Argentina, gli obbligazionisti italiani: «Offerta peggiorativa»

23/10/2009

«La nuova ipotesi di concambio annunciata da Buenos Aires sembrerebbe peggiorativa rispetto alla pessima offerta del 2005, con un taglio superiore al 65% del capitale». È quanto ha dichiarato il Presidente della Task Force Argentina, Nicola Stock, in merito all'annuncio del ministro dell'Economia argentino, Amado Boudou (nella foto, ndr), circa la riapertura dell'offerta di scambio sulle obbligazioni in default dal 2001 pari a 20 miliardi di dollari più interessi.

«I termini dell'offerta – ha detto Stock – non sono stati resi noti alla nostra associazione, che rappresenta oltre 180mila investitori italiani detentori di circa 4,5 miliardi di dollari, interessi esclusi, di obbligazioni in default». Dalle dichiarazioni argentine emergerebbe che i termini dello scambio sarebbero stati negoziati con i fondi speculativi. «Perdura quindi – ha proseguito Stock – la strategia dell'Argentina di non negoziare con i rappresentati degli obbligazionisti retail tra cui la Tfa». In questo senso l'associazione ha fatto sapere che seguirà con attenzione gli sviluppi di tale annuncio e valuterà i termini dell'offerta una volta noti, nell'interesse degli obbligazionisti rappresentati.

Boudou ha annunciato oggi che la presidente Cristina Fernandez invierà lunedì in Parlamento un progetto di legge per spianare la strada alla riapertura del concambio dei bond in default, tutt'ora in mano degli investitori, tra i quali sono molto numerosi gli italiani, che non hanno aderito a quello del 2002. Lo ha reso noto l'agenzia di stampa statale Telam.

Boudou ha precisato che il progetto prevede la sospensione temporanea della cosiddetta "legge cerrojo" o lucchetto, approvata a suo tempo per cui solo il Parlamento può consentire la riapertura del concambio concluso sette anni fa. «Il concambio a quale puntiamo dovrà essere più favorevole per l'Argentina rispetto a quello del 2005», ha anche sottolineato il ministro dell'economia. In pratica, il valore nominale dei tangobond tuttora in default – per un totale di circa 20 miliardi di dollari, per cui l'operazione, tenendo conto gli interessi accumulati, si aggirerà attorno ai 29 miliardi di dollari – dovrà subire un taglio superiore al 66%, cioè a quello effettuato nel 2005. Secondo molti analisti, l'Argentina si propone di risolvere il problema dei titoli tuttora in default per poter tornare sul mercato internazionale del credito.

Fonte:
Il Sole 24 Ore