lo Piccolo, nato a Palermo nel 1975, Giuseppe Falsone nato nel 1970 a Campobello di Licata (AG), Maurizio Di Gati , classe 1966 e nato a Racalmuto (AG).
Dopo gli anni della mafia sommersa, tutto business, infiltrazioni politiche e doppiopetto, si aprirà ora, con ogni probabilità, una nuova fase di guerra per conquistare la leadership mafiosa. Dopo l’epopea della mafia sanguinaria dei Totò Riina, che aveva scelto la tattica delle bombe e dell’attacco frontale ai poteri dello Stato, aveva regnato negli ultimi anni in Sicilia, anche grazie alle profonde conoscenze di Provenzano, una sorta di pax mafiosa.
Fonte:
Panorama